sabato 27 dicembre 2008

santità moderna

SANTITA' MODERNA





















SANTITA' MODERNA


Stamattina ho squillato alla porta. Nessuno ha risposto, perchè una specie di corrida c'era all'interno. Riconoscevo lei, detta la Cicciona, che stava dando del "bidone dell'immondizie vivente" a lui e lui le assicurava che è stata una vitella durante l'infanzia.

Lei ha replicato che è il falegname più cornuto d'Italia, nonché d'Europa (la seconda parte di questa affermazione trova fondamento nell'illegittima relazione che la madama avrebbe intrattenuto con un vigile francese).

Io piazzavo i dodicesimi e tredicesimi squilli, più modulati e prolungati che potevo.

"Hanno suonato!", ha detto lui.

"Che fine segugio!", lei.

Le dice di andare ad aprire, ma lei che non è stata educata dalle suore ha detto: "Vaffanculo!"

"Ma vacci ad aprire che 'sto in mutande!"

"E con ciò?"

Lui: "Deve essere la dottoressa Salvotti, non farmela aspettare in piedi!"

Allora lei: "Così cresce!"

"Ti prego..!"

"Mi rompe i coglioni, se proprio vuoi saperlo con le sue arie superiori e il suo modo di prendere la faccia della gente per un sedere!"

"Se è la tua che prende per un sedere, la capisco! Sembri un clistere!"

Una sberla ha sottolineato la sgradevole affermazione. E si è riscatenato l'incontro di tennis-insulti.

Lui ha rivelato a tutti i suoi vicini attentissimi che lei è di famiglia socevole. Lei ha rivelato che lui è di una famiglia di stupidi.

Ho preso la decisione di sedermi sulle scale per aspettare la fine delle trasmissioni. Non ero la sola: c'era un tizio abbrancato alla ringhiera, una matrona su un bidone rovesciato, uno mezzo sordo ha messo la batteria.. loro dentro in pieno ciclone, arrivati ai piatti volanti.

La casa tremava, si sentivano ruggiti, barriti, latrati, ragli, bestemmie. Il tizio del piano di sotto è volato giù a farsi un sandwich, onde resistere fino alla fine dell'incontro. Il sordo ha abbassato il volume al minimo. Di solito scopre che gli è bruciata la casa solo il giorno dopo, ma sente benissimo questo cataclisma. La matrona ha sfondato il bidone capovolto, s'è abbassata di 60 cm.

Io ad un certo punto ho deciso di stoppare le ostilità tra i coniugi, ho suonato ancora una volta per educazione, dopo di chè ho iniziato a dare pugni.

Dovevo ritirare un assegno, il mio! La sola preoccupazione che avevo era che durante il terremoto non fosse andato perduto.

La porta, per Giove!, era aperta! Sono entrata in un (scusate) porcile, avanzando a radar ho raggiunto la cucina. Uno spettacolo dantesco si è offerto ai miei occhioni verdi.


Lei in sottoveste nera, calze nere, occhio nero seduta in un mare di cocci, ansimava come un intero sindacato di nutrici. Un pettine di autentica plastica, interamente scolpito a macchina, pendeva da una delle sue ciocche disordinate.

Per quanto concerneva il balordo, era tutt'altra cosa, tutt'altra! Era in mutande, cosa che già sapete, inoltre indossava una maglietta alla pescatora e il cappello ammaccato in testa.

La brillante coppia mi ha guardato. "E' la Salvotti!", ha balbettato lui.

"Si convengo", ho detto, "e scusate l'interruzione, ma non ho tempo!"

Sull'acquaio la radiolina a transistor (ma che roba è 'sto transistor?) traballava la mazurca di periferia, ho porto la mano alla signora per aiutarla, lei si è sistemata i capelli e ha vezzeggiato: "Oh, cara, chissà cosa penserà a trovarmi in una tenuta così!", "Francamente non trovo niente da pensare!"

Lui: "Caschi proprio giusto! Stavo finendo di prepararmi!" Di prepararsi, a cosa?

Ha spiegato che lei ha dato da risuolare le scarpe ieri e a parte le pantofole non aveva niente per uscire!

Lei: "E gli stivali, fesso?" Lui ha fatto un sorriso luminoso: "Ma certo i miei stivali di pesca! Ha qualcosa nella crapa mia moglie!"

Io ho pensato che vabbè diventare una piccola santa santorum, ma se adesso avrei dovuto pure assistere anche alla riconciliazione, preferivo finire laggiù.

"Hai l'assegno?", ho domandato.

"Permetti, piccola lady? sono sempre stato ordinato, io!" Ha svitato il coperchio della zuppiera, dentro c'era la patente di caccia, il passaporto, un santino di suor Teresa, la ricetta di trippe, il permesso di pesca, la foto di una negrotta nuda, ma niente assegno!.

"Allora?", ho sibilato.

La Cicciona si è scatenata. Ecco che attaccava a raccontare l'incostanza, l'idiozia del suo congiunto. E lui: " Bè, hai finito di sbattere il mio panegirico in pubblico? Faresti meglio ad aiutarmi..." porco qui, porco là.


Gridando sempre, hanno cercato dappertutto. Alla fine hanno cercato nel loro feudo, nel bidone dell'immondizie. Lo ha rovesciato sul pavimento della cucina e tra pelati, cartaccia unta, scorze di papate..."Eccolo qui!" sono esplosi! Mi ha passato un pezzo di carta pieno di semi di pomodoro, l'ho preso tra il pollice e l'indice, roba da colera!

Per essere gentile lui mi ha accompagnato all'auto. Ci siamo fatti un pezzo di strada a piedi. Camminando lui faceva uno strano rumore, come quello che fa una famiglia di ippopotami attraversando uno stagno, because gli stivali! Allora gli faccio: "Ma che cavolo ci ha messo dentro perchè facciano tutto quel caos, mister?" Non ne potevo più dalla curiosità, sembrava un reggimento che si mangia la sbobba.

Lui ha alzato quella sua miserabile testa e ha assunto l'aria importante da direttore dei magazzini generali: "Olio!".

"Scusi, barone?"

"E' una ricetta che mi ha dato uno che lavora nella gomma, gli impedisce di rovinarsi!"

"Mi faccia capire, Mylord, allora lei viaggia coi piedi a bagno nell'olio, addesso?",

"E con questo? Cosa c'è di male?"

Ho immaginato i suoi mostruosi piedacci immersi in quella materia viscida e viscosa e ancora adesso, credetemi fratelli, un brutale fremito mi percorre tutta.

parliamo

Parliamo d'amore...


.. CHE NON LO FA NESSUNO




Parliamo d'amore, quello in fondo all'incrocio, dove ti muore il cuore per i battiti spropositati dal desiderio d'esplodere.




Non ne parlo mai*, perché lo fanno tutti, ci sono in giro bei mattoni seri.




Siamo tutti come soldati feriti, inseguiti dai lupi e dai corvi, ma può essere che si apri questo cielo nero e fangoso, come una bara, e sorgano angeli pieni di gioia, angeli pieno di bontà, angeli pieni di salute, angeli pieni di bellezza... può essere. “La noia rende crudeli”, amici.




Ricostruiamo l'incidente.




Avvolti in uno sguardo che tiene caldo dappertutto, hai diritto al racconto della sua vita. Le chiacchiere iniziali sono come la prefazione dei libri, non ci fai quasi mai caso. Ma poi saranno quelle usate contro di te ai primi litigi. Piano piano perdi tutta la volontà: si spande sulla moquette come le perle di una collana. Un trapasso spettacolare, da estranei a intimi in un paio d'ore.




Una tipa diventa il tuo tipo ed è come comprare le scarpe: vanno o non vanno. Quando vanno, vanno.

E' la festa degli sconvolti che si esercitano all'impassibilità. Tutti gli altri ti sembrano paludosi, dame gozzute stile vittoriano, uomini in dieta. Tu no. Tu sei libero dai legacci. Tu sei libero come un uccello illeso.




La vita per me è come un viaggio in cui la mano d'opera la recluto sul posto, assaggio i prodotti locali, acquisizioni sul posto, derrate fresche, gusto per la libertà, piuttosto che trascinarsi dietro un tizio che impone le sue quattro volontà, evito inoltre noie come vedere uno che si fa la barba o che legge due ore prima di dormire. Ma la storia del viaggio, fanciulli, non funziona quando sei in trappola, quando uno sguardo indifeso ti ha fregato.



Perché, davvero, quando un'insolente regina entra nel mare della melassa, fanciulli, la navigazione diventa immensa, in più se l'equipaggio è composto da due soggetti che non hanno paura della morte (a meno che non capiti a loro) ecco il viaggio diventa una burrasca felice.




Tutto diventa magico. Ogni segnale di coincidenza, per esempio, lo noti: ti sei conosciuto il 4 del 4 del '04 o l'8 dell'8 dell'08 alle 8.00, ti credi notato, segnato, protetto, raccomandato dal Barbuto: è la spia, senz'altro, di un segno favorevole, hai dalla tua Maometto, la Santa Vergine, Confucio, Gesù, Napolitano e il Buddha. E così pieno di chiaroveggenza, stuprato dalla grazia, sturato il corno dell'abbondanza, domi ormai la fortuna, come l'Orfei la tigre.




Anche se hai sempre riso di chi non passa sotto le scale, incretinito dall'amore vedi segni sovrannaturali, la strizzatina d'occhio della Provvidenza, la Moira ti limona, orgoglioso da esplodere come una castagna al fuoco.




Non più tattico e teorico, ma tutto istinto e istante. Un giorno fai pure outing: lasci le lampade accese e la porta spalancata, onde facilitare ai contemporanei la scoperta del melodramma. E gli altri sanno che non bisogna mai parlare agli innamorati, come con un sonnambulo che prende i giardini dell'Eden.




Come Onan, spesso mi faccio da sola un discorsetto: “Mia piccola Samuela, d'accordo sei vispa, hai talento, molta immaginazione e quel tanto di genio necessario per far sembrare di averne molto, ma cerca di non scherzare troppo col fuoco della passione, amica! Un momento di disattenzione e trac!, le prendi.”




La cosa che mi meraviglia sempre è quanto sia democratico l'amore, ti fa innamorare di ciò di cui hai bisogno, ma, certe volte, di ciò che ti schifa.




Maria, single da dieci anni, perché la vita le fa lo scherzo d'innamorarsi di uomini brutti, senza soldi e impotenti. Si strappa un braccio con l'altro per farsi passare le cotte e poi cerca affannosa, cerca da dieci anni, ad ogni festa, ad ogni occasione, cerca il suo principino pulito, serio e benestante.




La virtuosa del piffero che suona Voglio il mio fico senza semi, arrangiamento dei fratelli Mameli. Seguirà: C'è una falla nella mia barca.




Ricordo una messa di matrimonio in campagna. Un villico in parte a me al momento di dare l'obolo alla vecchietta si è tolto la scarpa destra e la calza. Nonostante fosse in fondo, ha richiamato l'attenzione generale, perché turbava in un colpo solo il senso olfattivo e visivo, dato che si vedeva un piede unghiato, potente, villoso, selvaggio, un piede di un uomo saldamente posato sul pianeta. L'odore liberato era crudele. Non risparmiava nessuno. Devastava le fosse nasali. Si spandeva e si precipitava e s'infiltrava in ogni dove. Uccideva gli altri odori. Perfino il vecchio parroco si è interrotto ed è giunto fino a lui con la bocca increspata e il labbro disgustato. Quella di storcere il muso è un'iniziativa personale, non inclusa fra i suoi obblighi professionali, è facoltativo nel contratto col papa, il suo datore di lavoro, è il suo libero arbitrio: “Ma signore! Signore Gesù!” esorbitava talmente che si vedeva la marca della tonaca. “Non continui, la prego! Mia moglie è tubercolosa e ho tre figlie madri!”




"Io ho diritto di prendere il grano dove si trova!” e ha scollato dal piede un pezzo da 50 euro.




"Non li tengo in tasca, padre, perché prima di spenderlo ho il tempo di riflettere! Non butto via biglietti su biglietti come si getterebbero via le tegole della propria casa”

E ha dato la banconota al prete il quale indietreggiava, sono sicura che avrebbe apprezzato una pinza. Ha alzato la sottana e con un colpo di gomito li ha fatti entrare.




Mi viene in mente un verso di Pasolini: Mi, nasavi de erba e ledàn: io odoravo di erba e letame, e di sudori rassegnati.




Questo signore è uno che si incontra solo nei libri (i miei, di preferenza) e ditemi, ditemi, ditemi chi può avere l'idea nera di farselo? Chi, chi chi? Eppure sarà di qualcuna, il bruttone!

Per me è un incubo, per altri un sogno e per altri un nulla integrale.




Un altro che mi fa domandare chi se lo possa spupazzare è il Ciccione. Una notte abbiamo dormito in un hotel antico e minuscolo, uno di quelli nel cuore della città, nati con lei, antichi e con il parquet scricchiolante, ma col bagno da camper per single, il wc della Barby in grandezza naturale.




Alle tre di mattina delle grida gutturali, disumane di aiuto si alzarono dalla stanza vicino come se ci fosse stato un cinghiale ferito, una bestia braccata.

A tastoni entrai nel bagnetto della stanza accanto e ecco l'oggetto! Uno spettacolo mostruoso, bambini!





Mi blocco un attimo per dire che il Bullone non mi fa pena, è come quegli assassini a cui piace molto esibire il loro tableau di caccia. Si fa sempre fregare dalla vanità, feroceggia sui vinti. Quando mi vede lottare per una vendita, sapete una di quelle che in inglese si chiama “the last chance” e in lingua internazionale, l'ultima botta di culo, mi dice da sopra le teste dei clienti: sbrigati a che ho sonno, brava venditrice! E' abile, per l'amor di Dio, anzi se la mia specialità è la velocità, prendendoli al cuore, la sua è di vedere il cliente contorcersi per due ore e li tiene in ballo, come un sadico, prima di fargli mollare la rampa. Ma è uno che non perdona, chi è nei guai lo affonda del tutto.




Il fatto: in piena notte il Pupone si è concesso l'ultima pipì, forse per decollare meglio nel sonno. Vuotare la vescica è come fare testamento. Poi puoi morire felice. E' l'ultimo lascito che un uomo fa al mondo. La nostra vita è messa fra parentesi da due pisciate. Ebbene lo Gnomone si sentiva chiamare dal water, già pregustava il contatto liscio e rotondo della tazza che nel saltarci addosso non l'ha centrata. E si è incastrato tra la tazza e il bidet. Chiedo scusa alle signorine, ma devo entrare nei particolari: l'uomo era nudo, con le braghe abbassate, l'uccello versatore contratto e urlando si dava dei tironi furibondi per uscire. Anch'io ero in desabillée, avevo solo gli slip, il mio piccolo pigiamino. Non mi inoltro, amici, ma credetemi flocculava, gorgigliava, ribolliva, sgocciolava... sembrava scoppiato lì dentro. Mi sono detta: se invece di me un altro tizio scoprisse questo spettacolo avrebbe diritto a un bicchiere di rosso per calmarsi. Scapperebbe veloce più di quanto si possa fermare il progresso! Una corsa da ghepardo che spicca il volo, anzi avrebbe una tigre nel motore!




Se non lo avessi aiutato, mi disprezzereste, giusto?, anche se tengo alla vostra stima quanto tengo al cleenex usato che ho in tasca.




Per fortuna che io ho sempre in mano la situazione. Tutte le situazioni! Ancorché tristi e sinistre. Nei momenti di eccezione, divento eccezionale. Era uno strano amplesso da vedere: una tipa nuda sopra e un tipo nudo sotto che stappavano un uomo. Oh tempo sospendi il tuo volo, ma non in quel momento! Sospendi dove ti pare, ma non su questo episodio!


Insomma prenderlo per le spalle e tirarlo su è come riabbottonarsi la patta con un paio di guanti da boxe. Lui si annodava a me col mento come se fossi quel pezzo di tipa portatrice di tutte le speranze e le salvezze. Io non avevo nemmeno un'apertura delle braccia sufficienti ad afferrarlo. Alla fine, tira, molla e stampella, con una scossa terribile, fuoriesce. Vrrrraum!: ha fatto questo rumore, tranne che per una r in più. E' uscito come da un parto. L'orridezza dello spettacolo mi ha fatto dubitare dei miei sensi. Succede.

Non finirò mai abbastanza di raccomandarvi di incorniciare il precedente episodio: può servirvi per liberarvi lo stomaco.

La vita ha dato una lezione di umiltà al Pancione, pensavo, allora c'è la giustizia in questo sporco mondo, grazie mio buon Gesù! Ma la mattina dopo quando sono scesa dalla camera l'ho visto fare il numero di cabaret.

Io di lato vedevo lui intento a dare benzina al racconto da farlo partire e non arrivare mai alla conclusione.




Temeva il Ciordone che se non lo avesse fatto lui il racconto lo avrei fatto io. Fesso, avrei messo il silenziatore, ri-fesso!, sui stra-fessi sono narcistitica: anzi di più, lacomica e melancomica!

Le sue mani giravano il piatto che rappresentava il water, brandiva il cerchio come un'aureola: Nerone che si autoconsacra. Ho provato un intenso senso di sconforto, di lato, da sola, a sentire alla fine: “Ragazzi, cosa bisogna fare per vedere le tette della Samuela!”

E' un tipo che si merita la sua scalogna nera, ma non mi piace vedere i miei contemporanei soffrire, sono nel mio genere una pacifista, ma una pacifista con l'orticaria per i gradassoni, gli spacconi e gli sbruffoni. Per esserlo bisogna saper giocare.




La navigazione dura [trecentosessantacinque (per tre)] giorni e una notte, in un amore di media grandezza.




Verso la fine del viaggio iniziano le idee nere. Guardi, realizzi e constati: di fronte a te c'è un pezzo di mostro. Per alcuni è tutto ciò che c'è di meno bello al mondo. Non si può rimetterlo in libertà con due parole di scusa ai suoi genitori.




Ma ci sono anche quelli che durano. Forse, fratelli, le storie che durano hanno queste caratteristiche (con i loro livelli): stessi interessi (pratico), nessuna sicurezza (psicologico) e ci si sposta sempre alla luce della gioia (spirituale). Forse...
















* Non parlo mai d'amore, a parte faccio arrabbiare..

onnipotenza

OMNIPOTENZA

ONNIPOTENZA




Che tu creda o no, siamo onnipotenti, come l'essere perfettissimo, signore e creatore.







Voi sapete che vivere è un'abilità: le doti naturali non bastano, occorre tecnica. Occorre una tecnica sempre più perfetta, la tecnica è un viaggio in cui man mano butti via i bagagli, fino ad essere nudo, come i marmocchi quando nascono, si arriva come si è partiti, a culo scoperto, ma da indifesi, si arriva difesi, anzi di più: onnipotenti.







Sinonimi





che può tutto dalle facoltà illimitate





molto importante molto influente



Sinonimi





Dio, Signore, Padre Eterno









Onnipotente: la capacità di essere, fare e avere tutto, tutto ciò che si vuole. Tutto.




Per avere ciò che si vuole occorre un unica qualità: la voce. Non a caso Dio si è fatto Verbo. Il Verbo incarnato, è il segreto dell'onnipotenza.




Non vorrei farvi spalancare troppo gli occhi dell'innocenza, anime candide, poi mi tocca vedere gente che vola o mi diventate ricchi da stare male o innamorati da far schifo, vi lascio la freschezza del lillà e la purezza dell'ermellino, ma allenatevi a chiedere con voce dolce, posata e lenta, essere allenatori di se stessi.



Alla fin fine dovremmo arrivare a fare pochi gesti puliti ed essenziali che creano dal nulla, dal Verbo, dalla Parola ogni nostro desiderio.



Mi capite?





"Samuela, voglio che tu mi sposi” - una volta uno - “dico sul serio, Samuela, voglio che tu sia la madre dei miei figli e se non ci stai ti rompo entrambe due le gambe”.


"Non riesci a vivere senza di me, baby?"

"Sembra così”

"No grazie!”

Si è accasciato come un soufflè quando ti chiamano al telefono.




Gli ho passato un'amica, una di quelle che ci stanno sempre e che gli assomiglia talmente che avrebbe potuto benissimo farsi la barba per lui quando avrebbe avuto fretta, ma era un cane legato ad una catena, correva solo da una parte all'altra del suo cortile: non ha mai ottenuto nulla dalla vita.

La sua missione non era essere con una donna, ma stare insieme a quei fessi in mutande seduti alla turca (la prima fila) accoccolati (la seconda fila) e in piedi (la terza) davanti ad una coppa, la loro unica ragione di vita, perché, amici, si può vivere di calcio. Lui e tanti ciordi come lui che abitano di qui del Gran San Bernardo, in questa bella nazione a forma di piede, circondata dalla calza del mare o, se preferite, simile ad una supposta nelle grandi natiche blu. Ma la mamma gli ha detto di sposarsi e lui ha chiuso per lutto, il daimon l'ha lasciato fuori.




Io gli avevo detto di no perché cantava solo a bocca chiusa e non si toglieva mai il pettine dai capelli dopo essersi pettinato. Ho fatto bene perché l'ho rincontrato dopo tanti anni e aveva subito un cambiamento: aveva una vocina acuta.




L'attacco di questo post è un po' forte e duro da comprendere ma bisogna qualche volta dire cose profonde, altrimenti vi faccio solo da pagliaccia qui dentro.




D'altronde ho una testolina. Ed è là che sgorga il mio genio e dove organizzo le battute di spirito.




Ho un pubblico membruto dalla psiche semplice che ama i miei racconti picareschi e pittoreschi e quando dico cose metitabonde me li vedo fare il becco da corvo che in volo perde il formaggio e sa che arriverà alla volpe, pure lei scocciata in quanto carnivora.




Ora desidero conquistare anche un altro pubblico, quelli che usano il computer come se fosse uno strumento chirurgico: vorrei essere così convincente da afferrarli dai piedi e tirarli fuori dalle loro cattedrali di intellettualità, la testa sobbalzerebbe sul suolo duro dei miei concetti.




Vi stufo? Preferite giocare?




Non lamentarti poi, ragazzo, se sei sempre nella stessa situazione con la guancia appoggiata su una distesa cementata e in locali ammobiliati solamente dalla tua persona.




L'onnipotenza esiste se tu desideri quello che veramente vuoi. Frase da leggere tre volte. Vi ferisco le pupille come quando si accende la luce dopo il buio, eh?, aghi da calza nelle retine.




Non c'è da fare grandi scelte, niente scelte salomoniche, quelle da ora o mai più, c'è solo da ascoltarci, c'è solo da sentire cosa si vuole e dirlo con la voce più dolce del mondo: senza lotte, senza dolore, senza sacrificio, senza fatica, senza paura, perché appena c'è casino, appena, cioè, la vita vuole farti del male, se sei tranquillo, verrai salvato al gong.







Ero, per esempio, una bambina bugiarda, sono diventata sincerissima per lunghi decenni, ora sono ritornata bugiarda il giusto.




La prima bugia che dico sempre è che non vendo.




Loro mi dicono: “Io non compro nulla!”, la frase più bella del mondo per un venditore.

Dico: "Va bene, non le voglio vendere nulla!”, addirittura: “Si ricordi di dirmi di no, Giuseppino, se ci provo!”.




La tegola però arriva.




Cosa vuoi che abbia fatto chilometri per che cosa, per venire a vedere te patatino, in penopausa, fermo nella vita come una lucertola sul muro? Maddai!




Ho predicato tanto il gioco della sincerità. Vedi: TU CHIAMALE SE VUOI EMOZIONI




Ma poi ho capito che lo scopo di una vita non è essere sinceri, ma diventare onnipotenti. Cioè fare quello che siamo nati per fare. Senza moralismi. Potrebbe essere giusto raccontare piccole favole.




Arrivo io e scuoto e strappo dal letargo con semplici parole allineate. Ci sono uomini la cui bocca si muove a vuoto come su una bicicletta con la catena rotta, pedalano nelle nuvole. Grisaglie personificate. Vuoti in azione. Trasparenze. Per notarli bisogna dipingerli col minio.




Ho detto un giorno con la mia voce: voglio vendere. Ed ecco accumularsi contratti uno dopo l'altro.




Il Ciccione si meraviglia sempre quando vede la pifferaia magica che si tira dietro i topolini: lui si siede sui troni che trova e poi si stipa dentro, penso che pensi solo al cibo e che mi veda come cibo, forse una banana.




Ha la voce come il tuono di montagna, rauca, potente, ampia, ha poi una slavina di pietre dopo ogni parola.




“Dottoressa Salvotti?” urlava al telefono la prima volta il Muggente. Sapevo già dopo queste due parole come era fatto, dal pisellino alla nuca.




“Sono estremamente io, cara signorina” gli ho detto. Conoscevo già tutti i dettagli del suo carattere.

“Non sono una donna!”

“Mi scusi è che ha una voce così effeminata!”

“Effeminato io?”

“La sua voce è vellutata come una ragazzina che recita Verlaine nei pressi di una sorgente.”




Sapevo già che era uno che orinava nel lavandino, (vado verso la scatologia per amicarmi la plebe), uno che si toglieva il berretto solo quando se ne comprava un altro e con l'occhio atono come l'ombelico che si intravede fra i due bottoni della camicia.




E' scoppiato a ridere, sembrava il corno per la carica di Waterloo. Avevo già capito che era il tipo che faceva scherzi raffinati come quello di mettere la figlia di Maria su d'una bicicletta senza sellino sulle lamiere ondulate.




La sua voce è così burrascosa che è come un'infermità, è un handicapp, dovrebbero dargli l'invalidità. Io immagino quando fa la corte ad una donna, questa deve infarcirsi le orecchie di palline, è una scarica di decibel.

Il primo appuntamento era in uno di quei caffè che stanno morendo. L'ho visto e ho pensato: è uguale al disegno che mi sono fatto in testa.

Io ho preso una birra.

“E per il signore?”

“Avete Crepy? (http://it.wikipedia.org/wiki/Cr%C3%A9py_(Aisne)

Bene, allora tre bottiglie.”

L'oste aveva già fatto il dietro front per andare, si è bloccato e ha fatto un altro dietro-front: “Perchè tre bottiglie? Aspetta qualcuno?”

“Ma ti pare che se aspettassi qualcuno ti ordino tre bottiglie?”

L'altro ha sollevato una botola al centro della bettola, proprio davanti al banco ed è sceso in cantina.

Tre birilli verdi si sono allineati sul nostro tavolo.

Gli ho detto: “Amico, ti seccherebbe prendere le bottiglie e berle nell'auto mentre andiamo?”




Un forte appetito per la vita, si sente e si vede, voleva diventare un grande violinista, ma purtroppo implicava lo studio del violino.




Vabbé, mi perdo sempre a parlare del Paparino. Accendo su di lui un faro. Un vero riflettore che innaffia meglio di uno studio della tivù. Quando mi faranno la biografia me lo assoceranno vedrai, il Ciccio. Dovrei dargli una simbolica manganellata sulla pera per stornarlo da questi binari o fargli credere che sono defunta.




Sì, sono solo un'implacabile e pacata venditrice, ma è esattamente quello che nell'anno di grazia del 2008 desidero fare.




Forse l'anno prossimo sarò qualcos'altro e lo sarò se lo vorrò, armata solo di una voce calda e suadente.




Puoi dire la stessa cosa tu psichiatra con la tua piccola campanella da vacca al collo? Fai un mestiere per quarant'anni, un lavoro, un ruolo, una condanna, esattamente come un muratore bergamamsco. E tu sposato da trenta, sei sicuro che sia una scelta?




E' un po' come incollarci attorno delle piume e rinchiuderci in una gabbia e fare il canarino per tutta la vita




Io no. Ho un giorno slegato le gambe e dall'anchilosi ho dato un calcio alle castagne di tutti quelli che mi volevano diversa. Urlano e ballano ancora la giga, affetti da coglionite acuta.




Ecco, mi capisci tu che mandi giù qualsiasi pillola ti sbattano in bocca, tu marciatore, tu, pagatore di multe, percorritore di linee continue, membro dei fansclub, spettatore di ghiotti detersivi, portaborse, capisci che siamo a culo nudo, abbiamo solo la Parola?





Lascia a casa la roba e cavalca a pelo la vita, a culo nudo, cura solo una voce bellissima per chiedere quello che vuoi.

parliamo


Parliamo d'amore...


.. CHE NON LO FA NESSUNO




Parliamo d'amore, quello in fondo all'incrocio, dove ti muore il cuore per i battiti spropositati dal desiderio d'esplodere.




Non ne parlo mai*, perché lo fanno tutti, ci sono in giro bei mattoni seri.




Siamo tutti come soldati feriti, inseguiti dai lupi e dai corvi, ma può essere che si apri questo cielo nero e fangoso, come una bara, e sorgano angeli pieni di gioia, angeli pieno di bontà, angeli pieni di salute, angeli pieni di bellezza... può essere. “La noia rende crudeli”, amici.




Ricostruiamo l'incidente.




Avvolti in uno sguardo che tiene caldo dappertutto, hai diritto al racconto della sua vita. Le chiacchiere iniziali sono come la prefazione dei libri, non ci fai quasi mai caso. Ma poi saranno quelle usate contro di te ai primi litigi. Piano piano perdi tutta la volontà: si spande sulla moquette come le perle di una collana. Un trapasso spettacolare, da estranei a intimi in un paio d'ore.




Una tipa diventa il tuo tipo ed è come comprare le scarpe: vanno o non vanno. Quando vanno, vanno.

E' la festa degli sconvolti che si esercitano all'impassibilità. Tutti gli altri ti sembrano paludosi, dame gozzute stile vittoriano, uomini in dieta. Tu no. Tu sei libero dai legacci. Tu sei libero come un uccello illeso.




La vita per me è come un viaggio in cui la mano d'opera la recluto sul posto, assaggio i prodotti locali, acquisizioni sul posto, derrate fresche, gusto per la libertà, piuttosto che trascinarsi dietro un tizio che impone le sue quattro volontà, evito inoltre noie come vedere uno che si fa la barba o che legge due ore prima di dormire. Ma la storia del viaggio, fanciulli, non funziona quando sei in trappola, quando uno sguardo indifeso ti ha fregato.



Perché, davvero, quando un'insolente regina entra nel mare della melassa, fanciulli, la navigazione diventa immensa, in più se l'equipaggio è composto da due soggetti che non hanno paura della morte (a meno che non capiti a loro) ecco il viaggio diventa una burrasca felice.




Tutto diventa magico. Ogni segnale di coincidenza, per esempio, lo noti: ti sei conosciuto il 4 del 4 del '04 o l'8 dell'8 dell'08 alle 8.00, ti credi notato, segnato, protetto, raccomandato dal Barbuto: è la spia, senz'altro, di un segno favorevole, hai dalla tua Maometto, la Santa Vergine, Confucio, Gesù, Napolitano e il Buddha. E così pieno di chiaroveggenza, stuprato dalla grazia, sturato il corno dell'abbondanza, domi ormai la fortuna, come l'Orfei la tigre.




Anche se hai sempre riso di chi non passa sotto le scale, incretinito dall'amore vedi segni sovrannaturali, la strizzatina d'occhio della Provvidenza, la Moira ti limona, orgoglioso da esplodere come una castagna al fuoco.




Non più tattico e teorico, ma tutto istinto e istante. Un giorno fai pure outing: lasci le lampade accese e la porta spalancata, onde facilitare ai contemporanei la scoperta del melodramma. E gli altri sanno che non bisogna mai parlare agli innamorati, come con un sonnambulo che prende i giardini dell'Eden.




Come Onan, spesso mi faccio da sola un discorsetto: “Mia piccola Samuela, d'accordo sei vispa, hai talento, molta immaginazione e quel tanto di genio necessario per far sembrare di averne molto, ma cerca di non scherzare troppo col fuoco della passione, amica! Un momento di disattenzione e trac!, le prendi.”




La cosa che mi meraviglia sempre è quanto sia democratico l'amore, ti fa innamorare di ciò di cui hai bisogno, ma, certe volte, di ciò che ti schifa.




Maria, single da dieci anni, perché la vita le fa lo scherzo d'innamorarsi di uomini brutti, senza soldi e impotenti. Si strappa un braccio con l'altro per farsi passare le cotte e poi cerca affannosa, cerca da dieci anni, ad ogni festa, ad ogni occasione, cerca il suo principino pulito, serio e benestante.




La virtuosa del piffero che suona Voglio il mio fico senza semi, arrangiamento dei fratelli Mameli. Seguirà: C'è una falla nella mia barca.




Ricordo una messa di matrimonio in campagna. Un villico in parte a me al momento di dare l'obolo alla vecchietta si è tolto la scarpa destra e la calza. Nonostante fosse in fondo, ha richiamato l'attenzione generale, perché turbava in un colpo solo il senso olfattivo e visivo, dato che si vedeva un piede unghiato, potente, villoso, selvaggio, un piede di un uomo saldamente posato sul pianeta. L'odore liberato era crudele. Non risparmiava nessuno. Devastava le fosse nasali. Si spandeva e si precipitava e s'infiltrava in ogni dove. Uccideva gli altri odori. Perfino il vecchio parroco si è interrotto ed è giunto fino a lui con la bocca increspata e il labbro disgustato. Quella di storcere il muso è un'iniziativa personale, non inclusa fra i suoi obblighi professionali, è facoltativo nel contratto col papa, il suo datore di lavoro, è il suo libero arbitrio: “Ma signore! Signore Gesù!” esorbitava talmente che si vedeva la marca della tonaca. “Non continui, la prego! Mia moglie è tubercolosa e ho tre figlie madri!”




"Io ho diritto di prendere il grano dove si trova!” e ha scollato dal piede un pezzo da 50 euro.




"Non li tengo in tasca, padre, perché prima di spenderlo ho il tempo di riflettere! Non butto via biglietti su biglietti come si getterebbero via le tegole della propria casa”

E ha dato la banconota al prete il quale indietreggiava, sono sicura che avrebbe apprezzato una pinza. Ha alzato la sottana e con un colpo di gomito li ha fatti entrare.




Mi viene in mente un verso di Pasolini: Mi, nasavi de erba e ledàn: io odoravo di erba e letame, e di sudori rassegnati.




Questo signore è uno che si incontra solo nei libri (i miei, di preferenza) e ditemi, ditemi, ditemi chi può avere l'idea nera di farselo? Chi, chi chi? Eppure sarà di qualcuna, il bruttone!

Per me è un incubo, per altri un sogno e per altri un nulla integrale.




Un altro che mi fa domandare chi se lo possa spupazzare è il Ciccione. Una notte abbiamo dormito in un hotel antico e minuscolo, uno di quelli nel cuore della città, nati con lei, antichi e con il parquet scricchiolante, ma col bagno da camper per single, il wc della Barby in grandezza naturale.




Alle tre di mattina delle grida gutturali, disumane di aiuto si alzarono dalla stanza vicino come se ci fosse stato un cinghiale ferito, una bestia braccata.

A tastoni entrai nel bagnetto della stanza accanto e ecco l'oggetto! Uno spettacolo mostruoso, bambini!





Mi blocco un attimo per dire che il Bullone non mi fa pena, è come quegli assassini a cui piace molto esibire il loro tableau di caccia. Si fa sempre fregare dalla vanità, feroceggia sui vinti. Quando mi vede lottare per una vendita, sapete una di quelle che in inglese si chiama “the last chance” e in lingua internazionale, l'ultima botta di culo, mi dice da sopra le teste dei clienti: sbrigati a che ho sonno, brava venditrice! E' abile, per l'amor di Dio, anzi se la mia specialità è la velocità, prendendoli al cuore, la sua è di vedere il cliente contorcersi per due ore e li tiene in ballo, come un sadico, prima di fargli mollare la rampa. Ma è uno che non perdona, chi è nei guai lo affonda del tutto.




Il fatto: in piena notte il Pupone si è concesso l'ultima pipì, forse per decollare meglio nel sonno. Vuotare la vescica è come fare testamento. Poi puoi morire felice. E' l'ultimo lascito che un uomo fa al mondo. La nostra vita è messa fra parentesi da due pisciate. Ebbene lo Gnomone si sentiva chiamare dal water, già pregustava il contatto liscio e rotondo della tazza che nel saltarci addosso non l'ha centrata. E si è incastrato tra la tazza e il bidet. Chiedo scusa alle signorine, ma devo entrare nei particolari: l'uomo era nudo, con le braghe abbassate, l'uccello versatore contratto e urlando si dava dei tironi furibondi per uscire. Anch'io ero in desabillée, avevo solo gli slip, il mio piccolo pigiamino. Non mi inoltro, amici, ma credetemi flocculava, gorgigliava, ribolliva, sgocciolava... sembrava scoppiato lì dentro. Mi sono detta: se invece di me un altro tizio scoprisse questo spettacolo avrebbe diritto a un bicchiere di rosso per calmarsi. Scapperebbe veloce più di quanto si possa fermare il progresso! Una corsa da ghepardo che spicca il volo, anzi avrebbe una tigre nel motore!




Se non lo avessi aiutato, mi disprezzereste, giusto?, anche se tengo alla vostra stima quanto tengo al cleenex usato che ho in tasca.




Per fortuna che io ho sempre in mano la situazione. Tutte le situazioni! Ancorché tristi e sinistre. Nei momenti di eccezione, divento eccezionale. Era uno strano amplesso da vedere: una tipa nuda sopra e un tipo nudo sotto che stappavano un uomo. Oh tempo sospendi il tuo volo, ma non in quel momento! Sospendi dove ti pare, ma non su questo episodio!


Insomma prenderlo per le spalle e tirarlo su è come riabbottonarsi la patta con un paio di guanti da boxe. Lui si annodava a me col mento come se fossi quel pezzo di tipa portatrice di tutte le speranze e le salvezze. Io non avevo nemmeno un'apertura delle braccia sufficienti ad afferrarlo. Alla fine, tira, molla e stampella, con una scossa terribile, fuoriesce. Vrrrraum!: ha fatto questo rumore, tranne che per una r in più. E' uscito come da un parto. L'orridezza dello spettacolo mi ha fatto dubitare dei miei sensi. Succede.

Non finirò mai abbastanza di raccomandarvi di incorniciare il precedente episodio: può servirvi per liberarvi lo stomaco.

La vita ha dato una lezione di umiltà al Pancione, pensavo, allora c'è la giustizia in questo sporco mondo, grazie mio buon Gesù! Ma la mattina dopo quando sono scesa dalla camera l'ho visto fare il numero di cabaret.

Io di lato vedevo lui intento a dare benzina al racconto da farlo partire e non arrivare mai alla conclusione.




Temeva il Ciordone che se non lo avesse fatto lui il racconto lo avrei fatto io. Fesso, avrei messo il silenziatore, ri-fesso!, sui stra-fessi sono narcistitica: anzi di più, lacomica e melancomica!

Le sue mani giravano il piatto che rappresentava il water, brandiva il cerchio come un'aureola: Nerone che si autoconsacra. Ho provato un intenso senso di sconforto, di lato, da sola, a sentire alla fine: “Ragazzi, cosa bisogna fare per vedere le tette della Samuela!”

E' un tipo che si merita la sua scalogna nera, ma non mi piace vedere i miei contemporanei soffrire, sono nel mio genere una pacifista, ma una pacifista con l'orticaria per i gradassoni, gli spacconi e gli sbruffoni. Per esserlo bisogna saper giocare.




La navigazione dura [trecentosessantacinque (per tre)] giorni e una notte, in un amore di media grandezza.




Verso la fine del viaggio iniziano le idee nere. Guardi, realizzi e constati: di fronte a te c'è un pezzo di mostro. Per alcuni è tutto ciò che c'è di meno bello al mondo. Non si può rimetterlo in libertà con due parole di scusa ai suoi genitori.




Ma ci sono anche quelli che durano. Forse, fratelli, le storie che durano hanno queste caratteristiche (con i loro livelli): stessi interessi (pratico), nessuna sicurezza (psicologico) e ci si sposta sempre alla luce della gioia (spirituale). Forse...
















* Non parlo mai d'amore, a parte faccio arrabbiare..

venerdì 12 settembre 2008

non

gentili signori, mi trovate su http://samuelasalvotti.splinder.com/

ultimi post | tag | utenti online | foto | video | audio scrivi post | preferitiIl blog di Samuela Salvotti,l'orad'aria!

Per contattarmi: salvotti@bresciaonline.it
lunedì, 08 settembre 2008
NON HO CREDITORI...
... MA SOLO DEBITORI

(Non è vero che tutto fa brodo)













Mi ha detto: “Vabbé scrittrice, vabbè anche regina, ma santa, perdio!, come si fa? Bisogna essere più che immodesti!




Hai ragione, fratello!




Non c'è altro da dire: ha ragione! Chiunque egli sia, ha ragione!




Tutti voi gli date ragione!




Non voglio argomentare secondo logica, né dimostrare i miei teoremi, banalità che v'aspettate, vi voglio colpire con immagini, perché solo quelle rimangono. In fondo so solo raccontare.




Racconto, sì, con la verve, la scioltezza, la lingua fiorita al cui proposito della quale voi siete già a conoscenza: sono un'onesta e anonima scrittrice che compie il suo duro e sporco dovere.




Quando dico che sono una santa partono gli attacchi per ore, ma poi ci sono vuoti d'aria in cui posso andare a pescare.




Ogni volta che pronuncio questa frase aspetto paziente queste cinque inevitabili reazioni.




Cinque fasi:




La negazione: “Non è possibile!”

La rivolta: “Perché proprio lei?”

Il patteggiamento: “Ma un po' anch'io voglio esserlo!”

La depressione: “Mai sarò santo come lei!”




solo in pochi casi c'è




5.L'accettazione :”Va bene, tu sei una vera santa!”




Eppure, camerati, da bimba se il prete mi chiedeva se avessi voluto andare in paradiso o all'inferno dicevo in purgatorio, per modestia.






Quando voglio sapere come la pensa il volgo faccio parlare il Ciccioman. Averlo in ufficio è un tipo di calamità di secondo grado, nella graduatoria sta tra il distacco del telefono e le coliche renali.*** [3]




Ora è un po' più capo di me, mi ha sorpassato infatti, nella gerarchia dell'azienda ed è per questo sempre in tiro, cravatta di maglia nera, feltro con la fascia alta come una panciera e fuma un sigaro grosso come la mia coscia, un missile che fa l'aria blu, insomma, amici, sembra un sensale di cavalli pronto per la fiera di paese.**** [4]




Per farlo parlare bisogna prima stare sui suoi argomenti: “Ma lo sai, Villico, che in un paese qui vicino fanno il toro allo spiedo? Prendono un toro gli infilano lo spiedo dall'ano alla bocca e lo fanno girare per tre giorni e tre notti, poi ci si avvicina e gli si può mangiare un'orecchia o i testicoli.”




Lui, sì, che ha il senso della cir-concisione: che schifo!




Quando andavamo assieme a Roma evitavo Cinecittà perché avevo paura che un regista me lo fregasse al volo per fargli fare la parte di Duombo




Ormai chi mi legge sa come è costruito: il naso a cofano di Jaguar, tutte le belle sporgenze di un culturista scese, le spalle a bottiglia d'acqua minerale e ha gli occhi espressivi come due ovetti Kinder al sole senza la stagnola o, per non fare la reclam, due ostriche poco fresche.




Insomma senza cattiveria amici, ma quando l'avevo di fianco a lavorare e lo vedevo allungare una mano ai clienti grande come una foglia di banano volevo travestirmi per non farmi riconoscere. Avrei voluto nasconderlo. Portarlo al cinema, al buio avrebbe attirato meno l'attenzione, magari fargli vedere “Il figlio dello sceicco” così ci si abbronzava pure un po'.** [2]




A farlo salire sulla mia auto occorre il calzascarpe e cerco sempre di seminarlo: “Ehi, Evelino, perché non prendi un taxi, tu?”* [1] L'avrei messo su a peso se avessi potuto e l'avrei visto partire mentre dal lunotto faceva segni disperati.




Mentre guidavo, quindi, gli ho domandato: “Bel Cocchino, lo sai che sono una santa vera?”, ha un bell'essere flemmatico come la regina d'Inghilterra quando un diplomatico le fa piedino sotto la tavola, gli è venuto il singhiozzo.




Il Giunco non ha mai la reazione che hanno sempre di solito tutti: non aggrotta le sopracciglia, non si gratta il cavallo, non dice “Guarda-guarda!”, non fa “Tsst-tsst”, non grida “La polizia!”.




Dice solo “Senti Samueluccia,” ho voltato verso di lui questo viso attraente, “non ti vedo alle opere pie della parrocchia, ma alle opere empie dei parrocchiani! Ah!Ah!” e rideva beato con i suoi otto mozziconi pronti per il purè.




"E tu alle opere carnali delle parrocchiane!”. Non è un'aquila, fanciulli, anche se più sgobbone di dodici buoi. Santa per il Rimbambito è colei che fa vita esemplare, compra Famiglia Cristiana, va a Lourdes ogni cinque anni, prepara la cappella della Vergine per il mese di maggio, dice tre rosari al dì, cucina solo a bagno maria.






Non sa, il Ciordo, che i Papi,***** [5] sfornano sempre santi e che come i maniaci omicidi, scelgono sempre la stessa categoria di vittime. Raramente se la prendono con quelle carine, lo so, ma tendono, però, a fare santi nuclei interi familiari, papa, mamma e figlio.




Io mi candido se trovo la porta d'entrata delle selezioni. Inoltre ho prestazioni di rilievo e faccio anche qualche miracoluccio. (Vedi: SUPER SS )









Ascoltatemi, nei paesi civili e in questa epoca, la ragione più grande di santità è lo humour, è il gesto più misericordioso che si possa fare, è la carità più lontana dallo smielamento, è l'unica generosità senza ricompense, pensateci! L'umorismo dovrebbe essere incluso tra le maggiori virtù cristiane: chi ha humour ha un rapporto sano e positivo con la realtà: sa che tutto è serio, ma niente è tragico, tutto è importante, ma niente necessario, nel dramma c'è sempre la commedia.




Lo humour è consapevolezza pura, senza prediche.




Chi ha humour è divino perché, ecco una frase d'effetto, non adora né adula idoli.




Non si può far molto di più per gli altri che far ridere, miei cocchi.




Divino è, anche, chi è unto dall'arte. “Umano, troppo umano!” diceva Nietzsche, troppo umano da essere umano.




Penso solo ad un artista, Proust, col suo affannoso “A la recherche du temps perdu”, così perdutamente smisurato, senza trama, interminabile come quindici bibbie, dove nulla accade, ma spasmodico al limite massimo possibile della profondità umana, radicale, senza falsità: lui, omosessuale, onanista, ebreo, nevrotico, senza surrogati, senza ideali, sensibilissimo, esasperato, sconvolto, ateo... lì c'è Dio, fratelli.






Fin qui mi date ragione, lo so, ma santo è anche il mio professore di biologia con la faccia come Sciascia, diede otto alla mia ignoranza corrotto da una neanche troppo bramosa scollatura. Penso a tutte le Marie, smorte e disincantate, del tipo scalogna-su-tutta-la-linea: quando finiscono la vita, abbastanza tardi del resto, sono prive di un mucchio di organi a prima vista essenziali, martiri piene di sensi di colpa, kamikase, dolori nei dolori, il loro intimo tapezzato da specchi parabolici. Penso ad un cinese qualunque chiuso in qualche scantinato, con la sua faccia larga e piatta, la criniera nera e oleosa, uno in formicaio di simili. Penso a Carlo, l'ho letto di recente in un trafilino di provincia, non aveva il coraggio di baciarmi, ma aveva il coraggio di far scricchiolare le ossa di vecchi comunisti. Penso a Hugh Hefner, fondatore e direttore di Playboy. Penso a Joseph Gobbels, ministro della propaganda nazista.




Allora in sintesi: si deve opporre all'apparenza il suo opposto ( prostituta/suora; lavoratore/pigro;biondino/negro ninfomane/arida... capito?): diffida della versione dritta della realtà, Tommaso era un ingenuotto al mio confronto.




Insomma il nostro peggio, fratelli, è la nostra possibilità.




O se preferite un altro modo di dirlo: contro tutto ciò che è nemico è possibile procurarsi una difesa.




Noi siamo quel che siamo. E siamo il suo opposto.

Limpido come l'acqua di fonte e tranquillo come la coscienza di un maestro elementare.




Quando mollerò la Manifattura delle Parole, sia scritte che verbali prenderò un'edicolina alla stazione Centrale e starò a guardare gli esistenti: un' umanità febbrile che si dà spintoni, s'intreccia, brulica come microbi sul vetrino di un microscopio. E perderò questo mio incredibile modo di vivere: essere causa, non importa di cosa, né dove, quando, perché, né come. Ma essere causa. Sono sempre stata la padrona della mia vita. Ho sempre voluto che gli altri mi puntassero il dito addosso, nel bene e nel male: vivere ogni attimo con tutta l'anima, il corpo, la mente, svenire di gioia e di dolore, sempre in un' apoteosa, barocca, spasmodica vita, ecco io solo potrei stornare questo mostruoso stile, io solo posso diventare puro effetto di altre cause, scivolare nel silenzio, ascoltare il respiro del mondo.






Perché, davvero amici, ancora una volta, qualsiasi cosa siamo di tremendo, siamo anche il suo opposto.




Il peccato include una virtù.




Una mancanza è una risorsa.




Solo io posso essere l'essere più in impietosa clausura, distaccato, solitario, più di chiunque altro. Solo io perché sono il suo contrario.




Mi asterrò dal vivere un giorno. Mi ritirerò dal vivere. La gente attorno si darà da fare, si sbracceranno, parleranno, parleranno e io starò ferma a guardarli.




Io sarò lì per tutto il tempo che rimane. E li guarderei per ore e ore, così tanti, così soli. Li guarderei ferma, per anni anni con le loro facce impomatate dal caldo o tirate dal freddo. Non un pensiero mi attraverserebbe il cervello, no, nessuno di quei logori, infradicianti pensieri, solo i loro visi a miriadi mi riempirebbero quella voragine svuotata dentro di me. Ci sarà la nera che mi domanderà qualcosa ed io non capirò, perché le parole non le ho più.




Li guarderò senza domande. Piangerò, forse, qualche volta indovinando la storia di qualcuno più bravo degli altri a spiegare la sua tragedia. Sì, piangerò, anche, con lacrime calme, immense e poi lascerò che l'asciughi piano la dolcezza della tristezza. Poi verrà il giorno che dovrò lasciare quei protagonisti indaffarati. E piegherò la testa su di un' ultima fisionomia pensierosa, ansiosa, in corsa.







*[1] Il suo nome vero è Eugenio, cacofonico da matti, ma per farlo ridere basta dire: “Io sì che ti vado Eugenio, eh?” è un bottone che a schiacciarlo non si scarica mai. Ma preferisco chiamarlo Adelino o Violetta.




** [2] Una volta una palla tutta allegra gli è capitata davanti, invitante, ammiccante, impertinente. Inebriato da una pulsione infantile l'ha tirata. L'ho chiamato. M'è venuto incontro. Ma la palla gli è piombata in testa. Ho pensato: è la metafora della sua vita.




*** [3] Con sofisticate apparecchiature hanno classificato il livello di stress per ogni fatto della vita. Lo stress maggiore (unità di misura: 100) è il pericolo di morte per se stessi. Di poco inferiore (98) è lo stress per la morte di un membro della famiglia e si va fino a “stress da contravvenzione stradale”(10). Poldo mi produce circa un livello ballerino tra 25 e 33.




**** [4] Pantaloni a ragnatela in cui si scopre che la sua pochezza non fa gola a nessuna femmina.




***** [5] Il vizio di questo Vecchio è di parlare. Si sciacqua la bocca con aggettivi superfini e si spazzola i denti con i congiuntivi contro i cattivi, salamelecca i santi, onomatopeiche sull'amore, punteeslamazioni su Dio... l'unica speranza per un sorriso è che l'odontotecnico gli abbia svitato un po' la dentiera.


scritto da: samuelasalvotti alle ore 22:57 | link | commenti (13)
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venerdì, 01 agosto 2008
DI PIU' NON SI PUO' !


Anch'io

"Ho provato anch'io.

E' stata tutta una guerra

di unghie. Ma ora so. Nessuno

potrà mai perforare

il muro della terra"

Caproni



DI PIU' NON SI PUO'

(amare)






La storia che seguirà è senza precedenti, se mi permettete questa facezia, perché tutte le vite sono una sit-com che fa per sé.




Antefatto: mi hanno detto che sono brava solo a lavorare e a scrivere.




Effettivamente, ogni volta che uno mi firma su dove gli indico è come la prima volta che ho azzardato con un ragazzo: la testa mi ronzava e stentavo a respirare: la potenza di quella esplorazione autoritaria che vuol vedere fino a che punto ci si può spingere fra lo stuprare un uomo e la paura di offenderlo. Frase lunga, ma pregnante, fratelli.




Effettivamente sono una vispa nel procurarmi il sostentamento. Potete sbattermi nuda nel Sahara e tre giorni dopo ti avrò aperto un ufficio lindo come la Rolls della regina d'Inghilterra, in cui dei tuareg vendono della buona e calda sabbia a prezzo speciale. Ci sarà pure un corrispettivo al Grosso, caduto nella cioccolata, un bisunto uguale a lui, una succursale con nessuna differenza con i cessi gratuiti, lui, con le sue orecchie scollate, gli occhi trattenuti dalle palpebre, labbra molli, scarpe talmente grandi da servire da insegna, lo Strapazzauteri nero! Non mancherebbe neanche qualche collega donna che cicerona dietro il suo proscenio pieno di mammelle più o meno vere.




Eppure, credetemi, devo scuotere la mia testolina di femmina in pieno sviluppo, perché ciò di cui sono più orgogliosa non è questo. Se fossi al capolinea del mio viaggio sarei colpita da quanto amore ha circolato nella mia vita.




Già da bambina dovevo conquistarmi la sopravvivenza, inducendo gli altri ad amarmi.




Avevo escogitato per questo di fornirmi, infatti, di un paio d'occhi profondi per fermare una madre distratta e un padre in carriera. Anche ammalarmi funzionava: a un anno di vita avevo sempre quegli occhi languidi e lucidi dei febbricitanti, dignitosa ma lontana, come una piccola santa vittima d'un destino perverso.




Quando, però, ho avuto la certezza che nessuno mi avrebbe ceduto o dimenticato in giro, divenni come un puledro mollato al pascolo, mi sono data da fare, il ventaglio delle mie conoscenze andava da chi mi leccava la mano, a chi cercava di sgozzarmi.




Un tempo erano tutti figli di papà, figlie di banchieri nevropatiche o presidenti di qualcosa in depressione bipolare... tutta gente che giurava di essermi amici come porci.




Questo mi colpisce sempre nel bel mondo alto, ti vedi una volta e sei diventato amico d'infanzia. Ti rendi conto? Io sì, benissimo. Grazie.




Belli, come immaginano i bei ragazzi le parrucchiere: l'occhio cupo, la chioma folta e piena di riflessi come la canna di una bicicletta, vestiti sempre sui colori di foglia morta, scendono distratti dalla loro Porsche Carrera, chissà perchè non si comprano una vera auto, li vedi al telegiornale delle due, dell'una, delle tre o a quelli periferici.




Certe volte, sotto Natale, riappaiono i più mondanacci e s'aspettano che li rimembri di colpo: “Ehi, sono il tuo amico Evaristo!” Davvero? Lo sei perché me l'hai detto tre anni fa, in culo ai lupi, dietro ad un drink così forte che occorreva la maschera antigas? Se mi dovessi ricordare la vita delle persone che incontro, le loro funzioni, i loro beni e i loro mali diventerei la Cassa Sussidi.




I peggiori sono quelli che si fanno vivi dopo anni dicendoti che non ti hanno mai scordata e scopri che sono sposati con una signora racchia spenta che lui soffoca con la sua personalità di gaudente. Ai seduttori addirittura darei fuoco perché detesto vederli recitare una parte che io interpreto (ritengo) meglio di loro.






"Abbiamo fatto il bagno a mezzanotte e poi ti ho portato in moto sui tornanti, ricordi, stellina?" Mi recitano il dépliant, ma poi capiscono che non hanno lasciato una traccia indelebile nel mio ricordo. Mi viene sempre da dire: “Allora Bortolo, cos'è che è steccato in tanta felicità?”




"Tel dise mì: eravamo partiti nell'orbita del superfluo!, sapevo, cioè, che finivi in un nulla quale esattamente tu sei."




Ci sono persone a cui non arriva mai il sole del vero amore e con gli anni diventano vecchi pisciatoi che perdono. Il mutismo mentale è il primo sintomo di anafettività. Altri hanno piccoli scrigni di parole minute, dosate con la bilancina. Altri diventano silenziosi, ma sotto scivola silente la vena, se li si prende in tempo, e poi tanti, la massa degli eunuchi, quelli in cui è sempre “perfettamente vero!, è evidente!, ma beninteso!”




Infine ci sono quelli che tra tutte le parole, quella che usano più di frequente è Samuela, la ripetono, la usano, la abusano, un nome che fa compagnia, è una parola che viene detta, poi sempre, con il tremolio del rispetto, il sussurro della devozione e il fervore della modestia. Perchè, fratelli, nella vita non si può stare fermi, o ti salvi o vai a picco.




Ora frequento più i pazzi equivoci, quelli che hanno una selvatichezza, soprattutto tante amiche perché le donne sono più divertenti, alcune lesbiche come la buon Saffo o cerbiatte indifese. Ci basta uno sguardo per capirci, in diretta, donne concrete e pratiche, sanno con chi hanno a che fare, solo a guardarmi capiscono il mio acuto senso di questo e di quello.




Avere un uomo, invece, è come avere fame e cucinare un solo spaghetto per poi divorarlo senza ritegno.




Averne due è inutile. Un uomo più un uomo è uguale a un uomo più un uomo. Mai a due uomini. Alla fine le donne lo sanno e sanno anche che si dividono un'eredità di stenti, che è quasi zero: il crepuscolo maschile si deteriora da matti e gli uomini penzolano tra carte e calze. Il cielo si dovrà interessare alla loro sfortuna.




Per esempio, avete notato la puerilità della pornografia! Ma vedete il ridicolo della pornografia? I signori pornografi e i signori pornofili devono avere un quoziente d'intelligenza inferiore ai topi, come si può mostrare per ore signorine sempre in pieno straripamento orgasmico?




Motore! Ciac! Certo, qualche reazione/erezione ottengono le signorine a forza di galleggiare, ondeggiare le chiappe e ruzzolare tra i coiti in guepière, gridare che è bello copulare con cani dalmata. Ma se certi uomini avessero la cultura e la lentezza di leggere Flaubert, in cui il timido e giovane precettore prende il coraggio di afferrare sotto il tavolo la mano di una mademoiselle spaurita, ebbene questo diventerebbe veramente erotico, quello è vero porno!




Sono forte come nessuno che conosco: mi si può strappare, stropicciare e attaccare, ma in amore posso essere uccisa da un colpo d'aria.




Proteggo ciò che amo. Controllo tutto di tutto di ciò che amo: dal cane, alla nonna. Mi piace il dolce che c'è in natura senza l'aggiunta, lo sdolcinato è un mettere un di più del necessario, neanche un po' romaticona, che è un delegare agli altri la propria felicità.




Non ho avuto mai bambole per giocare, perché sapevo che avrei girato la versione definitiva con i bambini veri.




Per questo, al contrario di tanti blog di donne, parlo di tutto ma non di sentimenti: perché io li vivo.




Non posso impedirvi di pregare per me.

























ECCO IL FATTO

Mi hanno chiesto di raccontare più spesso e quindi vi racconto cosa mi è successo stasera. Vengo da una cena a lume di candela, ad un certo punto alla mia amica si è incendiata la capigliatura! Ho visto una gran fiammata alta sopra la sua testa e ce n'è voluto del bello e del buono per spegnerla, una lotta terribile, mentre lei gridava: “Oddio muoio!” perché prendeva fuoco tutto quello che le gettavano in testa dai tovaglioli alle borsette. Alla fine ho preso una bottiglia di acqua e gliel'ho rovesciata tutta: senza offesa, Ninetta! C'era tutto il ristorante in piedi e la mia amica spelacchiata. Pare che sia stata la lacca nuova.

Mi ha detto: “Sono morta!”

Le ho detto: “Credi nella reincarnazione? Ricordi l'aldilà?”




Certo, fanciulli, che era un mostro! Quando ritornerà a casa, il suo uomo le dirà: “Dove cavolo sei stata?” Penserà che ha incontrato un maniaco. Nel portarla a casa sentivo il tipico odore di quando le nonne bruciavano le zampe di gallina sul fuoco.




Lei ha detto che odore di strinato!

Io ho detto per consolarla: forse è la naftalina della mia camicetta.




Domani senz'altro qualcuno le dirà: Perché l'hai fatto?

Sul portone ha detto: Questo è uno scherzo, vero? Perchè se non è uno scherzo mi impicco!

Io: Usami. Che dovevo fare più di così? Poi ho detto Fatti degli hobby




Ha tirato fuori il suo pettine tascabile. Io le dicevo: ”Ci sono dottori... cliniche...”, ma avrei voluto dire anche un buon psicologo di quelli che ti mostrano le macchie di inchiostro e che ti chiedono a bruciapelo se ti volevi suicidare: “Certo! Mi tolgo la vita dai capelli così non ho più problemi di forfora! Mi piace essere morta, meglio morta che pagare l'affitto!” Ma dai, certi specialisti sono dei ciordi!




"Io, per esempio, una volta mi stavo lavando i denti con tale attrito che ho preso fuoco!” avrei potute dirle. Le ho, invece, detto che l'intelligenza delle persone si misura da come sanno risolvere i problemi. Dai cinesi, per esempio, ci sono delle parrucche fantastiche. Ho continuato a consolarla: le ho detto che il suo uomo in fondo ha una vista debole, che le donne carine sono in genere le più noiose, che poteva mettersi dietro le tende stanotte. Forse domani le mando dei fiori facendo finta di essere un ammiratore della cena, scrivendole: Sono un bambino sessantenne che vive ancora con i genitori ottantenni, se ti lascia il tuo fidanzato ti tiro in casa mia. Sono un po' introverso, ma abbiamo tante affinità oltre ora ad essere pelati come picchi, abbiamo lo stesso peso. C'è un santuario da queste parti in cui il Broglia fu colpito da un fulmine mentre leccava un francobollo. Il fulmine non uccise il Broglia per la Provvidenza divina, ma ebbe fino ai suoi ultimi giorni sempre la lingua fuori.





scritto da: samuelasalvotti alle ore 16:31 | link | commenti (29)
categorie: potenza
sabato, 12 luglio 2008
PURA & CRUDA



Oggi ho detto la mia prima bugia!



(Vedi : TU CHIAMALE SE VUOI EMOZIONI)


La menzogna è la più bassa qualità di creazione.


Sono ritornata alla biblioteca di Milano con quel portamento nobile, fiero e disinvolto a cui devo la spontanea tenerezza dei ragazzi.



Ho eluso il luccio (vedi sotto: S.S., SANTASUBITO) che so non può più fare nulla per me e sono andata da Piergiuseppe, ce l’aveva scritto sul petto da tacchino.



Sapeva delle mie traversie perché ho smosso mari e monticelli e subito mi ha detto: “Signoriiiiina, le porto un gingerino?” il beneamato! Mi beneama perché gli ho detto che conosco sua madre. Mentendo.


E' il tipo che pensa che le donne siano piacevoli intrallazzi, non le ascolta e non riconoscerebbe sua madre a due dita dal naso fuori da casa loro, l'energumeno dal collo delle vene grosse come il mio polso!


La bugia: "La mamma mi ha detto di pedalare a cercare il libro, altrimenti stasera niente zuppa di zucca!" ed ero, dolcezze, così incisiva, intensa e concentrata da farmi venire un'ernia al polmone.


Scommetto che la prossima volta che vengo qui mi manderanno uno squadrone di 12 caschi blu, in modo che le forze siano bilanciate.



S'è messo a correre l’omone come una torta di gelatina su un treno in corsa.



Io non spreco 0,01mg di energia a sorridere.



Probabilmente quando

sono apparsa alla porta oggi, quello che hanno provato loro è simile al panico delle bestie che scappano alcune ore prima che si scateni un terremoto.

Ed hanno ragione: sotto le spoglie di una minuta, fragile e delicata donna, c’è la grinta!


Per molti è meglio frequentare donne grandi, grosse e grasse perchè sono più materne ( segnalo questo ai dilettanti).


Ad un certo punto gli ho messo il peperoncino nel culo, un sorriso ha illuminato il mio volto espressivo: “Ho un desiderio, Pierbeppe, lei circondato da alti papaveri che non si fanno scrupoli a crescere”, era un po’ sottile, forse, per il suo livello di comprendonio, per lui occorreva roba semplice, che non dia l’emicrania, lettere maiuscole.


Infatti mi ha fatto: “Si spieghi”. Questa è la tipica frase di quando un pesce gira intorno all'esca. Io ho seguito l'istinto. Guidavo senza visibilità.


Ho provato a dire: "Quando il ministro saprà che voi qui non lavorate, s'ingoierà il portafoglio o lo dovrà passare ad uno più brocco di lui!"


E, ragazzi, ha funzionato. L'enooooorme ha perso la prosopopea, un cuscino devastato. M'invade sempre un'infinita tenerezza a fare la cattiva. D'altronde, mors tua, vita..




La cronaca: il libro l'ho avuto. Missione impossibile compiuta.


Ora mando il link di questo post alla biblioteca, alla gentile attenzione del Sig. Piergiuseppe, collega del luccio, cip e ciooop, così scoprirà che in verità non conosco sua madre, non so chi sia e chi mai l'abbia prodotto. E ritorno l'immacolata concentrazione.




scritto da: samuelasalvotti alle ore 14:52 | link | commenti (17)
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sabato, 05 luglio 2008
S.S., SANTASUBITO

L'INSOPPORTABILE LEGGEREZZA DELL'ESSERE... altro da me.


Ragazzi, sono in una biblioteca piena di tizi abbronzati come compresse di aspirina e si vede grande come una casa di 12 piani che nessuno ancora si è chinato sul mio problema: voglio un tomo.

Questa biblioteca è un carrozzone stanco, statico e stancante! Mi hanno detto di aspettare e mi sono messa, buona buona, al piccì. Me l'ha detto un tizio lungo 2 m e largo 2 cm, assomiglia ad un luccio senza denti che ha avuto il privilegio di alimentarmi: ha la stessa testa verdastra, gli stessi occhi minerali e le stesse narici.


Costui quando gli capiterà di morire non dovrà fare fatica a diventare un teschio: è più scarnificato dei raggi di una bicicletta.

Mi continuo a chiedere: perchè non ho scelto di fare la parrucchiera, la fioraia o la piazzista, sarei stata più felice.

Quando arrivo a casa, dolcezze, faccio il disegno del tristo figuro e ve lo scannerizzo per gentile, gratuita e speciale concessione mia.

Il luccio mi guarda, ha una mimica amara e contemporaneamente a tutte queste cose fa "seee, seeee..." al telefono. Spero che sia così scatenato per me. Lo odio un po'.



Sono seduta in una zona strategica, oserei dire, nevralgica in modo da tenere da sopra il monitor 'sto "scansa-fatiche" sotto la BRAGIA ( bel termine, se esiste) dei miei occhi dominatori, roba da crepare di stanchezza!

Il fatto: sono a Milano, venuta apposta per cercare un libro, mi sono rivolta ad un ragazzone alto,freddo e biondo che potrebbe essere inglese se lo fosse. E' il tipo uomo-utensile, vivo quanto il suo materiale. Dopo la mia spremuta di parole è seguito un silenzio very copioso e coagulante. The surprise! Ci siamo guardati.

Ci siamo fissati per intenderci. Madonna, fuori come sgrondava il mondo!

I miei timpani, ultimo modello, tutti allerta!

Chissà cosa farà!, pensavo.




E sapete che cosa ha fatto?

Che ha fattoooo, il ciordo????

Niente.

Pum!

Si è girato e ha chiamato al cito-telefono, il signor Resti-in-linea!

Ma io lo ammazzo!!

Chiedetemi, Signori, di costruire la Tour Eiffel a grandezza naturale con delle carte da gioco e avrò più probabilità di riuscire ad avere quel libro.

Se fossi ricca andrei dal sindaco e comprerei questo palazzo e sbarcherei uno ad uno questi impiegatucci a calci nel culo.

Uno di questi giorni sgancerò i loro nomi sul "Corriere della Sera".




Hanno i computer e ci giocano, hanno i cassetti delle scrivanie piene di torte ( il cui profumo riempie le stanze), smancerie tra sessi diversi, la marconi suonazza e io sono qui a raccogliere le palle perse per rimetterle in gioco! Ho lo sguardo che fa yo-yo tra questi goliardici! C'è il luccio biondiccio e bianchiccio, il sacco d'ossa, che non disturba l'aria ( e non racconto tutto perchè sono una piccola signora timida).



Il luccio è mineralizzato, lo so è questione di temperamento, ma... madonna! Si sposta 3 o 4 cm all'ora, il che corrisponde allo spostamento annuale del continente americano rispetto all'Europa ( chissà se, un giorno, a forza di secoli converrà passare dall'est per fare visita agli yankees, perchè saranno incollati alla Russia, secondo me sono i putiniani che manovrano i tiranti per annetterseli. 3-4 cm all'anno non sono molti. I periestroici non hanno fretta. Fanno come quelle cameriere che sorseggiano di nascosto il vino. Finchè si svuota la cantina e nessuno sa niente. Gli americani si lasciano portare sornionamente alla deriva. Loro un po' gradassi, tecniche, la Ford, razzi lunari, mais sceltissimo... Macchè! In cammino verso la Siberia, camerati! Tutti da Putin!)

Ho pietà della sua tarda età e della sua senilità, ora gli fo': "Me ne vado, signor Resti-in-linea, dorma bene sulla sua scrivania e se sogna me, si pulisca bene i piedi per non insozzarmi!" E con questa surrealistica e poetica battuta mi avvierò con passo sicuro verso la porta.

Vabbè, domani vado dal sindaco di Milano ( chi è, la Moratti?) e le spiego: c'è gente che non può dire di lavorare e non può dire di non lavorare. Il guanto non è una mano, giusto sindachessa?

Mi ricordano quegli uccelli che non possono approfittare della gabbia aperta, sapendo che moriranno di libertà ritrovata.


Ora lancerò il mio sguardo all'infrarosso, pieno di feroce dignità.

Affondo nel fallimento, ma starò eroicamente in plancia!

Fra un po', fratelli, me ne vo' con passo da granatiere. E per sempre! Mi rovina vedere gente così vacua, così inutile, così menefreghista! Ricordo le dure parole di mio padre quando mi vedeva battere la fiacca: "Se non hai il diabete, amico, devi andare in prima linea, niente riformati!".

Io ho bisogno di una cosa che loro hanno, ma non hanno voglia di darmi. Punto e chiuso. Ho sulla sinistra una piaga coi fiocchi. Scusate il cedimento.

Lascerò un biglietto sul piccì, così quando il fossile lo chiude stasera si commuoverà:

"Oh luccio, questo fogliettino per dirti che sono venuta nella tua splendida citta, Milano, il viaggetto in treno è stato un sogno, il cielo è azzurro e ho conosciuto voi, simpatiche persone.

Sono una regina ( ma anche un po' santa) e amo la pace fra i popoli e quindi ti amo anche te, luccio.

Riprendo il mio trenino alla volta di Brescia e addio! Addio luccio con la tua scarpa nera, addio con i sei capelli sulla fronte, addio, luccio, con il pearcing al lobo, addio luccio che vai a casa con la tua lambretta."




scritto da: samuelasalvotti alle ore 12:56 | link | commenti (4)
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giovedì, 12 giugno 2008
VOGLIO UNA VITA COME LA MIA
VOGLIO UNA VITA COME LA MIA

(Non si può accusare un lupo d' essere feroce)





Diceva Nietzsche che noi non dobbiamo né convincere, né piacere.


Tutte le bambine, in genere, vogliono fare la Madonna da grandi, stare nella nicchia ed essere pregate, invece io volevo diventare Papa, per convincere e piacere, ( Convincere: prima si rovescia il fondo dove si deposita la melma, i detriti, i barattoli vuoti, i preservativi usati... Piacere: poi si riempe di petali di rosa)



Mi portavano in chiesa, vestita da giubilo, a vedere il Prete predicare a una folla vestita da solenne: sotto il mio cappellino, la calotta cranica, con il suo ciuffo, si alzava di due centimetri per ascoltare tutto: la mia testolina faceva la macumba*.


Volevo essere il Celebrante per essere celebre, non una celebrità, no, quello no, non mi interessa essere una diva, volevo solo spostare la gente da qui a lì, per vedere dall’alto il mio potere (Vedi: faccio arrabbiare.. ).

Volevo celebrare: da “cleos” gloria e “phero”, portare: è un’azione, non una constatazione, volevo portare gloria, a te mio piccolo fanciullo disperso e depresso, non essere Valeria Marini.




Il mio destino simile ad un Papa: arringare e imbonire! Celebrare qualcosa, qualsiasi cosa, purchè fosse un celebrare!



Sognavo d’andare nelle piazze, per esempio, a vendere un unguento per calvi. Se ci pensate bene, fanciulli, a parte i discorsi, la liturgia è la stessa.


Oh signori, mi avreste riconosciuto perchè circondata da una popolazione di pelatoni. Avrei attratto a me tutto il campionario di cranii, da quello a punta, fino a quello a forma d’oliva, di supposta , di sgabello, di salvadanaio, di faro dell’ambulanza. Ecco, avrei arringato i penitenti scortecciati con un discorso preparato ad arte.


Avrei fatto leva sul fatto che, come tutti i calvi, i calvi non hanno il coraggio della loro calvizie. Qualsiasi calvo vorrebbe avere un capellame come un Beatles, avere frange da tenda!

“Dopo quattordici mila ore e dieci secondi di ricerca, ho messo a punto un prodotto che dà anche al calvo il suo bel complesso di superiorità, un marameo a Dio, se m’è concesso...“

“Venghino signori! Venghino, chi vuol provare il mio Magic-capa?”

Un attimo di indecisione sulla distesa di ciotoli.

“Me!” uno.

“E’ sposato signor Pelato?”

“Si.”

“Allora devo dirle che deve avvertire la sua signora della trasformazione, potrebbe provare un’emozione troppo forte vedendolo arrivare fra un po’.”

Salito sul camioncino-chiesupola e fatto sedere su d’una poltrona global relax, con schienale orientabile, io, fasciata di un camice immacolato, abbottonato ad una spalla, mi avvicino all’uomo per officiare. Guanti verdi, tenendo le mani scostate dal corpo onde presevarne la sterilizzazione.

Un assistente-chierichietto-cappellano, molto avvenente, annoda un lenzuolo al collo del calvo.

“Magic-Capa, pliz!” grido.

La velina-maschio taglia l’angolo versatore e me lo porge. E io con sacralità verso il contenuto sulla cupola nel silenzio assoluto. Il liquido sgocciola sulla fronte e sulla nuca del fedele.

Inizio a spalmarlo su tutta la superficie per farlo penetrare, un intonaco ocra scuro.

“Microfono!” il mio valido aiutante mi porge l’oggetto richiesto.

“Prima fase del trattamento: bisogna che ogni parte sia ricoperta da una sottile pellicola del prodotto, il calvo sente una piacevole sensazione di fresco, vero?”

“Brucia!”

“Seconda fase dell’operazione: shampo col lato b del Magic-Cap. Servo, pliz!”

Il mio valido aiutante s’affretta ad aprire il secondo angolo del contenitore e io friziono sulla testa un fluido di un bell’azzurro lisciva.

“Ecco signori, mentre il primo prodotto dà alla pelle del cranio un tono ambrato che ricorda il bronzo, il secondo prodotto, grazie ad un’azione co-secutanea del pigmento, dà ai pori della pelle un colore blu assolutamente indelebile. Catino, pliz!”

Il figo piazza un sciacquatoio sotto il mento del calvo. “Ultima fase: risciacquo!” E risciacquo. Poi, facendo schioccare le dita ingommate, “Asciugamano!”

Sfrego energicamnente la conchiglia del Devoto: “Come potete notare niente di più semplice e di più rapido! Attenzione ora...!”

Tolgo l’asciugamano e scopro il Credente.

Un “Oooh!” di stupore percorre il campo di zucche.

Il mio paziente ha la testa blu scuro con rivoli dello stesso colore sulla faccia e, in cima al cranio, si stende una patacca d’oro, che dà sulla frittata amaranto.

La folla si inferocisce, i calvi riuniti si inferociscono (non c’è altro verbo). Le loro teste di lucertola preistorica urlano furore e folgore! Il paziente cerca uno specchio per vedere il disastro. Si mira nei crani lucenti che ha attorno.

Piangerebbe se piangesse.

Io al microfono parlo di fatalità, dico che attaccherò i miei fornitori, li getterò sul lastrico, che sono vittima di una macchinazione, è stato di sicuro il sindacato di “Cesare Ragazzi s.p.a.” a farmi questo, verrà aperta un’inchiesta.

Mille calvi si uniscono per rovesciare il camion con il fusto vivo all’interno.



E’ un mio diritto quello di essere inammazzabile, no?, se no dove andreste nelle domeniche pomeriggio piovose se non qui, giusto? Di colpo il sole si coricherebbe sulla letteratura. Sono invulnerabile e ne ho ben donde!

Mi arrabbio: “Brutti Pelatoni!” E poichè è un sogno di una bambina, tumefaccio tutti i calvi con la spalla rotante e il piede asinesco. E dato che ci sono raddrizzo il furgone, rimetto in piedi il figo e quando le ruote toccano la terra promessa, tutti diventano muti perchè sembro Pippi Calzelunghe.

Il calvo celeste attende la fine della sua sventura paziente come la quietanza del gas.

Gli dico: “Che cosa speri, buon uomo? Che io ti dia la seconda mano?”

E lui: “Vorrei sapere per i danni e le spese. Devo telefonare al mio avvocato.”

“Non mi pianterai grane anche tu, Celestiale! (Vedi "Cuculo in culpa": Dovere di Cronaca ) Non sono venuta io a prenderti, paparino, sei venuto tu!”

“Sono tutto blu!”

“Intanto sei bugiardo, perchè sei blu e giallo -mi scaldo- e secondo ti trovo più divertente così, sei più allegro che al naturale! Non ti sei guardato la vetrina prima della seduta? Una latrina! Ora sei pimpante, vedrai che tua moglie stasera si mette le giarrettiere! Addio. Sii felice, baby!”

Però da allora ho evitato in sogno di fare dimostrazioni in pubblico perchè troppo aleatorio.

Comunque, carissimi fratelli e sorelle, sono rimasta una venditrice. Una che deve convincere e piacere.



Fine.



*step più danza latina.




scritto da: samuelasalvotti alle ore 17:47 | link | commenti (16)
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giovedì, 29 maggio 2008
Dovere di Cronaca
Cuculo in culpa



mea culpa,
mea culpa,
mea maxima culpa!



Io sono una di Brescia. Peso solo quarantaquattro chili, ma sono talmente altera che tendo a fare ombra ai grossi mammut in marcia con me nella vita, eppure, compagni, pure io sono biologica e biodegradabile.





Come Clittenestra: “... ma, a tal son io, che omai qual posso ammenda far del misfatto, che non sia misfatto? ... “ (V. Alfieri) faccio ammenda.



In fondo non sono una capopopolo perchè nel momento di mona mi viene da ridere, sono insomma come Charlie Chaplin che, quando vede cascare una bandiera da un camion, corre dietro al mezzo per ritornagliela e la gente corre dietro a lui. Questo è l’unico caso in cui io potrei guidare una folla.



Vi confiderò fratellini, vivo di folgorazioni. La mia vita è una serie di scatti in avanti prodotti da potenti folgorazioni. Non sono istintiva, no, non lo sono. Non sono come quelli che dicono: mi sono trovato a fare quella cosa lì e l’ho fatta, no, no! Io non mi trovo mai a fare niente. Io come Santa Bernarda ho le folgorazioni. Mi blocco in mezzo alla strada e so all’improvviso che cosa devo fare, so tutto in un attimo e vedo il mondo con gli occhi di Dio. Mi si aprono i cieli sopra la testa e mi si para davanti la strada con gli angeli ai bordi che cantano “Lode a te, oh Signora!”.


Siamo tutti col naso calzato da forti occhiali, presbiti a vita, per fare un cucito delle ore con un filo di nailon invisibile, se poi si apre la porta all’improvviso e la corrente d’aria fa saltare tutto, ecco che la vita si complica ancora di più.

Una mattina di queste, invece, io ho avuto una folgorazione proprio in auto, ad un semaforo, tra i suoni dei clacson... l’estasi! Svegliata dalla trance, veloce, scattante e altri sinonimi simili sono partita come un uccello che lascia il ramo.

La folgorazione è una sintesi chiara e lucida. E’ una chiamata a rapporto, come la telefonta che ha ricevuto il mio omonimo: “Sveglia pistola, sono il tuo Dio!”. Ho abbandonato, così, il minuzioso lavoro di vivere e dritta sono andata dal fanciullo che tanto mi inquieta. Avete presente il tipo del blog sotto “ODIO! OH DIO! HO DIO!”, il Tarlato?

Devo dire che in quel post non sono stata contemplativa come Napoleone quando guardava il suo avvenire dall’alto del ponte di Austerlitz e il suo passato dallo scoglio di Sant’Elena.

Avevo descritto con tanta passione come il Rudere von Rudere, che non è di razza germanica, nè araba, che sono razze bianche, ma solo di razza di coloro a cui tremulano gli ossicini dallo spavento per uno starnuto d’un gattino.

Ero telecomandata, camerati, un automa, non sapevo cosa avrei fatto, detto o mimato, ma sapevo che ero ormai strumento del fato.



Eccolo lì, lontano, senza collo, le orecchie un po’ da pugile o se preferite da pianta non innaffiata, gli occhi da anatra, imbottiti sempre di paura. Senza essere una neurologa si scopre in questo essere una forma di angoscia permanente, seppur emerito nel lavoro: avrebbe bisogno di passare alcune ore con me, si perderebbe via come dopo un valzer, in cui ogni volta che passo dietro ad un pilastro, ne esco con un ruolo diverso, mi seguite? Mi trasformo da regina, da suora, da accademista, da maragià, da benzinaia... Stupefaceresti parecchio nell’arco di una giornata, fanciullo! Giornate un po’ chiassose, ma spiccano bei momenti poetici.



Lo vedo prima io e poi mi vede lui: ha fatto con gli occhi un arco di cerchio e poi su un punto della circonferenza ha messo a fuoco con un sussulto che, ommiodio!, c’era la Cattiva, seppur d’aspetto gradevole, ma un uomo vi darebbe una più oggettiva descrizione di me, anche se il mio genere sia difficile da stimare di porco in bianco.



Gli ansiosi hanno sempre uno sguardo d’aquila perchè devono vedere i pericoli e quello sguardo, compagni, era tra un brusco sconforto e una fifa maledetta. L’ho raggiunto, m’è scappato, l’ho riraggiunto. Chissà che tormento, eh mister yogurt?

L’ho ri-ri-riraggiunto finchè le mie spalle chiudevano la porta d’uscita. Non sapevo dove prenderlo. Volevo dirgli che ero venuta in pace, in amicizia, ecumenica, cercavo una soluzione sorridente, ma come agguantarlo?

“Se ne vada!” con una voce più freddolosa e cupa delle canne fumarie. Non capisco perchè un uomo abbia paura di vivere, come se potesse essere defunto da un momento all’altro, sarà l’istinto di sopravvivenza carato più in basso.

Io ho paura solo di morire, che non è paura, ma un gran dispiacere.

Dita nervose tra i capelli, il pomo d’Adamo su e giù, rimbalzava lo sguardo al mondo fuori perchè lo venissero a salvare.

Mi sentivo ingiusta come uno cuculo: vengo nel tuo nido, fratello, butto via le tue uova, metto il mio, che mi rompo a covare e volo via. Perchè il cuculo, ragazzi, fa proprio così: butta fuori le uove di un pettirosso, e poi ci mette il suo, il cuculo ne fa uno solo, ha troppe cose in testa per star lì a covare. Quando il pettirosso torna non se ne accorge dello scambio e glielo cova. Lo scopre alla fine. Ma ormai tutto è passato. E il cuculino ci sarà.



Lo volevo vicino e fermo come quando si rimane rinchiusi in ascensore perchè c’è un guasto.

“Non ho niente da dirLe!”

Ma lo diceva così molle che sembrava di una dolcezza infinita, ogni volta che deglutiva, ci credete?, faceva un rumore di carta sgualcita.

C’è una telefonata più in là che ci sospende nei nostri respiri.

Poi si raschia la voce da vera diva che si spinge in un do di petto: “Se ne vada!”

Ribollivo di vita, io ribollo abitualmente, figuratevi quando ho una missione d’assolvere. Con calma, perchè era la calma la chiave, muovendomi piano, perchè lo spaventato è sempre distratto, gli ho detto: “Voglio solo trovare una soluzione.”

Era come quando lavoro, era una vendita anche quella: sotto brucia l’arditezza, ma occorre sempre calma. Devo costruire mattone su mattone il consenso. Lasciare maturare una scelta. Poi lasciare sedare. Occorre solo calma e sicurezza, come dire ti porto io dove la vita ti consola e ti coccola, è finito il brutto tempo, ci sono io che ti salvo. Non vedi i miei occhi sorridenti e tranquilli nella bufera della notte?

Ecco ti offro la mia mano, prendila, è sicura e leale.

Poteva essere una vendita, come quelle che porto a casa alla sera, che metto in un cassetto e lo richiudo con una ginocchiata. Solo che vendevo pace purissima.

E’ un ostinato.

Riesco a dirgli di chiudere dài, dico proprio così: perchè demolirci? Dai Zuccone, forse puoi prendermi due soldi in una guerra di anni, ma che te ne fai se non stai bene? La nostra pace è very important, molto very assai. “Per il tuo bene, Banana!” per il tuo bene, è una frase maledettamente manipolativa, avrei potuto dire: per il nostro fottuto bene.

Siamo persone per bene, nessuno può accusarci di nulla. Io una gradassa, certo, lui un fine e sottile ingranaggio pensante.



Uno, cioè, che ha pensato tanto e che penserà sempre, ingrana e sgrana pensieri, come un rosario perpetuo, è un sinapsiano a manetta: è, sì, un cartilaginoso a tempo pieno.

Osho lo ucciderebbe. In tutta la sua vita, nei quattro angoli della terra, a milioni di persone ha solo detto: “Non pensare, ciccio!”

Avrei potuto farlo ragionare, così sarei stata nel suo campo: sai, Bortolo, da cosa si vede che una persona ha soldi secondo me? Da quanti rotoli di carta igienica fa fuori. Io li ho contati ne consumo cinquantotto all’anno. Vuoi diventare quello in posizione davanti a me nella graduatoria della carta igienica? Pensa ai tibetani, zero pro capite.



Da mezze frasi sue capisco che sotto ci sono montagne di equivoci che sarebbero da spiegare meticolosamente, una ad una e per ore e ore. Ma come si fa se non mi legge le labbiali? Se non mi còmpita la faccia? Marcavo parole come fossi con uno straniero!

Era sordo, il Baldo, e scuoteva una testa perfettamente insonorizzata.

Balbettava di soldi. Come tutti/sempre, perdio! A parte qualche innamorato ingenuo, tutti parlano solo di soldi, anche quando parlano del tempo, dell’infanzia della loro nonna e dei bambini al catechismo, traduci in euro e diventi il più grande psicologo vivente di tutti i tempi!

Bisogna uscire fuori dalla norma. Sempre fuori dalla norma!

I sadhu ti fanno vedere che è possibile vivere senza niente, girano nudi a dimostrare che non hanno bisogno di nulla, neanche dei vestiti. In tibet quando uno muore il monaco gli dice: staccati, non restare attaccato a nulla.Vai! Vai ora sei libero! Vai! Il lama li porta fino alla porta dell’imbarco, ma poi salpi senza la mano di nessuno, nudo e povero. I rishi, addirittura, stanno seduti per terra a guardare la propria mente, a studiare la propria mente, a vedere i pensieri mutarsi e passare, fanno della loro mente un laboratorio!

Bisogna inventarsela la vita, perchè quella normale finisce con una trappola e tu sei il topo.

La vita sfugge, certo, ma non sfugge.

Forse si gustava la scena: dentro rideva come un agnellino che guarda il lupo incastrasi la coda in una porta.

Forse come i saggi vedeva sè, che vedeva sè.

Alla fine mi ha detto: “Va bene, parliamone”, e io gli ho detto sì con molti volentieri

E’ un buon diavolo.

Il tempo di contare fino a uno che già sloggiavo dal suo nido. Gli dovrò regalare un ovetto prima o poi.


scritto da: samuelasalvotti alle ore 09:41 | link | commenti (11)
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domenica, 11 maggio 2008
I MACCABEI ERRANTI
Felicità & Fedeltà S.p.A.






Vi ricordate quando vi siete sposati?

Ricordate l'ultima doccia da single, il termostato su un 35 duro da incassare, guanto di crine, lo splendore del nuovo, l'energica spazzolata di denti e se eri donna la tosatrice Braun e se eri uomo prebarba Pincopallino... siamo stati talmente scintillanti che il Re Sole al confronto era un'eclissi di luna.

Ci è venuta per un attimo un'infinita nostalgia che è quella di esserci traditi da per noi: sappiamo che stiamo tradendo l'ultimo residuo dell'innnocenza, che è irresponsabilità, che è una forma incolpevole di libertà.

Magari quella mattina abbiamo chiamato l'altro per avere la caparra, perchè un freddo liquido, losco, di stomaco ci prendeva: la paura.

In fondo a tutti i matrimoni siamo sempre circondati da occhi di vacche infelici, che ignorano la loro disgrazia non avendo mai conosciuto la minima felicità. Le vediamo e niente è più esplicito, è un avviso scritto in caratteri da manifesto.

Un condannato a morte, lo svegli. Gli dici: "Il suo ricorso è stato respinto!". Tradotto: ora ti uccidiamo.

L' ami, ma preghi che venga un tifone a salvarti.

Nella casa nuova sedici lampade, trentaquattro pinzette per lo zucchero...

Lo sapete cosa mette paura? Il ridicolo messo a serietà.

Il prete al millesimo matrimonio che si rompe come una vecchia scarpa, la sua voce amministrativa, un ronzio d'un calabrone sul vetro.

Era apparsa una suora grassoccia dietro al prelato, come quelle tizie che voltano le pagine ai virtuosi. Due belle poltrone di velluto in mezzo, proprio davanti al tavolo dell'altare, grande come il banco di un bar.

C'è chi si vanta di aver fatto dire due volte la domanda al timorato. Io no, io ho detto sì spontaneamente, troppo spontaneamente. Cosa volete, è stato più forte di me, è duro sbarazzarsi di un riflesso, amici. Le abitudini ti si appiccicano nella mente come il cioccolato alla dentiera di mia nonna. Tutto quel circo per intrappolarmi alla prima domanda. Che fessa, madonna! Fosse stato Mike Buongiorno a farmi quella domanda, un professionista, avrei delle attenuanti, ma quel brav'uomo del prete, meno subdolo di un politico, non tentava, certo, di farmi imboscate.

Sarà che siamo sempre pieni di sondaggi: "E' importante la salute? Le piace viaggiare? E' proprio suo questo numero?", occorrono una decina di sì in una vendita.

I preti fanno raccolte di sì.

E così si parte come due sciatori d'acqua e, dopo sapienti arabeschi, invece di ritornare paralleli, pum!, l'esplosione di una testata!

Da allora un mostruoso domino. Non si ha ancora finito di pronunciare la "ì", che già cadono a pioggia le prime pedine. Un soffio di maestrale. La disgrazia è che è un soffio.

Molto peggio del rumore, fanciulli! Il rumore punteggia, allarma, allerta, scandisce; il soffio, invece, ci rotola, ci svuota, rivolta, svolazza, dall'ora in poi.

E' la vita che calunnia*: dal greco kal-eo: chiamare, invocare, ingannare.



Eccoli gli sposati come sotto ad un grande lampadario staccato dal soffitto! Facevamo tutti la nanna sotto la catastrofe. Drogati dal nulla.

Accidenti! Se penso che devo spiegarvi questo concetto! Da dove incominciare? Dai Samuela rimbocca le maniche della tua tastiera.

Primo. Piano generale.

Incrociare due personalità che si amano e che amano altrettanto la loro libertà è già patologico e occorre una cura con ricetta.

Col tempo ci si confonde tra desideri propri e altrui, tra doveri e piaceri, tra strattoni e scontri e incontri... Che pasticcio, zia Agnese! C'è sangue.

Ci sono anche feriti, rovina, fumo. Alla fine tutti reclamano le seguenti cose: la mamma, l'ambulanza, la riduzione delle imposte, la luna.

Finchè un giorno, davanti a me: più nulla.

Il resto dell'amore, non resta nulla del resto: non resta nulla dei suoi resti.

In compenso giriamo perforati in mille parti, stranamente morti. I pompieri non potranno pompierarci, i lettighieri non lettigano più, ma i giornalisti giornalano a tutto spiano sulla famiglia che è morta.

Ma và?

Insomma un triste bilancio, come dicono nella cronaca del lunedì.

Vedi quelli che ancora si tengono forte e l'atmosfera è tesa da matti, quelli in agonia e quelli morti, ma che dopo tre anni, alcuni, sono risorti.

In fondo, fratellini, siamo tutti nello stesso coro, è un lungo nabucco funebre di grandezza mondiale la famiglia .

Alla prima occasione ci scappa la carneficina, si sarebbero rsiparmiati i soldi dell'avvocato, uccidendosi prima.

Casus belli: sempre i soldi, ma è un pretesto che sembra realistico da matti, siamo stati mutilati in municipio.

Ho visto in un asmatico ascensore disascendente un mio coetaneo azzannato dalla moglie: sembrava il guardiano di un cimitero, le tasche stracciate come due orecchie d'elefante, il suo naso di fragola marcia raccontava delle birre che beveva, era domenica pomeriggio.

Racconto bene le vicissitudine umane, eh? Per niente sfaticata, la ragazza. La Manzoni dei poveri! Dante casareccio. L'unica differenza fra me e Flaubert è che io sono bresciana. Per questo prezzo nessuno può darvi di più.

Al rinfresco, dicevo, bocche-mani-baci! Una marmellata di parole! Cespugli di mani. Felitazioni! Felicità... Coppia da cinematografo... tutti i nostri auguri.. felicità.. felicità..! Nessuno sa in quante spanne d'acqua naviga, il colore del cavallo quarto di Enrico bianco... Vuoi scommettere che tutti ci credevano? Ci credevamo tutti, i babbei!

Uno, però, mi ha cacciato d'autorità nel palmo della mano un foglietto ripiegato. Una voce infantile da dietro mi ha detto: "Da leggere subito!". Ho tirato delle spallate per liberarmi dalla massa umana e ho spiegato il messaggio.

Ve lo rifilo nella versione integrale: se vi piace fatelo calligrafare pure in gotico e poi potete incorniciarlo.

"Guarda sotto il tavolo!"

Vi lascio lo spazio bianco perchè vi riprendiate dagli sbalordimenti.

Ci siamo? Bene. Il testo era stato composto con caratteri adesivi in vendita in tutte le buone cartolerie, stile lettere anonime della portinaia.

Uno scherzo direte. Ma io ho un sesto e un settimo senso che mi permette illico di separare il vero dal falso. Di colpo, ho creduto alla "minaccia". Il naso, fratelli, il naso, senza il naso siete efficienti come una stampella segata a metà.

C'era un movimento ballerino sotto il tavolo del rinfresco e i piatti ondeggiavano. Ho visto Mario girato dal sedere a carponi che aveva fatto scoppiare le braghe nuove. Gli ho detto: "Perchè vieni al mio matrimonio senza slip?"

Appena che ho potuto ho buttato via il velo come lo scafandro di un palombaro e ho rubato una cucitrice dalla scrivania del ristorante per cucire la fessura pantalonica.

La vita in fondo è fatta tutta di rinvii, uniti uno all'altro. A parte qualche sì saturo di conseguenze.





*nota:

La calunnia è un venticello
Un'auretta assai gentile
Che insensibile sottile
Leggermente dolcemente
Incomincia a sussurrar.
Piano piano terra terra
Sotto voce sibillando
Va scorrendo, va ronzando,
Nelle orecchie della gente
S'introduce destramente,
E le teste ed i cervelli
Fa stordire e fa gonfiar.
Dalla bocca fuori uscendo
Lo schiamazzo va crescendo:
Prende forza a poco a poco,
Scorre già di loco in loco,
Sembra il tuono, la tempesta
Che nel sen della foresta,
Va fischiando, brontolando,
E ti fa d'orror gelar.
Alla fin trabocca, e scoppia,
Si propaga si raddoppia
E produce un'esplosione
Come un colpo di cannone,
Un tremuoto, un temporale,
Un tumulto generale
Che fa l'aria rimbombar.
E il meschino calunniato
Avvilito, calpestato
Sotto il pubblico flagello
Per gran sorte va a crepar.

- Rossini - Il Barbiere di Siviglia



scritto da: samuelasalvotti alle ore 01:57 | link | commenti (25)
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mercoledì, 09 aprile 2008
SESSO, SESSO, SESSO E ANCORA SESSO!
Scusate il titolo, così ho la certezza che apriate il post.

Le offro col cuore "Le Bouquet" di... Henri de Régnier:
http://dailymotion.alice.it/video/x1urux_le-bouquet-henri-de-regnier_creation
"Effeuille le bouquet que l’amour t’a donné."






Eccomi qui a dire quello che le donne non dicono, sì, quello che le donne non dicono, lo dico io. Sembriamo tutte all’antica (ci dovrebbero pagare in sesterzi) a parlare di sesso, perchè siamo come gli uomini di una decina di anni fa, senza pietà e pietismi, perchè, avete notato?, le donne, ormai, cercano il sesso, gli uomini, invece, l'amore.


In fondo molte faccende della vita sono metafore di un orgasmo, dalla firma di un contratto ad un gol. Le donne, ancora, hanno intenzioni serie, vogliono, cioè, un serissimo sesso.



Sia quella che s'è messa il pongo, pompata di botulino, quella siliconata come un box doccia, tintobrassiana, turgida, plasticata, in viso uguale a Nina Moric o a Valeria Marini, che parla come sotto ad una maschera, quando ride forte la guardi perché non sai da dove esce il suono. Vacillante nell’idioma italico, ma vergini di qualsiasi verginità.



O quella di sinistra, un po' lesbica, che fa l’espositore umano di tatuaggi, carne decorata sui muscoli, che si esprime a decametri, l'unità di misura scolastica, un usato sicuro.



Oppure la manager, un tipo che deve essere mimetizzata nel buon senso, puoi darle dei moduli prestampati.






Ecco tutte queste, tutte hanno uomini come bagagli a mano, vogliono un sano e deciso sesso e soprattutto, dopo la prima sbandata, nessuna implicazione emotiv-affettiva sia che sia una tipa silenzio-profonda o futil-chiacchierona.




Rare le estroverse profonde, rare.



I miei tre predecessori, Gesù, Socrate e Osho, non hanno scritto un rigo, oh mio buon lettore, eppure hanno fatto le pagine più belle dell’umanità.



Tra l’altro tutti e tre sono stati uccisi, io spero di farcela. Ma non cederò i diritti per farmi un film.



Ratzinger, il più grande papa vivente che si ha oggi in Italia, mi deve la riforma teologica: si dovrà fare il segno della croce in senso antiorario e ci sarà un pappagallo all’entrata delle chiese per chi ha la prostatite.



Insomma c’è uno stile salvottiano, che è sbanalizzare e sdognare le idee, neorealismo puro. Non è che vieni via da me così come sei venuto, dolcezza: resti salvottiana per tutto il giorno dopo.



Tra le mie idee, sono convinta che è meglio frequentare i cattivi che i cretini: perchè almeno i primi ogni tanto smettono.



Buon Dio, se ci penso! C’è gente che mi legge, preferisce stare qui, invece di fare sesso. Tutti i brutti maialoni non leggono un blog di una tipa, certo fatta su un po' meglio di quello che passa la prassi, ma pur sempre una tipa di questo pianeta: il 90 per cento degli uomini maschi e di sesso maschile cercano di vedere a quest’ora ciò che i medici chiamano la vulva, parola terrificante, vulva, vulva turbo diesel, multijet, detta anche l’anonima sequestri, l’effetto serra, il l’azzittapreti, gli altri, il 10 % , è a far altro e un zero virgola un fracco di zeri è qui a leggermi, perché? Perché ( perchè così pochi?) al contrario di quello che diceva Freud, più che l’invidia penis, v’è l’invidia vaginis. Internet è, per dirla con una scarica di dittonghi, un gran maialaio: Sodoma e Gomorra.



Ma forse era peggio una volta, perché era proibito. Era un sesso sconvolto e rubato, tutto era sessuato, con sguardi un po’ folli, i pastori, mi diceva un anziano, erano tutti addirittura un po’ zoofili, le predilette erano le mucche, perché con quegli occhioni altezzosi, nobili e dignitose, come diceva il Parini, erano un po’ umane, ma anche le suine, c'è chi s'è innamorato: uno ha scritto odi ad una scrofa.



Parlerò anch'io di uomini.




Non so che espressioni usare per il Kacifailiano, non esiste un verbo preciso, ne occorre uno nuovo per lui, un neologismo che indichi grosso modo cosa mi produce: egli mi slurpa! E un tipo che per i primi 15 giorni sta zitto, poi piano piano comincia ad emettere suoni, dei mugugni e grugniti. Infine sembra Anna dei miracoli, comincia le prime parole.


Ora è un'emorragia.



Viaggia alla velocità della luce o si materializza o smaterializza.










( avevo scritto una poesia)


Poesia molto “revolting” ( cazzata) vorrei sempre fare un discorso serio su questo blog, ma poi mi viene da ridere, Umberto Saba diceva che è una suprema forma di bontà essere comici, non so se la pensa così anche Raz.


In fondo fare humor è dire la verità, ma talmente da sfidare la forza di gravità, fratelli, ed è una di quelle cose che si possono fare stando comodamente seduti (anche sopra ad una grata d'aerazione).



Vabbè basta così, grazie a tutti, arrivederci e a presto! Arrivederci, grazie, grazie della disponibilità, maledetti!!






Utilizzo il mio blog per un messaggio personale:

maria de filippi,

sono, per una seria di ragioni, sempre circondata da adolescenti e quando passo davanti ad una televisione in cui esce il tuo vocione da negra zeppa di testosterone, io incomincio la frase "che ti venga..." e loro tutti in coro finiscono "un cancro all'utero!"

certe volte ti chiamo trans altre volte travestito, sbatti le gambe come due bastoni, si vede che ti prendono e vestono e poi ti dicono come lazzaro, alzati e cammina e tu sui tacchi entri in quel ring di amici, si fa per dire, amici che tu tenti di farli scannare con la tua voce ruttolenta e con robe non tue. insomma saresti anche un bel donnino in una fiera di paese in cui le donne si riconoscono perchè hanno le sottane, se non fossi d'una ambizione spiccia e furbetta: hai capito come si fa. e chi ti ferma, eh? chi ti ferma da questa necessità di rendere il mondo più brutto?

è possibile che dei ragazzini svegli, carini, con un innato senso dell'agonismo, che hanno voglia di volersi bene, diventino bestie che si rivoltano dal dolore? è possibile che tu li renda, come la maga circe, dei maialini urlanti, brutte imitazioni di isterici adulti, come quelli che hai lì, ex artisti emotivi e incontinenti? oscena e viscida, tu sotto li manipoli e li monopolizzi.

dovresti fare più sesso con il mauri' in modo che ti venga una leggerezza profonda e una minore avidità di audience, perchè certo quella ne hai, hai il successo di un programma profondamente volgare e superficiale, cioè coatto!

se ti viene qualche malanno pensa a tutti noi che ti disistimiamo cordialmente

con totale disprezzo
samuela

samuelasalvotti.splinder.com

scritto da: samuelasalvotti alle ore 22:01 | link | commenti (56)
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giovedì, 06 marzo 2008
VETRINA IN ALLESTIMENTO
VETRINA IN ALLESTIMENTO*

RILKE: Potrei senz’altro essere raffigurato in basso, minuscolo e inginocchiato, come “piccolo donatore”.
Rainer M. Rilke/Lou ANDREAS SALOME, Epistolario 1897-1926, La Tartaruga, 1984, pag. 172



Tutti verso la santità! Lo si vede dal sorriso quieto sopra la disperazione, dai piccoli e continui eroismi e dai tentativi di fare miracoli, sempre. Siamo così. Ci hanno dis-educato fin da piccoli ad essere “buonissimi”.
In fondo cos’è una madre? Uno strumento coercitivo ed oppressivo che vuole obbedienza in cambio dell’amore. Io, addirittura, ero la tipica bambina con la quale mia madre non avrebbe voluto che giocassi: ero una creatura a metà strada tra un calciatore e una ballerina .

Ma presto si uccidono tutti gli impulsi vitali secondo il metodo della dittatura psichica. Dormi, mangia e bevi, sono i verbi di una madre. E in genere si impara a dormire senza avere sonno, a mangiare senza avere fame, a bere senza avere sete. La personalità muta da libera a condizionata, inibizioni sistematiche, controllo totale! Un tempo si diceva “gioventù bruciata”, ora direi lo stesso, per altri motivi.

Si è creativi tra gli interstizi d’una regola con l’altra, spazi solo verticali e quindi abissali. Passività, sottomissione, stabilizzazione, omologazione, sicurezze, certezze, irrigidimento come in caserma, in chiesa, a scuola. A parte rare eccezioni in cui c’è uno che spara sulla folla, eccoci qui tutti buoni, belli e bravi a far ostinatamente del bene, tutti con la sindrome del bravo bambino: tutti con gli occhialini da sole per salvare gli occhietti, con un note-book poliglotta con anche i dialetti per quando si va a comprare il pane, l’apparecchio che segna il tempo se caso mai viene sù un tornado, il “tom tom” che con la dovuta cortesia ci porta qui e là, il nostro sorriso deficiente dentro una videotelefonata: strumenti innocenti per veicolare il bene. Siamo buoni tutti dal basso in alto e da sinistra a destra, così buoni, topolini, da essere perfettamente incomunicanti, inconcludenti e svuotati. Le estreme perversioni, la massima trasgressione per alcuni uomini è andare quindici minuti a mignotte. E pure col senso di colpa.

No, io no!

Sono in un campo di guerra mentale, certe volte, dove ci si sbraga, abbruttisce e imbarbarisce apposta, facendo apposta, facendo intenzionalmente apposta: è come andare all’inferno senza perdere la rotta, senza scrupoli, senza sorrisi pre-elettorali, senza salamecchi: si attraversano i confini della bontà, per andare in terre mentali sconosciute, nella crudeltà e nell’ingiustizia più assolute per poi ritornare più angelici, allegri, leggeri di prima.

Ci pensate? Un giorno, un’ora in cui si decide di non essere corretti, giusti, equilibrati e soprattutto santi.

Prendete degli esseri umani, li rinchiudete in un lasso di tempo e in un lasso di spazio: possono fare tutto fuorché tutto ciò che è irreversibile. Ma, in fondo, tutto è irreversibile, anche mangiare un gelato, il limite vero è “la morte interiore”. Ecco, vinca il più forte.


In fondo, miei cari, senza ipocrisie, viviamo sempre in una situazione di vincita o perdita. E’ fatale. C’è chi vince con i palpeggiamenti e le moine, altri con gesti netti e precisi. Ma nessuno mi darà torto se dico che siamo sempre immersi in una sottile estenuante, eterna guerra tra santi.

Quando rispondo, per esempio, al mio boss: “Sei sicuro?” che sembra una domanda di niente, divento tenera e succulente per una tigre affamata, gli si contraggono perfino le mascelle, perché oltre al Papa, c’è solo lui che non prende cantonate! Ma non può farmi nulla nell’immediato. Degluitisce un pacco di cotone, ma non può attaccarmi al soffitto. Me la farà pagare piano piano, legalmente, civilmente, santissimamente.

Una frase che ama, invece, è: “Prendi su e porta a casa!” E’ una cavolata, lo so, ma non si scarica mai questo bottone: si addoldisce come il tempo ad aprile. Le mie armi sono frasi e contro-frasi, da difesa e offesa.

Perché, davvero, siamo sempre in guerra. Dalla nascita alla morte. Una guerra silenziosa per la sopravvivenza. E la vera bravura, o se preferite santità, è far sparire i nemici senza che nessuno se ne accorga, neanche loro stessi. Avete mai visto i santi come operano? Fanno uscire dal proprio orizzonte un essere che disturba la loro quiete, lo fanno fuori senza sospetti: è l’atto più abile e violento che ci possa essere, fratelli! I più bravi, addirittura, ricorrono a mano d’opera esterna. Nulla al caso, tutto al bacio.

Io sono pulita, ma, Dio!, ultimamente che voglia di far fuori professionalmente un biondino sulla trentina che si da le arie da ras. Calze intonate alla cravatta, quando ride fa una smorfia che farebbe abortire una bertuccia. Assomiglia a uno a caso dei Simpson. Un ex fantino, si è illuso che facendo saltare la siepe ai brocchi diventa ricco!

Avete notato?, sotto il cranio tutto si organizza per uno scopo anche senza volerlo: senza farci caso ho raccolto piano piano un incartamento grosso come un materasso, cercavo inconsciamente di conoscere il nemico per farlo fuori. E una bella mattina di sole, pronta ad agire, mi sono detta: nulla è cambiato dai tempi di La Fontane: è sempre l’asino che prende le botte. E questo asino non fa eccezioni.

La scena:
“Ehi, fatino, fantino!”
“Che c’è?”
“Vieni a vedere una cosa.”
Fa dietro front e avanza.
“Chiama il tuo medico per le medicazioni. “
“Perché?”
La gente ha domande splendide, avete notato?
“Perché ti farò male! Ti ricatto e ti taglieggio: voglio darti un grosso calcio nel sedere…
Avrà pensato questa è ubriaca.
… se vuoi che non dica nulla di te al capo!”

Un buon uomo che ha il senso della gerarchia, della rispettabilità e della grana, insomma con la solita religione degli imbecilli, l’avrebbe denunciato. Io da cattiva mi sono presa una piccola soddisfazione: essere incivile. Interessante no? Chi andrà all’inferno?
“Io sono Varen, sentito nominare, fessolino di un fantino?”
E’ come chiedere ad un professore di storia se ha mai sentito parlare di Luigi quattordicesimo.
“So che mangi da due rastrelliere! Vuoi far parte della folla dei riccastri? Vuoi diventare un adiposo finanziere con il cappotto di cammello? Vuoi diventare una prostituta con cagnolini buffi e lunghe pellicce? Aaaaaah, meglio un breve dolore fisico che lunghi dolori mental-legali, giusto?

Si è piegato a novanta gradi, un breve calcolo balistico, poi ho lanciato a tutta forza il piede, il quale è affondato nelle terga. Lui si è immobilizzato di colpo. Poi si è lasciato cadere più per l‘umiliazione che per la meccanica. L’ho dovuto aiutare ad alzarsi.


Insomma avrei da buona potuto fargli tanto male con una denuncia al “titolaro”, invece da cattiva l’ho salvato dietro il compenso di un atto incivile. Il piacere, Signori, non sta nel dare un calcio nel sedere ad uno, ma poterlo fare.

Si è, poi, autoespulso da solo, infatti abbiamo riagganciato la cornetta delle comunicazioni simultaneamente.

Avete assistito in maniera contemplativa ad una scena di controspionaggio, potrete raccontarlo al vostro zio Ernesto o al bambino della portinaia per farvi belli.



Io non credo nel libero arbitrio, non c’è don prete, ti hanno fregato al seminario, uno fa perché non può non fare e uno non fa perché non può fare, punto e stra-chiuso. Penso che tutto ci sia già e noi possiamo solo tirarlo fuori, come Michelangelo, che tirò fuori, infatti, quella vergine bambina, più giovane del figlio, l’ha tirata fuori da un grosso pezzo di marmo. Ha detto che lui non ne sapeva niente. Ha solo tolto l’eccesso.

Però… però… se uno si sforza, concentrato, preciso e deciso, tre attributi non a caso, ecco che un po’, appena appena, cambia di qualche punto il suo destino, sposta la retta della vita di qualche grado.

Vi faccio un esempio di una mia zia anziana, zia Rosi, è un coso nero sempre raggomitolata in parte ad una stufa, quando arrivo si sviluppa bruscamente in verticale, sembra una cicogna. Mi racconta che non si è sposata perché era troppo alta: gli uomini nei paesi non vogliono una donna che li superi, sembra che comandi lei. Ma è un pretesto: di fronte abita un’altra zitella, lunga/larga, è balenata, equipaggiata per devastare trentenni che se la sentono di manovrare i grossi calibri, due volte l’ho sorpresa mentre qualcuno le cantava l’introduzione del Faust, e capisco che ha niente nel cuore per me la dirimpettaia della ziotta se non il tizio del giorno! Mia zia, innocente creatura, mi manda sempre con le ciliegie sotto spirito a salutarla e questa mi riceve come se fossi la fiammiferaia, una piccola infelice nata senza sapere né leggere, né scrivere.

Ne ha visti tanti e ancora esamina le referenze degli uomini, e certe volte, nel versarmi il maraschino tira fuori una lingua che lascerebbe di stucco un camaleonte. Le dico: “Grazie signorina!” anche se ha sessant’anni. Due sessantenni, una ancora bambina, non ha mai visto un uomo nudo, la purezza stantia e l’altra è stata deflorata mentre si preparava la minestrina in brodo. Forse lo stesso uomo, che invece che suonare in una porta ha suonato nell’altra.

Una volta sono entrata, ha l’unica porta al mondo che non cigola. Ah, camerati, che spettacolo! Ce n’era di popolo! Tutti in verticale visti da sdraiati. Quando sono entrata hanno sobbalzato tutti quelli che hanno potuto farlo. Ho solo detto: “Signorina, se solo fosse rasata di fresco le darei un bacino, ma devo andare!”

In un giorno lontano la macchina che svergina era posteggiata fuori e il curriculum vitae di una pura è crollato come un cristallo.

L’altra non ha aperto la porta, in senso metaforico e le piante rampicanti le crescono addosso.

Ora, ditemi, perché una sì e l’altra no? Abitano di fronte, né belle, né brutte, una sì e l’altra no: Rosi e Gina. Perché era scritto quando sono nate: tu non conoscerai i piaceri della carne e tu invece non conoscerai altro. Non c’è scampo. Non c’è libertà. Non c’è arbitrio. Giochiamo al gioco del salame.

Ora mi domando perché non fare un altro gioco? Uno da grandi? Disimparare tutto quello che ci hanno insegnato velocemente? Né fiori, né corone, né soprattutto opere di bene! Una tebaide dove ci si confronta, affronta, e scontra! Finito il tempo stabilito, ognuno con il suo choc, una stretta di mano, una spazzolata ai vestiti, né odio, né rabbia, né altro che assomigli da vicino o da lontano a un sentimento negativo e ognuno con il suo trauma ritorna un rispettabile signore che aiuta anche le mosche ad asciugarsi le zampette.

Il gioco è semplice: da una vita di regole, disciplina e condizionamenti, si entra nell’assoluto e preciso mondo della soggettività, tutto è fattibile. Un gioco, certo, solo un gioco, ma cosa si rischia, ditemelo voi? Di uomini santi, innocenti e innocui è pieno il mondo ormai, talmente che occorre fare zig-zag per non inciamparci sopra. Ma chi volta la briglia e galoppa come un matto per ore in senso contrario?

Sembra una cazzata, ma ti alleni a stornare il destino. Ti alleni a vedere tutto l’inverso, il capovolto, le possibilità, le soluzioni.

E a chi mi segue fa piacere trovare una pista fresca. L’umanità dovrebbe pagami una royalty.
Con stima ( per me) Samuela.





Helmut Newton: “ Porto sempre delle catene nel baule della mi auto perché non sai mai quando ti potrebbero servire. Sai, magari sei per le strade di Parigi ed improvvisamente ti viene voglia di incatenare una modella a una cancellata.”

*Vetrina perché siamo vetrine con le nostre cravatte nuove, le sottane, la borsetta… i muscoli fanno vetrina, uno senza è finito, il mio vicino li ha e mi chiede in prestito la carriola per spostare un geranio, io che ho i deltoidi come quelli della libellula ho spostato la lavatrice.)

(* La vetrina in allestimento, siamo sempre sotto il trucco di scena, perché sotto il vestitino il nostro essere vero va a donne perdute)




Franco: Se uno legge tre post di fila del mio blog dovrebbe essere dichiarato legalmente morto.

scritto da: samuelasalvotti alle ore 15:15 | link | commenti (32)
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venerdì, 22 febbraio 2008







Sono caduta in malattia: influenzata dall'influenza. Fratelli, emetto sospiri capaci di sostituire un monsone il giorno che non fosse in orario. Mi si è rovesciato sul petto l'equivalente di una casa di cinque piani. Mi sembra di avere l'entrata del metrò al posto della faccia. E dal naso esce roba tipo quando demoliscono una diga.



E questo mi fa arrabbiare, accidenti!, tutto il disagio lo annoto in un angolo del cervello, dove sono registrati i colpi ingiusti che devo ripagarmi con gli interessi. Per una che vive giocando, come quelli che prendono un mazzo di carte e con una semplice pressione del dito fanno volare tutto nell'altra mano, essere spaparanzata sul letto non mi dona. La vita mi ha tirato un bel papagno! Ora cammino su un'asse insaponata. E non solo: nel momento che ho già subito, pagato il mio debito di salute e stavo, quindi, rientrando nella società, quel momento delicato che scendo dalla malattia e rientro nella vita, ecco proprio allora che stavo avvisando l'intera popolazione della mia riapparizione, sono stata riacciuffata e riportata a letto: hiiiirs, nel suo buen retiro, la cabeza annodata, le gambe, una manciata di sassi.


Il "titolaro" mi dice che è dispiaciuto, è di un classicismo! E' un carattere un po' bilioso, scommetto quello che volete che è malato di stomaco. E penso che sotto sotto mi incolpi di essere ammalata. Dispiaciuto? Se ne sta in un ufficio surriscaldato, su una poltrona tipo cinema e legge beato i miei rapporti lunghi come carta igienica. Lui, dice, è affezionato alla sua migliore dipendente, la me stessa, lui, dice sempre, cambia solo le camicie, le penne e le amanti. La sua fedeltà mi sferza come un frustino.



Quando sei rincoglionita dalla febbre nel dormiveglia ti vedi in strane posizioni: sei come uno che ha portato il cervello al monte di Pietà e perso la ricevuta. Ti vedi che riprendi a fumare, che ritorni con un ex, impastata contro il muro come un quadro, sembra di leggere tre libri gialli assieme, una riga di ognuno e non ricordo più se il Po scorre da ovest a est o da sud al nord.


Il Grosso mi sostituisce quando sono ko, lo si capisce che entra in scena, che sta prendendo il mio posto quando si cava un pettine lurido per sistemarsi il vello ribelle e toglie finalmente il maglione col collo arrotolato stile portiere di squadra di calcio.

Mi è venuto anche a trovare, chino lassù sopra di me come sopra un pozzo. Sembrava che mi dicesse: "Ora, piccola, non fai più la bulla, eh?" Gli ho detto: "Mi sono presa un colpo nel tesssstone!" Rideva. E anche i denti sono fuori ordinanza, appuntiti, aguzzi e spaziati come quelli delle balenottere. Sissì pensavo, io guarisco, ma tu con la testa tutta sbilenca, come se mammà lo avesse partorito in un tritalegumi, con quel naso che ha la tendenza a unirsi con le orecchie e con gli occhi talmente vicini che si trovano nella stessa orbita, tu ci resti così! Sarebbe il sogno di Picasso, quello!

Lui non sa, ma le mie assenze sono la sua fortuna: ha un foro dietro grande come la luna. Mi immagino vederlo armeggiare simulando leggiadria e eleganza sulla moquette rossa e grossa come un prato, tra vasi grandi come cabine telefoniche e mobili Luigi qualcosa.

Ve lo ridico in maiuscole: è la prima volta che mi ammalo e se becco quello che mi ha sparato addosso per evacuarmi dalla società, lo innondo di insulti.





Comunque ho prodotto un articolo nel frastuono della febbre e cambio tono.


UN'INFINITA VOGLIA DI DIO




Temo che tutti i bambini siano dei pagani: credenti e creduloni, sì, ma menti di pura laicità.

Gli si racconta di santa Lucia cogli occhi nel piatto, di Babbo Natale colle renne volanti, della Befana colla scopa a razzo, ma loro, dopo le storie, vogliono i giochi, quelli concreti, veri, il resto... sì, certo... se è necessario.

Anch'io da piccola simulavo nel letto d'essere nella tomba: trattenevo il respiro per vedere cosa si provava, i primi freddi pensieri sul Dopo.

Profonda come una personcina di tipo medio, d'età medio-piccola, con un fracco di cose medie, insomma semplici pensieri limpidi e chiari discendevano nella mia anima vuota, come milioni di altri bambini medi, eppure la storia di Dio mi sembrava infantile: il paradiso per i buoni, l'inferno per i cattivi, il purgatorio per i così-così, ma se dici "Mio Dio, perdono!" un attimo prima di morire è fatta!



Senz'altro è così, certo: Dio è buono e giusto, sicuramente è così! Eppure qualcosa non andava: Dio è buono o giusto? I bambini pensano esattamente questo: buono è un giudizio morale, giusto è una categoria, ergo sono inconciliabili. Però lo dicono a modo loro: cosa centrano i fagioli con mio zio Popi? , se uno è buono non è giusto, è buono! E viceversa. Ma i bambini sono sempre inascoltati. Certo non sono tutti Bobbio o Severino da piccoli, ma sono tutti dei piccoli filosofi, perchè hanno una logica che fila.

Poi a otto anni i bambini cattolici si confessano. Il prete dei giovani in genere è un bravo ragazzo che li ascolta e senz'altro li lascerà andare assolti. Ma è strano vedere che un essere che si confessa, che fa, cioè, un'azione di massacrante consapevolezza, è lo stesso a cui regali un lecca-lecca, verrebbe, sì, da regalargli un sigaro.


Ma bene o male viene un giorno che si fa dietro front, un giorno in cui capita di bere un'acqua fortissima e cattivissima. Si sente allora un fracasso di ferraglia e un po' smarriti si diventa meno logici-deduttivi, meno atei, meno materialisti, insomma meno onnipotenti, più deboli e tremuli a tagliare a metà come un abito le faccende della vita e piano fai rotta alla volta della Bontà o Giustizia divina, quel che sia, purchè sia.

Allora vedi benissimo chi sale e chi scende. Chi sale ha un Dio rivelato e levigato, un'autostrada diretta a nord, l'obbedienza ai precetti, il ripetere riti, l'autorità, le scritture, le chiese, i santuari, i miracoli.. c'è tanta roba e la fede è un fatto istituzionale, pubblico.

Chi scende, invece, non ha il Verbo, ma solo domande e dubbi, il cammino non è scritto da nessuna parte, non c'è l'obbedienza, ma attesa, ascolto, apertura ed è immensamente da solo.

A chi lo slancio gotico della religione, a chi lo scavo profondo della ricerca spirituale, ma sempre si insegue quel Dio "che si ritira".

Faccio parte di coloro che scendono in mulinelli spaventosi, tra la massima gioia e il massimo dolore: spesso a vivere così forte ci si spezza un'ala nascosta, ma può prenderci l'estasi tra una selva di telefoni che sbraitano , mentre disegnamo ochette a tre gambe.

Ma nessuno, proprio nessuno, può restare a giocare sulla terra come un bambino.








scritto da: samuelasalvotti alle ore 11:57 | link | commenti (8)
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giovedì, 07 febbraio 2008
Cavalieramentolese





"Siorre e siorre, fatevi subito un abito dei vostri sogni! Un abito della premiata ditta della Cavaliera! Pelle e pellicce con ingorborata la borsetta e bure le scarpe! Anche Margareth fra le nostre gendili glienti. Potrete anche risolvere i vostri problemi di cuore e di salute, numeri al lotto, lettura del pensiero, della mano e del piede, se lavato. La Cavaliera sa che stai soffrendo, sa che piangi nel buio! Abbiamo anche salotti completi stile Rockfeller, camera bambini, letti a castello, fino a venti uno sopra l'altro, sotto i cinguandamila. Offriamo gratis caffè, prodotto dalle nostre piantagioni sterminate a perdita d'occhio e messo nel distributore automatico. Sei ripetende? Non gapisci un gavolo quando il professore spiega? Hai cinguand'anni e non hai ancora il dibloma? Corsi di recupero dalla Cavaliera! Con noi diventerai anche più bella: rino, lipo, blefaro, natico, coscia... blastica! E i maschi si volteranno in mezzo alla strada come bestie in galore e vi chiameranno angora gnocca! Ma dove va il bambino più amato? Ma dove va il bambino più elegante? Ma dalla Cavaliera! Anche gins per neonati e omosessuali! Riceviamo nei giorni pari, dispari, la domenica, Natale, Pasqua, Ferragosto e bure la notte."


Trent'anni fa l'avrebbero arrestata, perchè nessun uomo, vestito da donna, poteva andare in giro, solo che non è un travestito, ma proprio una donna, vestita male da donna, un uomo, insomma, è più donna.



Ve la fotografo: veste cianfrusaglie Vuitton per nascondere le malefatte della menopausa. Tre giri di perlone con la clips di un chilo di Swarovski di buona annata. Il trucco di scena si crepa come terra cotta, le ciglia lunghe come i denti di un rastrello da fieno.



Dopo due anni che lavoro per lei, mi ha detto l'ultima volta: "Lei è la Salvotti?"

"Sì, fino ad un nuovo ordine!" e mi è venuto in mente che prima di allora non mi aveva mai chiamato, ma fatto chiamare. Chissà cosa chiedeva: "Chiamatemi la piccola?" Ma ci pensate? Mi faceva chiamare e mi parlava senza sapere il mio nome! Io non potrei neanche chiedere la strada senza chiedere prima il nome!

Rapporti verticali, i suoi, come in un caporalato: la Cavaliera è come una maestra con tanti bambini o, se vi garba, una mistress con i suoi sub.




Partoriamo delle belle e grosse idee per costruire la sua gloria eterna, che lei fagocita in un sol boccone: sue... nostre... quisquilie tecniche.

Queste damazze hanno una vita professionale talmente dura, che si è costretti a finirle a fucilate per farle smettere, come quei tali che rimbalzano senza fine sui teloni dei pompieri.

Ha anche un uomo dalle sembianze umane, uno civile e umile, che saluta e sorride, unica debolezza: zompa le nonne.

Certo che ci sono in giro dei disoccupati, che non osano più aggredire le fanciulle, ma preferiscono le tardone con i soldi. Sai che carezze la Signora con le dita costellate di bulloni? E' come scopare la grotta di Ali Babà, se non oso troppo qui dentro. Occorre tanta immaginazione per manovrare tanta carne avariata. I maturi signori che corteggiano le vergini sono rimasti tutti nelle collane rosa pallido. Ma sono storie bianche scritte col bianco. La realtà si scrive col fango, sono le fogne a farci da inchiostro.

E quando la Cavaliera dice: "Vado a casa", uno pensa ad una casa, ma credetemi il vocabolario deve essere particolarmente elastico: è una piccola Versailles!

Fratelli credetemi, quella è una che ce l'ha fatta nella vita.

Se decidiamo che uno che ha fatto i soldi ce l'ha fatta nella vita, ecco lei ce l'ha fatta!

Intendo, non è certo della razza delle portinaie, povere cerbere che sacramentano tutto il giorno contro l'umanità che ha la colpa di attraversare il loro portone! Sanno che il ruolo dell'umanità è quello di passare: è come quei cartoni al tirassegno, che passano, scompaiono, fanno un giro nel nulla e poi ripassano.



Mio padre diceva bonario: tutti i giovani dovrebbero essere comunisti. Sottintendendo che poi i giovani maturano e diventano di destra. Io non facevo eccezioni ero con chi urlava: "Basta con i privilegiati!" Ma dato che sono una possibilista di sinistra e anche una possibilista di destra io urlavo solo: "Basta!" o "Vergogna!" che va bene su tutto.

Importante è far parte della storia. Avere brividi patriottici, come quando si recitava "Il Piave" in coro, ora così inquinato, con la schiuma bianca, gli alpini morirebbero di leptospirosi, più che per piombo austriaco.



Ah i Cavalieri, i Cavalieri...! Silvio si alza dall'alcova della sua ennesima amante con un'ombra di barba che incornicia il suo ovale perfetto, con i capelli lucenti già pettinati, non come gli altri che si alzano con la faccia da bulldog e con l'incotonatura. Lui si infila i jeans senza mutande e un maglione grosso di lana caprina, senza la maglietta e senza soprattutto che si scateni la guerra sulla pelle. Infine, senza andare in bagno, via verso un'altra giornata di successo e di amore! Eccolo nano, ma bello, cammina con le zeppe attaccate ai piedi come le geishe. Quando dagli affari passa alla politica cambia linguaggio: un on/off. Da imbonitore tipo Cavaliera, si sposta su frasi: "... ferma condanna..severo monito...crimine disumano...sdegno... stupore...raccapriccio" Dopo queste, bisogna subito far seguire quest'altre: "...impegno comune... volontà di costruire... facendo appello a una rinnovata coscienza..."

E noi lì ad ascoltare con il sospetto che ci prendano per il culo. Non è simpatico, dài!

Dovremmo fare qualcosa. Le marce. Non restano che le marce. Ma per trovare parcheggio è un inferno.

O lo sciopero della fame come quell'indiano con il pannolone. Chiamavano da tutto il mondo con ansia: "Hai mangiato? Neanche la frutta?"

O è utile anche telefonare alla Casabianca: "Guarda che non andiamo mica bene, l'avete fatta grossa in Irak!"

La giustizia non è qui, rivolgetevi al piano di sopra: aureole, arpe, luce.. Qui, se si vuole, c'è solo una grossolana e patetica felicità.




scritto da: samuelasalvotti alle ore 23:49 | link | commenti (19)
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giovedì, 24 gennaio 2008
Un viaggio pieno di sangue
Come nascono i poeti
















“MADAME BOVARY C’EST MOI” Flaubert









“Sono il vampiro del mio cuore, uno di quei grandi derelitti condannati al riso eterno e incapaci di sorridere” Baudelaire















Amici,

ci sono persone che s’aggirano tra di voi che conoscono bene se stessi, gli altri e capiscono presto, anche, come funziona il mondo.







Vedono bene i tranelli di chi se la tira, le bluffate e buffonate del bullo, la finta generosità di chi si offre sempre, la condanna dei broker all’ambizione, vedono i giusti e i pii peccare, vedono i vili eludere colpe e la depressione degli edonisti. Sì, vedono, vedono… vedono te, fratello, che ti dai da fare da matti, che corri, che cerchi e desideri tutto l’oro, la gloria, il successo che si possa! Imbottiti di esplosivo, alcuni non hanno una vita, ma un circo:







Vedono il mondo col suo casino: i dèi mediocri; le case gonfie di cose e vuote di carezze; i casa-e-chiesa; i casa-e-i-figli e i casa-e-bottega;i Clementi Mastelli; le battute di quarta; i centralini intasati; i ”signor ministro le raccomando mia sorella”; gli americani, bambinoni con i soldi; le veline, mignotte col permesso di soggiorno; i quartieri in periferia, tendopoli di cemento; le stesse facce in tivù dall’infanzia che ci tormentano, un baraccone che applaudiamo perché fa un po’ pena; i pranzi dalla suocera; i pideissini; i forzisti; i monarchici; i nikeiani; i pandisti; i porscheristi; i visaisti o gli american expressisti; le riviste gonfie di spot sui profumi; le modelle super e se c’è dietro al divo la foto d’uno normale è tristemente in monclear gonfio, con scarpe da astronauta, i griffati, sponsor gratis, tatuati, contento che gli hanno ripreso mezza faccia o mezzo culo; quelli con cinquanta euro il sabato per la sbornia di droga o liquore, neanche di sesso; quelli che buttano via la domenica per la cosa più stupida che ci sia, il calcio. Cosa frega, eh fratello? tutto questo se uno si sente morire?




Loro vedono tutto, implacabilmente.




Non li compri con niente. Niente gadget, niente capellini o portachiavi, quelli li trovate a due blog da qui. Non si spacciano speranze con loro.

Non frega niente dei Rolex, della moda, della casa bella, dell’auto… hanno altro da fare.



Chi non è loro, non sospetta, perchè non sai di avere il fegato finché non hai una colica, dolcezza.



Possono giocare a far soldi, perché sono intelligenti e vedono in fondo, ma che te ne fai degli applausi se hai dentro un bambino che piange sempre?



Quel bambino erano loro che battevano i pugni sulla porta perché una madre gliela aprisse, ma non l’ha fatto e li ha lasciati fuori, al freddo e soli: la loro madre non ha sentito i richiami e li ha lasciati fuori a vagare nel buio di una lunga notte.



Allora questi bambini hanno pensato che erano troppo brutti, troppo stupidi o troppo cattivi per stare al riparo e al caldo. Forse non hanno diritto, loro, ad una madre.



Quando fanno una foto sembra quella del loro cadavere, gli occhi sono chiusi anche aperti, vengono male.






Si dissangueranno per tutta la vita a implorare sullo zerbino che gli aprano la porta. I nervi sempre pronti, sempre tesi ad ascoltare se qualcuno arriva da dentro, anche mentre dormono, anche quando giocano, anche da grandi, poi, mentre fanno l’amore… aspettano, aspettano, aspettano che qualcuno li faccia entrare.



Se li guardate bene hanno uno sguardo triste, sempre triste, anche quando ridono. Sono come Augusto, uno di quei clown pallidi, magnifici e tristissimi. Chi sta in parte a loro si sentirà finalmente nobilitato, alto, rispettato perché finalmente, sì, da replicanti e cloni sono diventate persone.



La mostruosità è che da piccoli erano bambini che aspettavano, ma i bambini non aspettano mai. Quelli gravi in ospedale, mi dicono, muoiono giocando, chinano la testolina sui Lego.








Quando sono tristi da impazzire questi bambini soli, si cullano, si raccontano storie.





Alcuni fanno una vita parallela, una dentro e una fuori, una storia che continua per giorni e giorni, anche anni.





E la fantasia li porta via.





E in queste storie sono felici, sembrava che qualcuno abbia aperto quella maledetta porta ai piedi della quale dormono e c’era dentro tutto l’amore del mondo, tutto il pane del mondo! Tra immensi sforzi, poi, è duro ritornare alla realtà.





Da grande sono quelli che sembrano creino dal nulla, quelli che ti meravigliano perché inventano e stupiscono nel bene, ma più spesso nel male.



Il mondo gliela passa liscia, spesso, ma loro no, non li freghi, è inutile e insensato quasi tutto, il bambino dentro grida, è l’unica vera, immonda e stupida verità.



Infreddoliti, magri, li vedi aggirarsi in sale grandi della vita, indifferenti, cupi, zoppi.



Vecchissimi giovani, a vent’anni hanno già provato tutta la gamma delle emozioni, dallo spleen all’estasi, dalla disperazione all’esaltazione. Per questo non hanno mai paura di nulla, ma solo montagne di vergogna, che è solo la paura che si veda che sono maledetti, pieni di singhiozzi e di insulti.





Hanno una domanda eterna: cosa resta? Fanno l’inventario. E scoprono che rimane solo una valigia piccola con dentro la faccia della loro madre e qualche canzone. Sintesi perfetta, pulita e lucida, come una piccola scatola di marmo.



Ditemi, cosa avete fatto di male da avere tutto questo dolore?



Eccoli qua che arrivano con i loro piedi sanguinanti: la sottoscritta, Baudelaire, Enrico, Jim Morrison, Roberto Vecchioni.. (provate a sentire ora l’ultimo cd di Vecchioni, e vedrete un vecchio bambino che urla di aprire quella porta!) Janis Joplin ( “Dove hai imparato a cantare così?” e lei: “Ho aperto la bocca una volta e questo è il suono che è venuto fuori”) Jimy Hendrix (un angelo dalle ali di quattro metri), Pascoli, Flaubert, Proust, Marilyn Monroe, Lucio Dalla ... quanto sangue, Dio!






Con ossequi, vostra Salvotti Samuela.




scritto da: samuelasalvotti alle ore 19:01 | link | commenti (15)
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giovedì, 03 gennaio 2008
ODIO! OH DIO! HO DIO!











Ricordo quando l’ho conosciuto: “La dottoressa Salvotti?”


“Lei stessa!” e gli ho porto una mano volonterosa, valorosa e vigorosa, lui l’ha esaminata prima di stringerla, non si sa mai che ci fosse la scossa.



L’ho audizionato per un pomeriggio intero, pensavo di festeggiare in quella stanza il trimillenario della nostra civiltà o il domani all’aurora: gli ho dato tutte le informazioni che voleva e, credetemi, una parte di me muore ad ogni domanda stupida. Era un interrogatorio, un muro altissimo di “perché” e non si arrivava mai al “poiché” , tanto da me sperato!



Alla fine sfinita gli ho detto: “In bocca al lupo, soldato!” non l’avessi mai detto! “Soldato? Quale soldato?”, stava riprendendo.



Allora per capirci è piccolo, molle, grigio, ma anche senza calore e colore e ha l’aria di uno alla quale la vita si è permessa di fargliene di tutti i colori. La sua ragione sociale è una fallimentoleria: è sicuro che ci sia stato un errore nella distribuzione dei ruoli sociali e che il suo posto sarebbe su d’una Ferrari: crede d’avere una sfortunaccia nera, il povero cristo, ma chi gli spiega che è lui che se la cerca con perseveranza come Diogene. Bisogna avere la bussola negli occhi per andare dalla parte giusta e lui l’ha dimenticata sul comodino nell’altra vita.



Non gli ho chiesto del suo passato, ma potrei costruirvela in prosa e non mancherebbe neanche una puttana di ora! Ma che dico, un minuto! Vi risparmio la sua gioventù, la sua unica fidanzata che si pepava il naso sotto il suo che pensava a una nuova cura contro il raffreddore, una di quelle che si truccano appena: con lo strato di fondotinta che si spalmava in faccia avreste potuto ridipingere la vostra casa di campagna; vi risparmio l’acquisto a rate del frigo; le fotine incasellatte per cicli di ere che ha in un cassetto, in cui c’è solo lui, purgato di vari anni, con la sua banana in testa più svettante di ora; vi risparmio quando ha fatto il callista alle “Piccole Suore dei Poveri” per arrotondare e la volta che ha aperto incautamente la porta ad uno sconosciuto.



Vita tristissima e ritiratissima la sua, esce alle sette di mattina, rientra alle sei di sera, dorme due ore, dopo di che va a comprare la cena, mangia solo una volta al giorno, poi televisione o, a giorni alterni, navigazione in un “internet point” su siti in cui si possono sposare russe, che ha calcolato sono le meno peggio. Ma le russe non ci cascano. Così da anni.









Sono sicura che è costruito su un mucchio di immondizie, un mucchio di vecchi bidet crepati, di dentiere rotte, di carte sgualcite.. Ah le carte! Se ci pensate bene, fratelli, sono le carte le nostre vere vergogne! Sì, le carte: le lettere di partecipazione, le lettere delle banche, gli atti di nascita, gli avvisi mortuari, gli annunci, i manifesti… più carte, più forma e più fallimento, le uniche che salverei sono quelle dei libri e quelle arrotolate nei gabinetti.



Da quando l’ho conosciuto s’è scatenato l’inferno per me: lui è lo stesso che ti parla del tempo per tre ore, dopo due minuti ti chiede un favore e prima di andarsene ti saluta dicendo che arriverà la lettera del suo avvocato in cui mi chiederà un braccio per risarcimento di non so quali danni.



Lo bloccavo con la schiena contro il muro e gli chiedevo gentile: “Scusa perché mi hai denunciato e chiedi la mia collaborazione?”




“Perché?”



Si sono creati dei clan nei suoi confronti, alcuni credono che sia pazzo, altri che sia estremamente logico. Forse è la stessa cosa.



Ma lo è talmente da essere una vera carogna. Spingerebbe fuori dal marciapiede la sua vecchia mamma solo per prendere l’assicurazione. Non è feroce, non è un sanguinario, è solo logico: la mamma è vecchia, non serve a nulla, sotto un tram finisce di soffrire e lui ha il suo gruzzolino.


Vi ricordate quel bresciano, Gatti, che ha ucciso i suoi zii per prendere i soldini? Un-niente-affetto-tutta-ragione. Ecco! Lui è uguale a lui.



Questi esemplari iniziano a fare ragionamenti a catena e da un petardo arrivano a conclusioni da bomba atomica.



Sono in genere soli al mondo, senza un’anima che gli dica “ma sei scemo?” e quindi una mattina, mentre noi stiamo a sbadigliare come carpe, loro eseguono freddi i pensieri di lunghe notti insonni, pensieri di un cervello simile ad un chewing-gum troppo masticato.



Semplicissimo no?



Dato che il vento soffia da ovest e che il filetto di bue costa trenta euro al chilo, trovate l’età del capitano.



Quando rimango a tuperttù con questa ferita umana, se così posso esprimermi, -ma chi me lo proibisce?- capisco che devo isolare l’uomo, ingrandire la testa e bisogna parlargli con piccoli e freddi messaggi logici: “Signor Tuttotesta, ti distruggerò, stop. E ho mangiato molto zuccherato stamattina, stop. Telefona all’avvocato e digli di risuolare le scarpe per viaggio lungo e articolato, stop. Nonostante la tua faccia di merda, cordialità, stop. Dottoressa Salvotti”



Io che amo gli incendi umani, i Van Gogh fatti uomo, gli istinti puri, i caldi passionali, non riesco a digerire un essere a sangue freddissimo.



Io non odio nessuno per sempre, ma molto provvisoriamente. Ecco questo signore lo odio da morire, in maniera disumana.



“Non mi credi se ti dico che sei un povero fesso, vero?”, vorrei dirgli. E’ fesso da piangere.



Ha lo sguardo sempre evasivo, sfuggente e scappante. Non osa guardarmi ed è un’astensione meritoria: che evada pure verso panorami più rosei, io sono una biondina orgogliosamente nera!








Gli ho detto: “Sai che cosa ho sentito dire?”



“Oh, la gente è così cattiva!” Povero pinocchietto che amputa arti e demolisce ogni psiche che incontra, ma si crede una vittima!



“Piantala detrito!” batto un pugno esasperato.



Diventa grigio pallido, come un cataplasma di farina di lino ( ed ha la stessa consistenza). Quando ha paura si gonfia, sembra una scimmia malata di adenoidi e parotite. E’ orrenda la disperazione sui rimbambiti! Dio, dalla solo a quelli svegli!



Lo guardo così intensamente che quasi lo foro sulla pelle come una padella delle caldarroste. Sembra docile ma è tutto pronto a sostenere un assedio, il cialtrone, non capisce, ma sente paura e dà l’allarme al suo sistema di difesa.




Fa bene, sto issando le vele. Odio gli appassiti e lo guardo senza pietà: è più pauroso di una zitella al suo primo incontro.





Se morisse, nessuno se ne accorgerebbe. Non è amato da nessuno. Nessuno può amare un oggetto di carne. Eppure, lo dico per principio e non per convinzione, avrà nella vita uno scopo anche lui.



In un concerto, per esempio, c’è l’ultimo degli ultimi che suona il triangolo, giusto? Accanto magari il potente timpanista circondato dai suoi calderoni che sembra mescoli un infuso. Se il primo andasse a pescare con il suo piccolo appendiabiti per bambole sarebbe lo stesso? Ebbene, no! Villico manca qualcosa. Si ode il suo silenzio nell’immenso universo, si sentirebbe un rimbombo nella via lattea. C’è un’assenza, tutti hanno un’assenza, anche i fessi, persino io. Vi mancherò quando non sarò più qui a scrivere con la mia bic a dieci colori (assortiti al colore del mio slip) e rimarrete più soli.



L’assenza è un piccolo inno fragile e dolce. Il suo è una nenia


“La gente dice che sei insensibile come la pelle di un elefante, ed è vero: io ti ho aiutato sempre e tu mi dai delle pendenze giudiziarie, molto pendentissime! Come cazzo fai?”, dico.



Fa un urlo insensato che straccia i nervi: “Ci sono delle persone che mi vogliono male”, come me, penso.



“La gente mi grida ingiurie, ammetterai che è brutto!” ammetto.



Me lo mangio senza cuocerlo: “Lo sai perché, giovane? Perché sei un vile e in più un traditore, anzi una cosa include l’altra!”



Ho scoperto che dire vile ad un vile non si offende, se lo dicessero a me, passerei tutti i miei giorni restanti a dimostrare il contrario, è un insulto insopportabile, (questa è la classica zappata sul classico piede: avviso tutta la cittadinanza e mi espongo da matti!)



Mi stanco anche a guardarlo e per parlargli devo depositare su una sedia la parte di me più simpatica e comunicativa.



E’ così mellifluo che sul muro, all’uscita da casa sua, si leggerebbe “non è che un arrivederci”.



Scriverei molto di lui, perché non so come spiegarvelo: è uno che non vede le stesse cose che vediamo noi. Occorrerebbe un buon psicologo per sistemarlo, se è sistemabile, ma uno con i cassetti pieni di diplomi e di specializzazioni.



Vuole sempre parlare con quel suo tono da muezzin in preghiera per farmi capire i suoi ragionamenti, ma è troppo soporifero: con lui sembriamo tutti punti dalla mosca tze-tze, sembriamo dei boa che si sono mangiati una famiglia intera, compresa la nonna. Io in genere dormo quando devo dormire e sto bella vispa per il resto del tempo. Non dico che cammino con i piedi sul soffitto, ma non sono una larva, eppure quando attacca il suo “gnegnegne” darei il mio vestito a festa per evitare lo sforzo di ascoltarlo: "Sai, ho dovuto farlo, ho bisogno di soldi per comprare una poltrona Frau e ho pensato che se vinco la causa con te, prendo una bella sommetta!" se lo toccassi è freddo come il naso di un cane.



“Ci sarà la conferenza a quattro. I quattro grandi. Siamo gente solida. E ci saranno conseguenze nel mondo! E tu mi vieni a fare il solletico?”, dico con tutte le pause perché s’impregni bene la paura.



Quando si è scelto di essere dei duri non potete aspettarvi che io ricami tovaglie dietro tazze di tè. (Insisteranno per appioppiarmi il nobel per questa frase.)



Lascio a lui il compito di abbellire la storia, un bel romanzo a puntate, un drammone che fa la gioia degli impaginatori: quando si ha a che fare con gli ansiosi, bisogna essere vaghi e oscuri, il resto del lavoro lo fanno loro: nelle lunghe ore notturne calcolano, valutano, faticano su tutte le ipotesi.



Ad un certo punto io non ce la faccio più a vederlo e così gli dico: “Perfetto!” che si deve tradurre: ho finito, puoi trasformarti in corrente d’aria.



Gli sorrido come una collana di perle vere.









NOTA A MARGINE: Parlare di sentimenti come l'odio non è comune e non è politicamente corretto. Andrò incontro alla disapprovazione di molti. Ma davvero l'unico modo che io conosca di combattere l'odio è riconoscerlo. Provarlo non è una colpa, è una colpa non gestirlo. Tutti i guai del mondo nascono dal non riconoscerci i sentimenti negativi, l'odio, la rabbia, l'invidia, la gelosia. Bisogna dare un nome a tutto, dare un nome vuol dire recintare una cosa, dire che cos'è, dire anche che non è un'altra cosa. Il diavolo nella bibbia scompare quando lo si nomina.






scritto da: samuelasalvotti alle ore 12:20 | link | commenti (23)
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venerdì, 28 dicembre 2007
articolo in stile




STRAVECCHISSIMI





Dopo me stessa, ciò che mi commuove di più è la vecchiaia. Dovresti vederli certi anziani alla messa del sabato sera. Lei che ha già innaffiato i gerani e preparato i piatti voltati in giù della cena. Lui ha lavato l’auto ed è poi passato dal barbiere tagliato alla moderna.



Coi loro modi cordiali si sono messi nel flusso tranquillo del traffico prefestivo.



In genere i coniugi anziani parlano poco, lei dirà che ha la testa in disordine, si farà la messa in piega quando verrà il figlio, lui posteggia alla fine col sedere dell’auto un po’ fuori, ma lei gli fa capire che è sempre in gamba solo aggiustandogli il colletto della camicia, un tocco di due dita, giusto una carezza ruvida.



Camminano senza fretta, uno in fianco all’altra, lei ha la borsetta sul braccio, il gilè sull’avambraccio se caso mai viene su l’aria della sera, lui con le mani libere come un ragazzo.



Se hanno un figlio, è andato in America. O qualcosa del genere. Partito una sera con il minaccioso cipiglio del guerriero pronto a tutto, perché l’America fa sempre un po’ paura, è poi ritornato una mattina con l’accattivante sorriso dei venditori.



Che racconterà lui a loro?



Che racconterà? Io racconterei di prati verdi, col suo bel sole giallo e di ombrelli di multicolori, piuttosto che di treni veloci come aerei, computer, videi, cemento, gomma…, cioè di solitudine e povertà, come diceva Borges: “Gli americani si sentono molto soli e continuano a comprare, a comprare, a comprare…”, qualche milione di acquirenti, un medioevo sociale, insomma, quanto il nostro medioevo tecnologico.



Ora immaginate il figlio invecchiato. Immaginate il figlio che si è stancato di stare al passo, di leggere, connettersi, viaggiare, che si rilassi che pensi alla poesia della vita o a quel po’ di miracolo che c’è.



Tutto d’un colpo verrà tagliato fuori, perderà il giro della giostra, sarà non vecchio, ma straveccchissimo, un anziano più anziano degli anziani di ieri.



Per millenni abbiamo fatto una cosa per volta, ora inizia la generazione in cui si dà per scontato quasi tutto.



Passeranno la vita, alcuni, più che a funzionare, ad essere quasi sempre pronti a funzionare: il tempo solo di finire l’ultimo manuale.



C’è chi mollerà e perderà il passo di chi è perfettamente informato, in formato ed in forma.



Alcune diventeranno di botto delle nonne che leggono le favole di Calvino ai marmocchi.



Perché, insomma, vi faccio osservare quanto segue: chi riempie il mondo, chi si fa o chi non si fa?, chi si adegua o gli altri?, chi stanno scomparendo i tecnici specializzati o le nonne rincoglionite? Quale specie ha distrutto l’altra?



Nella mia mente c’è il contrario dell’efficienza, il concentrato dell’opposto alla precisione, l’astrazione, sì, ma, in fondo immaginate cosa succedequi dentro, che combinazioni di pensieri, che soluzioni imprevedibili, che equilibri pericolanti, che miracoli mentali, che strana poesia

...








scritto da: samuelasalvotti alle ore 18:28 | link | commenti (13)
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giovedì, 06 dicembre 2007
poesia, poesia sembra che non ci sia..








Mi basto a me stessa.




Perchè mi appassiono a quello che dico.

Fare ciò che che si vuole, perchè si vuole e per nessun'altra ragione.








"[...] il tuo spavaldo timido oscillare

sui tacchi, controluce." *


.. perchè c'è chi non cammina, oscilla.








"(...) mio affamato,

tremante,

altero

amore!"*




Ogni terzo pensiero, rido. Con tutto quell'amore in giro!



*il grande Raboni, citato ricordandolo a mente




Ho un amico scrittore che mi sbraita: "Preferisci la velocità, all'altitudine!", si riferisce alla scrittura.

Ho abbassato il livello della prosa, fratelli, e l'altitudine si è alzata, lontana da me. Nell'altitudine ci stanno gli dei, gli altolocati. Sotto, io. Insieme alla plebe. Nel girone dei bassolocati.

Gli ho detto che il mio blog è un aeroplanino che va a una velocità di crocera di 500 k/h, ha un'autonomia di 8 ore,4 minuti e 3 secondi, può trasportare 207 persone più un bambino, è provvisto di tutti i confort: un kolcoz, un poligono di tiro, un marciapiede biciclettabile, una sala da ping-pong e un deposito bagagli.

Ok?

Bene, grazie.

Dato che non ho avuto il tempo di vedere dove è questa puttana di una base, mi poso ogni qualvolta come una foglia in certi posti che sembrano palmi di mano. Come dire: non so dove vado, ma questa è la mia strada.

Oh, scrittore, cara piccola bestiola, come vorrei portarti nelle praterie sterminate sopra queste nuvole malaticce, come le godresti cocco!

Invece volo basso, sopra a case che ballano prima di crollare come al cinema, con i tetti che fanno gli aquiloni e le mura che si aprono a portafoglio.



Pulitevi i piedi sullo zerbino nell'entrare nel mio blog, messeri. Non è poesia, lo so. Ma dignitosa prosa.

E' una scelta. La poesia la amo, ma mi isola.

Vi socchiuderò l'uscio come un'ostrica che avete dimenticato sul radiatore.

E vi facco fare un giro per il mondo a bassa quota.

Posso dirvi che oggi ho scoperto il mio grosso collaboratore con su le ginocchia una mia grossa cliente, erano là in fondo alla stanza, come due polipi in fondo ad una barca.

Come se un buddha palpeggiasse una buddhona. Aveva, ragazzi!, la mano scivolsa e il bacio a ripetizione, come un picchio.

All'inizio pensavo ad un miraggio. Ma un miraggio è un fenomeno di ottica dovuto alla disuguale densità degli strati d'aria e quindi era improbabile. Allora quel mucchio di cellule adipose erano vere!

Perchè in una folla immensa un grassone deve perdere la testa per una grassona e per di più cinese.

La signora: alta un metro e cinquanta (da terra), una credenza umana, panciuta e paffuta, con un viso come il sedere di un sarto, due graffi per occhi e un terzo per la bocca, un buffo tubero che bisogna decidersi a chiamare naso, capelli grassi, unti, talmente che se si esponessero troppo al sole friggerebbero.

Il pudore mi induceva a battere in ritirata, ma la mostruosità era tale e tanta che ne subivo il fascino, avevo raggiunto la rigidità mortibus. E' stato un istante, ma lungo come la vita di una portinaia. Ho pensato: se mi becca, fingo di essere svenuta, mi tasterà il polso, mi farà il solletico, mi infilerà un dito nel naso ma io sono svenuta appoggiata al muro.

Visto da dietro il pirlone sembrava una parrucca girevole, sembrava, inoltre, che avesse il "delirium tre mens sana in corpore sano" e, infine, sembrava quello dell'aspersorio. Insomma si girava un bel programma dal titolo: grasso impazzito.

Ho dato un colpo di tosse per annunciarmi. Non c'è niente di più doloroso dello scioccare gli innamorati nel fiore delle loro espansioni: si rischia di provocare un trauma del sistema tubolare.

"Tutti i suoi guai derivano, signora, da una stitichezza cronica!" ha detto per darsi un tono il mio grasso San Giovanni Battista, detto il San Bernardo.

"Clede?" ha risposto lei con la stola di volpe disargentata tutta storta.

Poi lui ha capito con tristezza che avevo visto e mi ha detto, finto spensierato: "Samu', se tu fossi venuta un pelo prima ci avresti disturbato! Io e la signorina ci siamo scoperti una comune inclinazione talmente inclinata che siamo scivolati in orizzontale" e ha cullato il suo tombarello di lardo, che non è più una ragazzina, anche se è ancora cinese.

Il ciccio faceva guliguli sotto il centesimo mento della signora, ma li ho rimessi in circolazione come i vigili quando fanno con le braccia le dieci e dieci.

Nel passare ho sentito il suo... perchè gli uomini non hanno tutti lo stesso odore?

Ma prima di ritornare a lavorare l'ha voluta salutare: "Sono le donne come te che mi fanno amare la Cina, sei l'orgoglio della nazione, piccola, ma soprattutto non dimagrire: finchè avrai i roploplò la mano dell'uomo si chinerà su di te. L'uomo quantunque cinese, detesta lo spigolo, più è grassa la sua dama e più ha la sua soddisfazione, anche se è un cinese! Torna ora dal tuo uomo, che ha il suo bell'essere cinese, lascialo mingere nel giardino per non macchiare il tappeto" e dopo il sermone, ha deposto l'ultimo bacio sui tagli: occhi e bocca.

Tutto era finito. Siamo ritornati ai nostri severi lavori.

Il mio abbondante amico è del tipo che se gli viene un'idea, una forte, una profonda, si ferma. Si immobilizza e dovete vedere il suo occhio! L'occhio di un uomo può essere impressionante, quello di un serpente anche, ma, fratellini, quello di questo signore quando ha un'idea è l'occhio di una macchina, non è raccontabile. E' l'occhio del nulla. L'occhio dell'indifferenza integrale. E' una tela di Salvator Dalì, un disegno di Procop, un incubo futurista!

Si è bloccato ad angolo retto sopra di me e ha fatto un fischio da cui è uscito un proiettile di saliva sopra la mia testa, come un disco volante. Io mi sono insaccata fra le spalle aspettandomi il getto addosso. Infatti mi sono cadute gocce a ventaglio come stelle filanti.



Dentro, si vede, è pieno di sangue fresco, quest'uomo!

"Non ti sognerai di raccontare sul tuo blog anche questo insignificante episodio, donna!"

Più ci pensava e più capiva che nulla mi avrebbe impedito di scrivere quello che voglio.

"Altro che sprofondare! (vedi precedente post)" ha urlato " ti faccio raggiungere il centro della terra! Ti faccio vivere tutto Jules Verne! Ti presento a Mefisto, ragazziiii'(na)!" era l'omo! Più trionfante e altero di un gladiatore pronto alla vittoria!

Signori, quando sono con il mastodonte siamo sempre un po' nel campo del sovrannaturale, nel campo dello smisurato, dell'impossibile, del fantasmagorico! Roba da gridare, da belare, da prendere o lasciare!

Con lui è come essere sulla luna (chi mi rimborserà la benzina?), si cammina su un suolo morto, pieno di crateri e in alto gira il pianeta Terra nel velluto nero, con il suo continente americano simile a due costolette sovrapposte, con l' Africa sormontata dalla mia Europa! Vedo l'Himalaya come vedo voi, con il suo Everest, così piccolino che mi commuove. Insomma vedo il nostro globo che brilla come il mappamondo sul comodino da bambina con la luce dentro.

Ululava come una sirena: "Altro che onnipotente! Ti ... ti...!"

"Dolcezza, ma non vedi che sono una venditrice di fumo, un'analfabeta, una sbruffona? Chi vuoi che mi legga? Chi vuoi che mi connetta, mi innesti, mi tubi? E' come se chiamassi : 'Ohè, amici, c'è qualcuno?' Ma non vedo mai nessuno dietro alla vetrata del monitor!"

"Mi ci piacerebbe abbastanza!" nella sua lingua.

Sentivo passare una scarica di punti esclamativi, lardellati da punti interrogativi: "Basta con le bischerate! Stavolta do le dimissioni dal lavoro e torno a casa!"

"Dài grosso!"

"Me ne fotto! Mi rifiuto che i miei genitali girino per l'eternità!"

La sua arrabbiatura è comprensibile, ragazzi. Chi mai in circostanze del genere riuscirebbe a conservare il proprio self control?

Solo io, con la mia calma posso addolcirlo: "Il mio blog si autodisintegrerà, c'è un bottone rosso sopra il tergicristallo del monitor che un volta schiacciato saltiamo tutti in aria, tutti i post saranno perduti quando saranno le tredici e venti del duemila e dieci. Sorveglia, ciccio, la lancetta dell'orologio."

"Non t'azzardare a scrivere una parola di quello che hai visto! Potresti perdere un collaboratore!" quando parla ha la bocca che ricorda la masticazione pensosa dei ruminanti. Ha bisogno probabilmente di udire la sua voce per sapere di esistere, il panciuto.

Il fatto è che è una vita che vedo poeti chiusi nel loro giro elitario, pochi tra pochi, che si piangono e commuovono tra loro.

Voglio il casino della gente, voglio che mi si legga e mi si parli e sparli. Dopo un mio post, c'è chi mi cronometra, mi verifica, mi vaselina, mi borotalca, mi coccola, mi stetoscopia, mi maledisce.

Lo preferisco che vedere il mio solitario amico scrittore invecchiare sempre con i suoi pochi amici soli scrittori: soli scrittori amici, scrittori solo amici, amici scrittori soli.

La poesia è una cagna magra, puoi subirla o servirtene: c'è gente che le ha dato la vita e c'è gente che l'ha ammansita, giocando con lei senza farsi del male.
























scritto da: samuelasalvotti alle ore 11:53 | link | commenti (23)
categorie: poesia
giovedì, 22 novembre 2007
SUPER SS





La Samuela, beneamata e benevenerata, è a bocconi nella polvere.

Ma si può?

Chi conosce la Samuela, la sola, la vera, l'unica, sa che nella polvere sta il tempo necessario per rialzarsi, senza perdere un pelo di secondo.

Pregando Dio e il suo brain trust che nessuno mi abbia visto mi alzo con lo slancio di una molla schiacciata.

Io sono minuta ma vistosa, mi si addocchia già a un chilometro, sarà che ho una camminata fortemente culattata, purtroppo, o sarà perchè guardo con occhi scintillanti di volontà e intelligenza, eppure, se voglio, certe volte mi mimetizzo con il mondo, divento del colore del mondo, "tone su tone", o, se preferite, vado dietro ad un paravento su misura come quando si è dietro allo schermo della radiografia.



Non solo scappo alla presa della vista, ma, sempre se voglio, addormento, anestetizzo, produco bebè rosa, mi piazzo nella corsia centrale del cucù di alcuni.

La prima volta era con la professoressa di disegno da bambina, l'ho buttata nel sogno. Ricordo che mi sono avvicinata guardandola bene negli occhi senza smettere mai e poi... meraviglia delle meraviglie!, ho sentito che la sua mente è volata da una parte e lei dall'altra. Ho scoperto che ero soporifera. Un'anestesia impeccabile.

Le ho detto di darmi la sufficienza a quel disegno perchè era bello, non imperiosa, ma decisa sì e me l'ha data e poi, pensando che fosse frutto di una coincidenza, le ho detto che "i suoi occhi ballano al ritmo del neon" ho usato il presente indicativo non il futuro, nè il condizionale, nè il congiuntivo: non era un'ipotesi, ma già realtà.

C'era, infatti, un neon che tremolava in alto e lei ha avuto gli occhi che si schiacciavano al ritmo della luce.



Dopo quella volta ho riflettuto a tutte le cellule. Sinapsi a tavoletta: in certe circostanze mi rimane la testa degli altri fra le mani. Il corpo si affloscia e va in automatico perchè senza guida. Era fantastico, nel senso di fantastico e anche sconvolgente di crudeltà.

Decollavo, in tutti i sensi: sia volavo e sia facevo divorziare la mia vittima dalla sua testa. Gliela ritornavo incartata.

Da allora ho depositato tante teste ai miei piedi, crollate una ad una, alcuni con poca fatica, come pere marce, altre ho dovuto lavorare sodo.

Avevo 12 anni, la prima volta, morivo di noia e tristezza, in una scuola di suore, di botto sono diventata la Samuela delle grandi giornate: ragazzi, l'azione è più importante dello stile. Quanti studiano come saranno quando saranno e non si decidono a essere!



Da ragazzina banale, che non riusciva mai a farsi accettare da preti e suore, ero diventata per me stessa un'eroe, mi ero vestita di bianco brillante. Vi mentirei se vi dicessi che sembravo superman in gonna, ma correndo forte per i corridoi (meglio nel metrò) alle ore di punta l'illusione sarebbe possibile.



Ho incominciato la mia prestigiosa carriera di fregona della lucidità altrui. Quante volte ho chiesto a menti addormentate azioni inutili, irrisorie e ridicole! Perchè solo questo posso chiedere. Decine, centinaia di volte, non so più.

La tecnica è semplice, provatela: dovete essere forniti di un paio di occhi profondi, ci si avvicina infilandoli già da lontano nei loro, bisogna far presto e non troppo presto; poi gli si rovescia in faccia delle parole che se sono senza senso aiutano la fatica di stare svegli. Il canto, un leggero canto spensierato, poi alla fine è obbligatorio.

La bomboniera è fatta per capire, se non capisce può accanirsi, ma anche può crollare: un colpo secco di parole sicure ed ecco il silenzio, la tranquillità e il riposo.

Ora puoi parlargli con i sottotitoli che l'altro è in trasmissione diretta. E' uno spettacolo, ragazzi! Una volta mi sono fatta bella con un amichetto, gli ho detto che avrei fatto crollare su una panchetta il profe di educazione fisica: tremava maledettamente alla fine e mi guardava con uno sguardo allucinato: gli apostoli non dovevano guardare diversamente Gesù.

Io sono il coraggio incarnato, fratelli. Vado fino in fondo di quasi tutto. Per questo mi succedono le cose strane.



La vita in fondo è di coloro che vivono controcorrente. Data l'orribile negligenza degli urbanisti, - guardate che faccia che hanno i ministri dei Lavori pubblici! -, bisogna viaggiare di notte e contromano, poichè tutti gli altri si precipitano verso l'entrata principale come evasi!

Inoltre bisogna imparare a viaggiare sia con i cingolati, sia a volo di una farfalla.

Il cingolato per non lasciarsi impressionare da nessun ostacolo. La farfallina è il mezzo per quando si è aperti in campi bagnati dalla luna. Lapalisseggio, lo so. Mi prenderei a calci nel sedere, parola di me.

Comunque, sui biglietti da visita potrei mettere: "Sonniferatrice professionale"

E non venite a dirmi che l'avete letta da qualche parte perchè vi sputo in faccia.


Per onestà devo dire che la mia magia non funziona con tutti. Non funziona con quelli non del tutto vivi e non del tutto morti. Anche con quelli ansiosi, quelli che hanno una pelle pieghettata come un paralume dalla fatica del pensare: il loro cicaleccio mentale supera il rumore del mio sguardo eloquente. O quelli austeri, che non provano più il piacere di mangiare come porcellotti da quando erano bambini, ecco questi che hanno le guance che si toccano all'interno della bocca e con le orecchie che dalla magrezza sono diventate a sventola come due tristi ali e le labbra strette come un foro nero, ecco questi, dicevo, sono dei controllori, sono dei cecchini che, zac!, aspettano un tuo errore per evirarti la lingua, questi, no, non li addormenti mai, devono fare il loro idiota lavoro di guardia.

In compenso gli emotivi, gli artisti, i bisognosi d'amore, gli estenuati dalla noia, gli ambiziosi, i malinconici, i boss, i venditori di case, ecco questi saltano volentieri sulle mie mine.

Signori, vi devo dire che a guardare così intensamente la gente è anche uno spettacolo sinistro e infetto: 'sto uomini e donne intontiti da me, che luccicano sotto la crudele luce elettrica del miei occhi, diventano spesso spettri, vedo oltre alla loro vita, trascendo: provate a fissare un istante qualsiasi uomo e vedrete sprigionarsi il suo cadavere, come si scorge il fondo di un fiume quando il sole ci picchia verticale: alopecie, crateri, denti sfogliati, gli zebedei appassiti, due fori al posto del naso e membra riviste e corrette.



Certe volte a guardare così forte mi rendo conto che alcuni non ne hanno per molto, hanno lo stesso sguardo del salmone che servono al levar della cupola nei pranzi di lusso. Vedi che istintivamente funzionano in economia, per risparmiarsi: "Che la pace sia con te, dolcezza!" direi ad alcuni.

Tutte le teste sono d'ossa, la carne è solo un'illusione, un belletto leggero che si slava e cancella al primo temporale. Insomma, fratelli, la canzone la conosco fin qui, per quando arriverà il ritornello, anch'io, dovrò improvvisare.

Il buon Mario, ora, ha gli occhi sgranati e bela cavernoso: "Por...Put..!"- punteggio per non turbare i lettori pudibondi - "Questa la conosco da quando eravamo bambini e non mi ha detto mai nulla di nulla? Ho mai saputo di frequentare maga Magò!"

La sua meraviglia è sempre fisica. Quando lo colpisco lui mi si lancia addosso e mi salta nelle braccia, mi manda a gambe all'aria come avessi una bestia nel petto.

Ecco perchè sono nella polvere, il mio fedele ammiratore è così reattivo che si lancia come una diga che crolla: deve trascinare tutto fino all'estuario, è peggio del mio peggiore nemico!



Ora sono diventata una signora seria, Mario. Non faccio più birbate. Vorrei addirittura avere dita da merlettaia per toccare l'esistenza altrui senza violarla.

Però nelle lunghe ore in cui non posso giocare ecco qualcosa ancora opero per superare la noia. Quando mi accorgo che giro in tondo, in un grande tondo, ma sempre in tondo, inizio a odiare le circonferenze chiuse e col cingolato che dissi posso scomparire nel seno della terra nutrice, entro in essa come in un forno a temperatura corporea e divento abbastanza onnipotente.

Sono andata a sentire una poetessa, per esempio, una vera, con i guanti neri, vestita di nero: è la tipica divisa della donna che dice: "Ah, voi non capite quanto la mia vita sia profonda e lontano da voi!" Patrizia Valduga, inutilmente bella perchè indifesa dalla sua voglia di soffrire.

Declamava sulla morte del padre con un fil di voce:

"Per otto giorni, otto notti nere,

immobile, schiacciato sulla schiena...

Più giù, ancora più giù devi cadere,

non ci sono più limiti alla pena...

Tu non potevi più nemmeno bere

e chiedevi com'era la mia cena,

quel po' di vita ancora di doveri

era per noi, per noi i tuoi pensieri."

Da lontano la guardavo intensamente e sentivo l'energia arrivarle, è un lavoro minuzioso e pericoloso, perchè potrei elettrocutare altri: eravamo tutti immersi nella sua stupenda poesia, i respiri ansimanti formavano un fondo sonoro sotto la sua voce flebile.



Ad un certo punto, non so se mi sembrasse o fosse vero, si rivolgeva a me. Ho voluto che lei mi urlasse la sua agonia affettiva, che mi dicesse della sua angoscia concreta, concreta, concreta! E' spaventosa come situazione, lo so, chiedere di dire simili parole, sì lo riso!

Ebbene, appena gli ho porto il suo libro per farmelo autografare mi ha gridato forte, fino allo spasimo, buttandosi addosso a me: "Se tu sapessi! Sono tanto sola! Oh, se tu sapessi cosa provo!"

Sissì, i miei radar hanno maneggiato le loro orecchione per individuarla!





scritto da: samuelasalvotti alle ore 15:15 | link | commenti (25)
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lunedì, 05 novembre 2007
CHI RESTA ?






Una delegazione è andata all'oracolo di Apollo, il più serio, il più potente, come la nostra ANSA e gli hanno chiesto: chi è l'uomo più sapiente del mondo?

Come al solito c'erano le sacerdotesse ubriache che annoiate hanno detto: Socrate.

Lo hanno processato. Ma non avevano voglia di condannarlo a morte.

Non ha fatto nulla per salvarsi, anzi, bello, dritto e sicuro ha detto: credo negli dei, in Giove e Giunone e tutti gli altri, ma c'è un altro Dio infallibile dentro l'uomo, un "daimon", un diavolo-dio, che se lo ascoltiamo impedisce di fare del male a noi stessi, che è il senso della vita, che ci rende felici, forti e eroi.

Lo hanno pregato di attenuare, per favore, almeno un po'...l'hanno dovuto di malavoglia condannare a morte per ateismo.

Lui alla fine ha detto: « Ma ecco che è ora di andare: io a morire, e voi a vivere. Chi di noi due vada verso il meglio è oscuro a tutti fuori che al dio. »

E si è bevuto tranquillo la sua cicuta.












In genere il martedì ( ma anche il mercoledì) da anni ho un appuntamento: tre psicologi tutti per me per studiare le strategie di vendita, la psiche dei venditori, ma anche "per vedermi radiosa" come dice chi li paga.

Mi vuole con un sorriso da ballerino di tip tap, non importa se vero, importante che fenda il viso da un'orecchia all'altra, come se avessi appena scoperto un giacimento di uranio in bagno e uno di petrolio sotto l'acquaio.



Prima o poi costringo questi smerciatori di saggezza a chiamare la madre, anche se si meraviglierebbero assai se apparisse davanti a loro.

Scommetto che fuori, nel sentire la transumanza ( il vocabolario, fanciulli!), qualcuno mette l'occhio a livello della serratura. Quando faccio l'ultimo sospiro, la rappresentazione finisce. The end. Li lascio con gli occhi cerchiati come l'esercito francese a Waterloo.

Scendo le scale e c'è sempre uno alto, magro come un fachiro, la bocca a colpo di roncola e con palpebre bombate come una rana, giù al primo gradino, che mi dice: "Tutto bene, lassù?" Stamattina gli ho detto: "Benissimo! Al ritmo con cui vanno le cose non solo si può sperare in un bambino, ma in veri cosacchi!" Vedo allora i suoi occhi imbrogliarsi come un mazzo di carte rovesciato. Si addossa al cofano della macchina e resta con le braccia a penzoloni in attesa di un secondo cazzotto vocale, che gli risparmio. Lo espello dalla mia vita. E' sicuro d'assistere ad un'orgia auditiva ogni settimana, l'austero! Perchè deluderlo?




Certe volte ho un'insopprimibile curiosità verso gli esseri umani e vorrei essere un'autorità per poter chiedere le loro scartoffie, sono sicura che ricostruirei tutta la loro vita, minuto per minuto. Questo spilungone sta cercando di pulire il mondo scabroso, di sicuro. Penetro, poi, verso l'orizzonte mentre sento sulla mia nuca la sua interessante prospettiva colpirmi come un colpo di un calcio d'una pistola.




Il titolare è al corrente, come dicono all'Enel, perchè gli faccio sempre una bella cronaca disordinata di quello che succede e si mette a fare un "taglia e cuci" coi fatti: sembra quelle sartine che tagliano via pezzi di stoffa che avanzano nelle camicie per farne altre, non fa nulla se poi arrivano sopra l'ombelico.

Deve avere la casa triste come una domenica londinese: mobili rococò, le perle del paralume, il centrino sulla tavola. La vita si ferma al cancello, varcato quello il mio "titolaro" è in un mondo soave, zuccherato, tiepidino. Di sicuro sarà immerso nelle "care buone cose di cattivo gusto" di Gozzano. Girerà per casa con la pancia cinta di un grembiule candido per cucinare il suo unico uovo al burro. Avrà pensieri appesi come ragnatele, un po' di vento li straccerebbe. Si crogiolerà a ragionare come un gattino in una matassa di lana.

Alle sette di mattina esce di casa e mister Hyde ritorna una belva feroce.

Lui è un adepto al mondo degli affari, procede come una fiera tra i soldi, con passo lento, l'occhio in agguato, pronto ad afferrare un affare per i capelli, quando non è calvo. I suoi collaboratori al confronto sembrano piccoli scoiattoli impagliati dalla coda tarmata. Bestiole tremanti come se trascorressero gli week-end in celle frigorifere. Lui si porta i suoi roditori al guinzaglio: con lui non bisogna mai pensare a cosa dirgli, ma se dirgli, certe volte con lui è meglio fare il ratto miope.

Il titolare adora sentire i suoi cagnolini emettere grida come quando gli si chiude la coda in una porta.

E' un sadico che disprezza i masochisti. Li cerca, se ne circonda e non li sopporta.




Odia vederli lì in fila, alle sgridate si devastano facilmente con gli occhi che pendono sulle guance e le borse sotto, giuste per contrabbandieri del tabacco.

Li odia anche perchè hanno fifa, cosa inevitabile con lui: tutti battono un po' i molari in fondo alla scacchiera davanti al suo occhio gelido di disprezzo.

Vi confesserò, fratelli, che io procedo con lui a forza di facciatoste.

Spesso mi scopro a braccetto con lui con gli scoiattoli impagliati in mezzo, che ci fanno il curriculum piagnucoloso di mogli paralizzate, vene varicose, figli gay, tutti hanno settandue anni e fatto solo la terza elementare pur di non svegliare la sua ferocia.

Ma è come ammansire una tigre affamata suonandole Mozart al clarinetto.

Quanto lui è ambizioso, elegante e preciso, tanto sono ciordi, crassi e grassi i suoi collaboratori.





Il Grosso, per esempio è un utile strumento, certo, e anche ubbidiente, sì, ma è il tipo che si può soffiare il naso nelle tende di Buckingham Palace. Una volta l'ho fatto salire sulla mia auto e lui si è raschiato il gargarozzo e ha sputato dal finestrino. Solo che questo era chiuso. Il risultato della sua espulsione si è placcata contro il vetro. Io gli ho detto che è un lurido e ripugnante individuo. "Scusa piccola -ha detto- credevo che il vetro ci fosse abbassato" in perfetto italiano.

Quando gli devo dire qualcosa di brutto lo faccio alle prime ore del pomeriggio, quando lotta con la digestione ed è, quindi, meno sensibile.

Davvero ragazzi, è impagabile quando lo becco mezzo appisolato su un divano durante una pausa pranzo: lo sveglio un po', gli sparo la fregatura che dopo un po' prenderà e lui, ancora nei fumi, mi lancia un'occhiata priva di gioia. Ha capito già tutto ma è sotto anestesia. Tre secondi che mi ripagano di tutto.

Poi sistema tutta la sua tripperia e cerca parole per la sua rabbia nascente e maturante, si vede che sta perdendo secondo per secondo tutto il gusto della vita.




Ha un occhio arrabbiato e un occhio prudente contro di me. Gli dico alla fine: "Tra obesi ci si capisce vero?"

Più che obesa sono bionda come uno di quei tizi che si vedono sulle vetrate delle cattedrali con un piatto sopra la testa e due ali che scendono fino ai piedi.

E' un po' maschilista e non sopporta le donne che comandano, ha voglia di metterle al passo, ma è in fondo uno scoiattolo del "titolaro".

Lui, Fede, li mette in una gabbia rotonda, così girano per giornate intere.

I psicologi stamattina hanno fatto il loro lavoro onesto. Abbiamo parlato degli scoiattoli che fingono di abbandonare il capo, io che fingo di abbandonare qualcuno, c'è chi finge di abbandonare me... come provinciali incanagliti.





La verità è che chi abbandona non sente il dolore di essere abbandonato e si illude di avere in mano la situazione: il suo IO è salvo.

Qui girano gli addii come se piovese.

Ma saremo sempre qui tutti.

Ho detto agli psico: "Siamo arrivati al capolinea, addio ragazzi!" il solito piccolo elettrochoc tascabile.

Ma chi ci insegna a costruirci la nostra felicità, passo per passo?






scritto da: samuelasalvotti alle ore 23:16 | link | commenti (26)
categorie: eroe, socrate, cicuta
mercoledì, 24 ottobre 2007
AZIONI & REAZIONI








Intorno al 1200 un monaco ha scritto " DIES IRAE". Mozart, il genio, l'ha musicata e poi anche Verdi nella "Messa di Requiem".

Ho scoperto con meraviglia che mia nonna conosce questa preghiera imparata nella tradizione cristiana per generazioni e generazioni. Con questa mia generazione si chiude il giro.

Si spegne una lampadina e si forma un buio opaco al suo posto, purea di nero.

E' una preghiera che deve far paura. Si doveva recitare prima di morire per implorare a un dio crudele una disperata clemenza il giorno del giudizio universale. E sarà, dio, come un gran capo intorno ad un tavolo operatorio.

.



E' come se stessi sulla porta ad aspettare di vedere spuntare il mio rampollo che rientra alla base.

Io in genere faccio aspettare. Non aspetto per principio. Si pensa sempre che aspettando si affretti il ritorno di qualcuno.

Il fatto è che appena ritornavo, mi rimbarcavo proprio quando già si immaginava di vederci la tele tutti assieme seduti accanto. Mi fa tristezza dappertutto, ma mi sbarco su altri suoli, anche se qualcuno mi trattenesse per le falde degli slip... tanti baci a casa, carezze ai bambini, segue lettera.

Certe volte in giro mi faccio male e vado da chi mi può riparare, il mio antibiotico si chiama silenzio. Certe volte è un mio amico scrittore che mi dà il silenzio. Ha una mano larga come un sedile di aratro e con quella tiene un telefonino con di là me abbastanza silenziosa per essere nello sfogo.

Dico solo: "Ciao, nonno" anche se ha la mia età,è l'immagine del conte di Montecristo dopo la galera con la sua barba a coda di lupo. E lui: "Ciao, piccola dea bianca", bianca vuol dire fredda. Tutto è freddo per uno che ha freddo.

Ecco, nel fuoco dell'azione si perde di vista il panorama della propria vita, ma nel silenzio la realtà si svincola e mostra la sua faccia.

Succede che ogni tanto mi sento perduta in questa formidabile vita, che come quella di tutti è troppo immensa e sovrappopolata, una vita che scoppia per troppa vita da contenere.

Insomma inizia la metamorfosi con il conte di Montecristo, le idee da nere diventano grigie e con la punta rosa sui bordi.

Gli parlo del Precario in maniera così cruda e nuda che ho meno indumenti che alla nascita.

Precario è una persona, ma anche un lavoro che ti pagano se meriti, i fatti incerti, le cose volatili...

Ciò che è precario mi corrobora, mi stimola, mi eccita, ma alla fine è una sfida sfinente e il peggio è che le puoi prendere di santa ragione. Certo prima di cedere passo in rivista i grandi trucchi del mio repertorio, quelli che mi hanno assicurato tanti certificati di buona condotta, medaglie d'oro alla resistenza e poi, cammin facendo, ne scopro di nuovi, mai ancora applicati. Ma il precario, ho scoperto, per definizione è precario.

Lo chiamo al telefono da sdraiata, è un tipo da parlare buttata giù, abbandonata ai molli piaceri, come all'Opera, nel Faust; Margherita canta la sua grande aria coricata: "Angeli puri, angeli radiooooosi!"

Non ha nessuna possibilità di conquistarmi, perchè non ride mai e la risata è la via più sicura per arrivare a 'casa' mia. Una donna che fate ridere vi appartiene in quel momento, perchè avete incominciato a farle del bene.


"Veramente?", direbbe lui. Tutto ciò che c'è di veramente. E' talmente intellettuale che non ci crederà mai a una realtà così semplice. Dovrebbe far ridere una fanciulla e poi subito dopo baciarla, per vedere se funziona, ma non certo un bacio da collegiale pubere, ma il grande bacio idratato. Non lo farà mai: troppo serio.

Tra l'altro, lui non sa, puoi fare un pacchetto di un bacio o consumarlo subito, addirittura concedere un acconto sui prossimi: la gratitudine in una donna è come la classe: non è acqua.

Nello specifico io sono una donna che sospira molto, sono sonorizzata. Mi dicono gli uomini che la maggior parte delle donne sono col silenziatore e sembrano indecise, sembra, cioè, che pensino se hanno chiuso il gas. Mentre le espansive fanno il punto via via che si procede, assicura la cronaca in diretta.

Mia nonna sentendo i miei sospironi mi diceva "Cuor che sospira non ha ciò che aspira!" c'era l'alternativa: "Chi sospiri fa, cuor contento non ha!" e inviava subito una commissione d'inchiesta per capire le cause.

Mi interiezionava e mi onomatopeizzava.

Quando aveva finito non sapevo più neanche di essere un'italiana, non tricoloreggiavo neanche più (e sì che VIVA L'ITALIA è sempre stato la mia più profonda e ardita massima filosofica)! Mi limitavo solo VIVA il signor Sindaco!

( Apro una parentesi: una sgentile e ingentile signora, mi ha mandato la prosa tipica di una esulcerata della giarrettiera e mi ha detto che sono ... una sensuale! Testuale! O meglio, traduco in civilese ciò che mi ha scritto in incivilese. Credo che farebbe meglio ad analizzare le sue orine anzichè i miei scritti, la signora Pudoratrice! Se non provassi un'infinita tenerezza per lei, le direi che è una raffreddata, una virtuosa dell'assolo, una rattristante, una punitrice, una vietatrice di pascolo, una sghiandata, una corrucciata, una secca, una che vorrebbe essere violata, una sorvegliante speciale, una patibolare e per finire una tubolare! Ma mi fa tenerezza e non le dirò tutto ciò, ma lascerò che i ragni tessino placidamente la loro tela sulla sua virtù, chiusa parentesi)

Il bello di avere un blog è che mi immagino chi tiro in causa spalancare gli occhi come due tombini.



Il giorno dopo ricevo la telefonata, hanno ancora l'espressione nel preciso istante in cui uno spietato riflettore li ha colpiti in faccia! Sono abbagliati. Avanzano nel raccontarmi cosa hanno provato, alzando le mani un po' per la resa e un po' a schermo per proteggersi dagli ardori della scena.

Quando uno è sotto stress ha il sangue fluidificato, i polmoni contratti e i nervi appallottolati.

E poi via a provare vari abissi di emozioni: disillusione, amarezza, tombola!, caduta libera, duro impatto, buggeratura, cornutamenti e altre emozioni.

Spiego loro ancora quando sono in trance e non possono reagire, che, come una brava contadina ho imparato ad arare la terra metodicamente:aro con la penna la vita vissuta.

Poi piano piano si rianno dagli stupori come si risale dai fondi marini.

Sono pronta ad accoglierli.

E insieme al riso, la rissa è una delle poche proprietà uniche degli uomini.

Per più di venti minuti non accade nulla, qualche sbandate di parole, poi all'improvviso inizia la caccia della dannata scrittrice tosaprati ed è qui, ragazzi, che le uova raggiunsero il burro per fare la frittata: c'è l'urto e non sempre mi intrecciano una corona da imperatrice!

La vostra piccola camerata Samuela, detta l'invincibile, detta la temeraria, detta la senzapaura inizia ad avere qualche timore, dentro sento freddo, mi avvicino allo zero assoluto.

Il fatto è che mi butto al galoppo in una pianura infarcita di mine. Scrivere è come correre verso la libertà, scavalco ciò che è scavalcabile, il resto lo sfondo. Si ha bisogno di spazio e distanza. A scrivere ci si sente inesauribili, leggeri, pieni di lena.

Ma se invece di alta prosa mi diverto a gigionare i miei contemporanei, ecco devo subire le conseguenze.

"Stronza!" è semplice, rapido di buon gusto ed evita formalità! E' come il fischio finale dell'arbitro.






















scritto da: samuelasalvotti alle ore 16:32 | link | commenti (10)
categorie: dies irae
venerdì, 12 ottobre 2007
LE PAROLE DEI PENSIERI







FERRANTE: Quand'era piccola, si faceva male, continuamente ma non piangeva: nostra madre ci aveva insegnato a soffiare sulla ferita e a ripetere: poi passa. Anche quando lavorava e si pungeva con l'ago, le era rimasta questa abitudine di dire: poi mi passa.Elena Ferrante, "L'amore molesto", edizioni e/o, 1992, pag. 55

FLAUBERT: Riprenderò dunque la mia misera vita, così piatta e tranquilla che in essa le frasi diventano delle avventure.

BARTHES: Flaubert ha passato la vita a "far frasi"; l'odissea della frase è il romanzo dei romanzi di Flaubert. [...] Una frase di Flaubert è immediatamente identificabile, non già per la sua aria, il suo colore o per un certo qual tono che è dello scrittore, ma perchè si presenta sempre come un oggetto separato, finito, potremmo quasi dire trasportabile, la frase di Flaubert è una cosa.

Roland Barthes, "Flaubert e la frase"in "Il grado zero della scrittura", Einaudi, 1982, pag.139.

oh, terrestri, non fate mai silenzio, mai! se si rimane senza parole ci si spegne, create frasi, frasi, frasi...

chiare, lucide, pulite.

se non si parla si muore

tesi, lucidi e scaltri, incazzati anche, perchè è la benzina, ma mai violenti,

anzi pieni di una dolcezza infinita



quindi, davvero sii vigile, attento, fedele!

non temere di essere patetico o di essere diverso, lo sarai, perchè siamo in un mare di mediocrità, in un immenso interminabile sonno collettivo.

parla sempre e davvero come se qualcuno di intelligente ti sentisse

GINZBURG: Tra i vizi più strani e più gravi della nostra epoca, va menzionato il silenzio [...] E' chiaro che bisogna rompere il silenzio con noi stessi se vogliamo provarci a rompere il silenzio con gli altri. Il silenzio può raggiungere una forma d'infelicità chiusa, mostruosa, diabolica avvizzire i giorni della giovinezza, fare amaro il pane. Può portare alla morte.

Il silenzio dev'essere contemplato e giudicato in sede morale. Perchè il silenzio, come l'accidia e come la lussuria, è un peccato.

Natalia Ginzburg, "Silenzio", in "Le piccole virtù", Einaudi, 1962, pag. 91



ECCLESIASTE: Non nascondere la parola nel tempo opportuno e non nascondere la tua sapienza per vanagloria.


il più commuovente:

RILKE: Io sono come il piccolo anemone che ho visto una volta a roma nel giardino, si era talmente aperto durante il giorno, che non riusciva più a chiudersi per la notte. Fu terribile vederlo sul prato oscuro, spalancato, come continuava ad assorbire nel calice quasi follemente lacerato, e sopra di lui la notte eccessiva che non trovava fine. E accanto tutti i saggi fratelli, ognuno chiuso nella sua piccola misura di abbondanza. Anch'io sono così inguaribilmente rivolto all'esterno, senza rifiutare nulla, i mei sensi, senza chiedermelo, trapassano in ogni possibile elemento di disturno.

Rilke, "Salomè", Epistolario, 1897-1926, La Tartaruga, 1984, pag. 224





CHI NON COLPISCE LA MIA MENTE NON PUò COLPIRMI NIENT'ALTRO.






questa mattina il mio più grosso collaboratore era con una faccia da sinistrato e con uno strato di malinconia così alto che si sarebbe potuto ricatramare la statale.

ha detto: DEVO FARTI RIDERE!


è la persona meno aristocratica, meno fine, meno elegante che io conosca, ma in compenso è la persona più generosa, più buona, più allegra che io conosca. è una salsiccia a forma di uomo. o viceversa, se vi piace di più.

gli ho detto: riposati invece, uomo, in genere la gente che fa ridere si guarda bene dall'annunciarlo, in sostituzione mi compro un libro di barzellette.

con un colpo di narice ha respirato tre metri cubi di ossigeno: chi facesse fuori un uomo così lo assolverebbero subito per legittima difesa.

è un puro di cuore, ma chiude la tasca posteriore delle braghe con una spilla da baglia perchè non gli rubino il portafoglio!

dopo l'esordio, io stavo per andarmene perchè la gente che mi si commuove per colpa mia mi fa alzare le me fragili e sprezzanti spalle.

ma il signore mi ha preso per il risvolto, che si è sgualcito come una cicoria riccia.

"aspetta, devo farti ridere!": allora voleva proprio la guerra!

"non è una necessità assoluta, ciccio!" gli ho detto

aveva letto il mio post precedente, così straziante, così infinitamente triste, così sgomento!

ma dai?

tra l'altro sotto la faccia da condoglianze, mi guardava la scollatura. gli ho detto: lo so che alla tua età si diventa contemplativi, ma ci sono dei limiti che uno non deve superare se vuole evitare di posare il piede sull'immoralità!


deve aver detto qualcosa come che avrebbe preferito mettere il piede sulla parte più rotonda della mia persona per darsi un contegno. ah!ah! che frizzi e lazzi di dolce euforia!

ha cambiato però subito discorso, sul dramma del vicino di pianerottolo che non riusciva a procreare.

"se ha preso te come manager, lo vedo male!"

"dottoressa! -si è ribellato e s'è messo a darmi del lei- dato che lei mi obbliga a entrare in certi particolari intimi, mi permetta di dirle che la mia virilità se ne frega delle sue insinuazioni!"

"piccolo, non lanciarti nell'astratto e modera lo stile reggenza perchè, tra l'altro inciamperesti in quegli antipatici dei congiuntivi!"

mi ha guardato dal basso in lato, poi dall'alto in basso: "tu non mi segui.."

secondo me non si ha la minima difficoltà a seguire un rullo compressore, tutti i rulli hanno un debole per me, un debole forte, perchè loro rullano e compressano, io il concentrato dell'opposto!

poichè prima o poi mi leggerà e dato che ogni sfottio che faccio lo devo pagare, ogni libertà che mi prendo merita un compenso, parto con lo zucchero: becerone, i tuoi occhi sono tagliati nel velluto, la tua bocca è una trappola per i baci e se tu mettessi in vendita ciò che ti riempe.. diciamo così, le braghette, ci vorrebbero tutti i fondi della Banca d'Italia per pagarlo il suo giusto prezzo.

lo so, lo so, ciccio, che a questo punto sotto la capigliatura hai un cortile della ricreazione, come quando ci sono tanti bimbi: le tue idee galoppano in tutte le direzione, neh?

siediti, patatone, e dimentica che esisti. Non è detto che perchè tua mamma ha avuto gli incubi mentre ti aspettava, tu debba sopportare le conseguenze.

sei l'unico uomo che ha la barba che spunta a vista d'occhio, tanto sei virile! quando ti guardo da vicino sembra di visionare un cortometraggio sulla germinazione spontanea!

e poi sei l'essere che beve più di me, che giro sempre con una bottiglietta in mano: tu berresti anche un aquario (secondo me si scrive col 'cq', ma lo zingarelli mi dice di no) di pesci esotici.

lo so, lo so, mio bel fagiolo, che a questo punto hai gli occhi rossi come l'antracite in combustione e un filo di bava ti cola dagli angoli delle labbra come la mia povera DILETTA, una boxerina che ho molto amato e dirai scurito come la schiena di un negro: cosa succede? perchè questa si accanisce? perchè tutti questi strilli su di me medesimo tapino?

PERCHE' IO ODIO LA COMPASSIONE, bastardo!!

bella frenata brusca, eh?

quindi mio paffuto amico, continua a fare il previdente, come quelli che hanno un libretto alla cassa di rispamio e comprano i crauti per otto giorni, con la scusa che si possono riscaldare, ma non venire a fare PAT PAT sulla mia testolina da regina, chiaro?

ora stai lì insaccato nella poltrona, aggrappato al tuo mouse, con gli occhioni fissi sul video abbattuto e dolente.


in ogni sguardo sorpreso c'è la stessa intelligenza che c'è nel buco di scarico di un acquaio (qui occorre il 'cq')

in fondo, è stata una caduta come quella volta al lavoro in cui ti arrampicavi su una scala verticale dai gradini lucidi di cera.

è scivolato su uno di essi ed è ridisceso a pancia in giù. spettacolare!

fratelli, dovevate vederlo! ha subito cavato dal taschino un orologio per vedere se marciava ancora, una cipolla di un metro di diametro, che ha già destinato in testamento al campanile della sua parrocchia.

ecco, dolcezza, è stata una piccola caduta, ora ti alzi, massaggi le ginocchia e si riparte ognuno con il suo ritmo, io sono per l'accelerazione, mentre tu sei più per un'andatura moderata. ma poichè sono io che guido prevale il mio punto di vista, la vita è davvero tutta una questione di andamento.











scritto da: samuelasalvotti alle ore 14:15 | link | commenti (21)
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lunedì, 08 ottobre 2007
NON RIDO PIU'!
AUGURO A VOI TUTTI UN TOTALE SCONVOLGIMENTO DEI SENSI

( Chi sei tu che impietoso carichi sempre la molla per farmi cadere dagli orli del tuo piano?)





"Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza"

Chi Samuela ferisce, di Samuela perisce, so che è inutile spolmonarsi a gridare che non è vendetta, ma anzi davvero, davvero misericordia!

(Perdono bene o male, presto o tardi, tanto o poco, tutto a tutti, sarò più misericordiosa di Lui?

Certe volte capisco che la gente mi ferisce perchè teme che io non possa conoscere mai nessun dolore.

In certe domeniche feriali, l'establhishement mi rende 'causa' di un sistema che bluffo spavalda sulla resistenza, reggo per scommessa!

Il fatto è che chi ha pietà per se stesso non si salva dagli altri.

E' meglio che scherziamo noi sul nostro dolore piuttosto che lo facciano gli altri)



"Per aspera ad astra!"



Certo, certo, come no! ma.."... alla fine l'amore che prendi è uguale all'amore che dai" (Lennon/Mc Cartney)

Fratelli, il pensiero è indomito, è, anche, un raffinato capriccio e, volendo, addirittura un incondizionato schiavo: il pensiero lo creiamo noi! E' l'unica cosa che possiamo creare senza condizioni e condizionamenti!

Eclettico e/o astratto, fatelo diventare sempre pratico e/o concreto!




E' davvero l'unica cosa, il pensiero, che creiamo noi, che dipende solo da noi, col pensiero facciamo come vogliamo, come un avatar di una "second life", perchè come dice il Budda, siamo responsabili di quello che siamo, perchè siamo, alla fine, solo quello che pensiamo.

Può capitare all'improvviso un'intuizione, che è come un mortaretto che scaglia il suo minuto di vita nel fianco celeste di Dio.

Io, ragazzi, temo quelle mani bianche incollettate di candido che hanno solo frasi-sentenza in bocca.

L'azzardo più grosso invece è mettere assieme pensieri spietati. Costa nulla e necessita di un minimo di materiale.




( Il lemma INTELLIGENZA: acquisita e/o ereditaria, dieci miliardi di neuroni e centomila miliardi di sinapsi; apparato inconscio e conscio; corteccia celebrale, emisfero sinistro e destro;induzioni;intuizioni;deduzioni; memoria collettiva, astrattiva, nozionale; potenza di analisi e di sintesi; rappresentazione, immagini e simboli; giudizio, comprensione, ragionamento; apprendimento, adattamento, orientamento; pensiero convergente e divergente; patrimonio culturale, affettivo, emotivo; abilità pratiche e teoriche;

Q.I. 140 e oltre.

Ma qual è il quoziente intellettivo del diavolo? Non lo so. Ma senz'altro minore dei cherubini, meno ancora dei serafini e meno che meno degli arcangeli. Gli angeli non avranno l'handicap dei superdotati!)

Usatela tutta, fino all'ultimo respiro.








In un vitreo silenzio lunare, rimango sola con te.

Tu guardi come un uccello infreddolito.

Eri tu l'aquilotto curioso che alto scrutavi, perchè la menzogna e la morte tu non la capisci. Hai un cuore possente e maestoso come quello dei bambini solitari.

Ma a volare nel vento lucido ormai ti fai male.

Con voce azzurra ti ho detto delle mie banalità pagane e dei suicidi infantili sul marciapiede che ci divide.

La tua anima estenuata, sento, esplode in un' immensa malinconia.

Una costola insanguinata strappo ora dal mio costato con la forza di darti, sottovoce, il mio piccolo, ridicolo addio.





Oh, sì, la solitudine è solo avere sempre davanti agli occhi qualcuno che se ne va.

Anche se lo hai mandato via.

Io sbaglio molto, io ho molti amici.

Spesso sono impotente nel viavai di un'esilarante solitudine.

Maschi sempre amati e amici, fedele ed innamorata di tutti. Quando qualcuno migra, io sto quaggiù tra pareti di silenzio, inturgidita la memoria, tra le provocazioni sguaiate dei ricordi e l'isterismo della mente, ore marce di acre lutto.

E davvero, fratelli, il mio non è l'amore spirituale, una multinazionale pigra e cigolante, nè un diritto codificato dai caritatevoli, nè la volontà lucida dei razionali filantropi, no.

Segretamente, ridicolmente pazza di gioia, dentro ad una museruola convulsa e piena, stranita fino allo spasimo, io amo chiunque divida il mio tempo con me, mentre luogocomuneggio, sentenzio e convengo con voce pacata e roca in questo mio mondo sempre pieno di maschi, meticolosi, precisi e professionisti.

Qualche volta ecco qualcuno con la voce che, rossa, sanguina come un bue. Ecco un gabbiano disperato, esce poi dall'insopportabile scene impicchiando sotto il pelo di qualche mio sorriso.


Infine rimani sempre tu. Arrivo a trovarti a scadenze lunghe fradicia di segreti inutili. Ho addosso sempre ancora il sapore di sere eterne in parte a debosciati vergini, e tu, mostro di pace, padre e figlio sanguinoso, con nient'altro che l'orgoglio di un pene ottuso, mi vuoi rovinare facendoti trovare a dormire tutte le notti su di una sedia.





Avete presente la terribile atmofera del film "ARANCIA MECCANICA"? Bene, mettete la nona del dolce "dolce, dolcissimo, Ludovico Van" a tavoletta e tenete pronto anche la "gazza ladra" di Rossini vi mando subito verso questa atmosfera, ragazzi! Voi mettete la musica che io faccio il resto.









Kubrickiano disperato no-stop



FRASI CELEBRI:

Stai attento, stai bene attento, oh Dim, se della vita la continuazione a cuor ti sta.

Alex

La Durango 95 filava molto karascov, con piacevoli vibrazioni trasmesse al basso intestino. Ben presto alberi e buio fratelli, vero buio di campagna

Alex

La tesi di base del film, tratto dal romanzo di Burgess:
gli esseri umani sono violenti e feroci. Diventano buoni solo per convenienza, diventano civili per impotenza, da bastardi a impediti. Nessuna conversione, nessuna convinzione, nessuna illuminazione!


Nostalgia del piacere, crisi di astinenza: dipendenza psico-fisica.

Ci si divertiva quando si rideva all'indietro fino a mostrare il polmone tra costola e costola.

Ogni soldo, ogni tempo, ogni energia: ogni giorno.

Un tempo ero sempre con gli amici, con i tendini strappati, con felice orrore, si bucava ogni curva tra un rombo di fauci scucite.

Sempre un tronco di quercia nell'utero.

E le proteine, dei topi grassi e neri, sputando la coda viva e pulendo poi la bocca con un rossetto violento.

Crasse risate goliardiche fino ad esplodere i seni ( ma per paura lontano si vomitava)

Manipolare, masticare, masturbare e la realtà era sempre solo la fine di ogni storia: e così ancora aperto il cesario buttò il feto nel pasto del cane, che per la colpa coccolasti nel ventre aperto.

Appoggiata ad un muro poi si masticava a piccoli morsi la propria lingua.

Ancora sotto i fumi, in una notte che non s'affretta per un cero di pentimento acceso sentimmo accartocciarsi le unghie e scricchiolare come gusci di lumaca gli occhi.

Per dei sconosciuti, però avremmo dato subito la vita.








Fratelli, la fortuna e la sfortuna sono fantasmi dell'ignoranza che si esorcizzano a vicenda.

Non credete a chi sembra fortunato.

Quando vendo, credetemi, scruto la metamorfosi della mia vittima che piano piano cede sotto la cappa delle mie convinzioni. Sento finalmente allora il peso preciso di ogni mio singolo verbo, finchè c'è un momento che è mio! E come un orgasmo di un bacio bocca a bocca vedo che si scandalizzano le sue idee.

In fondo voi potete INTUIRE quel che io SO e che non CAPISCO.









Mi fai arrabbiare.

Srotolo emozioni con un'acciacata lingua, afasia.

Manipolo l'aria senza fiato e tu sempre guardi strano.

Parole perdutamente crudeli, smisuratamente dolci.

Contro te.

Tu, lì, sai già.

Forse compiaciuto.

Ed io mi accorgo che per dieci anni ho avuto mal di testa.

Che ridi sotto, sempre, tu.

Che rimango sola a provare.

Sfatico.

E tu scocchi sorrisi idioti.

Sputo lacrime bollenti.

Non ti dico che sono infelice, ma disperata, sì, e massacrata di gioia.

Lasci che mi scassi.

Inutilmente.

E mi si piazza un solido dolore: serrrato, massiccio.

Rintrono.

Finchè lancio barriti fosforescenti.

Ogni verbo mi scoppia in bocca.

T'accorgi, sì.

E l'orrore per il tuo sorriso mi sfonda il petto.

Taccio, infine.

E tu ridi, ancora ridi, di nascosto.

Io non sono creduta, lo so.

E' per questo, forse, che ci si prende subito il diritto di perdonarmi tutto.






scritto da: samuelasalvotti alle ore 23:57 | link | commenti (4)
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mercoledì, 19 settembre 2007
LIBERA, LIBERTARIA, LIBERISTA, LIBERTINA


















"Fanculo i fighi - Noi non siamo fighi!

E proprio per questo ce la tiriamo!

Datemi del Voi , imbecilli!"

leikevuole



Vi presento KECIFAILI'. Entra in scena. Può essere una macchina per il sesso o un'educanda inglese dell'800, certo, maschio o femmina che sia, è il puro istinto nella più feroce dignità.

E' una creatura

"... con un cuore ruvido e disordinato

con gli occhi come rose roventi

e i capelli come quelli di mia madre..."*

Io sono solo il suo Teseo



*Pier Paolo Pasolini





"E la regina dette alla luce un
figlio che si chiamò Asterione"
Apollodoro, Biblioteca, III, 1


"So che mi accusano di superbia, e forse di misantropia o di pazzia.

Tali accuse (che punirò al momento giusto) sono ridicole. È vero che non esco di casa, ma è anche vero che le porte (il cui numero è infinito) restano aperte giorno e notte agli uomini e agli animali. Entri chi vuole.

Non troverà qui lussi donneschi, né la splendida pompa dei palazzi, ma la quiete e la solitudine.

E troverà una casa come non ce n'è altre sulla faccia della terra (Mente chi afferma che in Egitto ce n‘è una simile).

Perfino i miei calunniatori ammettono che nella casa non c'è un solo mobile. Un altra menzogna ridicola è che io, Asterione, sia un prigioniero. Dovrò ripetere che non c'è una porta chiusa, e aggiungere che non c'è una sola serratura?

D’altronde, una volta al calare del sole percorsi le strade; e se prima di notte tornai, fu per il timore che m'infondevano i volti della folla, volti scoloriti e spianati, come una mano aperta. Il sole era già tramontato, ma il pianto accorato d'un bambino e le rozze preghiere del gregge dissero che mi avevano riconosciuto. La gente pregava, fuggiva, si prosternava; alcuni si arrampicavano sulle stilobate del tempio delle Fiaccole, altri ammucchiavano pietre. Qualcuno, credo, cercò rifugio nel mare. Non per nulla mia madre fu una regina; non posso confondermi con volgo, anche se la mia modestia lo vuole.

La verità è che sono unico. Non m'interessa ciò che un uomo può trasmettere ad altri uomini; come il filosofo, penso che nulla può essere comunicato attraverso l'arte della scrittura. Le fastidiose e volgari minuzie non hanno ricetto nel mio spirito, che è atto solo al grande: non ho mai potuto ricordare la differenza che distingue una lettera dall'altra. Un' impazienza generosa non ha consentito che imparassi a leggere. A volte me ne dolgo, perché le notti e i giorni sono lunghi.

Certo non mi mancano distrazioni. Come il montone che s'avventa, corro pei corridoi di pietra fino a cadere al suolo in preda alla vertigine.

Mi acquatto all'ombra di una cisterna e all'angolo d'un corridoio e giuoco a rimpiattino. Ci sono terrazze dalle quali mi lascio cadere, finché resto insanguinato. In qualunque momento posso giocare a fare l’addormentato, con gli occhi chiusi e il respiro pesante (a volte m’addormento davvero; a volte, quando riapro gli occhi, il colore del giorno è cambiato).

Ma, fra tanti giuochi, preferisco quello di un altro Asterione. Immagino che egli venga a farmi visita e che io gli mostri la casa. Con grandi inchini, gli dico: "Adesso torniamo all'angolo di prima ", o "Adesso sbocchiamo in un altro cortile ", o "Lo dicevo io che ti sarebbe piaciuto il canale dell'acqua", oppure: "Ora ti faccio vedere una cisterna che s'è riempita di sabbia ", o anche "vedrai come si biforca la cantina ". A volte mi sbaglio, e ci mettiamo a ridere entrambi.

Ma non ho soltanto immaginato giuochi; ho anche meditato sulla casa. Tutte le parti della casa si ripetono, qualunque luogo di essa è un altro luogo.

Non ci sono una cisterna, un cortile, una fontana, una stalla; sono infinite le stalle, le fontane, i cortili, le cisterne. La casa è grande come il mondo. Tuttavia, a forza di percorrere cortili con una cisterna e polverosi corridoi di pietra grigia, raggiunsi la strada e vidi il tempio delle Fiaccole e il mare. Non compresi, finché una visione notturna mi rivelò che anche i mari e i templi sono infiniti.

Tutto esiste molle volte, infinite volte; soltanto due cose al mondo sembrano esistere una sola volta: in alto, l'intricato sole; in basso, Asterione.

Forse fui io a creare le stelle e il sole e questa enorme casa, ma non me ne ricordo.

Ogni nove anni entrano nella casa nove uomini, perché io li liberi da ogni male. Odo i loro passi o la loro voce in fondo ai corridoi di pietra e corro lietamente incontro ad essi. La cerimonia dura pochi minuti. Cadono uno dopo l'altro, senza che io mi macchi le mani di sangue. Dove sono caduti restano, e i cadaveri aiutano a distinguere un corridoio dagli altri. Ignoro chi siano, ma so che uno di essi profetizzò, sul punto di morire, che un giorno sarebbe giunto il mio redentore.

Da allora la solitudine non mi duole, perché so che il mio redentore vive e un giorno sorgerà dalla polvere. Se il mio udito potesse percepire tutti i rumori dei mondo, io sentirei i suoi passi.

Mi portasse a un luogo con meno corridoi e meno porte! Come sarà il mio redentore? Sarà forse un toro con volto d'uomo? O sarà come me?

Il sole della mattina brilla sulla spada di bronzo. Non restava più traccia di sangue.

"Lo crederesti, Arianna? "disse Teseo. "Il Minotauro non s'è quasi difeso." Borges


"E la regina dette alla luce un
figlio che si chiamò Asterione"
Apollodoro, Biblioteca, III, 1









come Diogene, un mistico grego che visse nudo, se tu
potessi ad ogni passo sentirti nudo!, nudo con solo la tua cintura di
castità, danzeresti ad ogni passo e quando investi in borsa è
come se cantassi l'aida.

Alessandro invidiava Diogene, eppure stava andando a conquistare il
mondo, perchè era nudo.

io.







“Vicino al nome hai messo ‘L’ora d’aria’ siamo tutti in una ‘due per tre’! Lo so.

Ma tu sei libera? Siamo tutti spiati, spiati da una big mamas, telecamere pure nei cessi, siamo topi automatici e pieni di automatismi. Tu? Sei diversa, una su cinque miliardi di perdenti! Sei nella hit-parade, sei una star, hai avuto culo ad avere doti di comunicazione e di intelligenza, ma benvenuta anche tu all'inferno, tra i falliti!” Franco di Roma



Ommiodio, ha ragione quel signore, Lapalisssss: la distanza contribuisce all’allontanamento. Siamo distanti Franco, oooh, Franco!




Non soffrire per soffrire. Mettiti bello diritto, uomo, perdio!, e porta alto il tuo dolore! Bene, così! C’è, mostralo e abbine cura, c’è, c’è mentre guardi tua madre, baci la tua donna o porti il tuo cane a passeggio. Dignità, fratello! Senza fingere di essere felice, ma piangi senza uccidermi perché io non voglio piangere.



Non piangevo neanche da bambina. Anzi ero una neonata stronza. Tutti i bambini lo sono, tutti sono assassini e figli di puttana. Tutti i bambini quando si arrabbiano tentano di uccidere l'altro, non cercano solo di fargli male, ma di farlo fuori! Non hanno la forza per sbudellare i genitori, altrimenti lo farebbero per un lecca lecca. Infatti appena possono seviziano le lucertole e un mio amichetto si è seduto sopra un gatto.


Ogni vagito è un ghigno, credimi francofilo, diventare innocenti e puri è una conquista. Partiamo tutti all'inizio bastardi: al confronto i violentatori e i serial killer fanno tenerezza.



Nella vita si può solo diventare più buoni, non si può diventare peggiori di uno che disegna fiorellini e piscia a letto.





Detto questo, Francy, detto che partiamo stronzi, sappi che possiamo arrivare al capolinea santi. Per dire una parola etimologicamente e cattolicamente orrenda. Forse felici. Mia nonna, vienila a vedere, lo è.





Sì, siamo lontani da matti! Io non ci sto a dire: scusatemi, sono un fallito! No, non lo sono. Non ho perso l’uso della parola e non soffro di tremori convulsivi! Non ho paura di non farcela, Franchino, perché non devo andare da nessuna parte. E vorrei dire a te e a tutti di non aver paura di nulla, ma anzi di gridare sempre: questo posto è MIO!

Gridiamo senza gridare come se provassimo trecento orgasmi contemporaneamente.


Lo so che c’è qualcosa che non va nella vita, non è possibile vivere per pagare il mutuo, le tasse e poi una bella tomba. Forse ci consolano troppo presto il telefonino nuovo e la tivù al plasma o forse ce ne freghiamo troppo di tutti, forse sono queste cose che ci fottono! Forse non siamo mai liberi in assoluto, si è liberi a smozziconi, a botte, a spinte. Forse possiamo essere liberi solo ora, solo in questo momento, mi sembra di capire questo, ma non sono Dio che predica dall’alto dei cieli. Forse abbiamo troppa fottuta paura di perdere ciò che non abbiamo. E più non abbiamo e più abbiamo paura.




Certo, Franco di Roma, anch’io certe volte, mi sento come Charlot alla fine dei suoi film, quando si allontana sulla strada deserta con il passo d'anatra, altre volte una che si paracaduta da un aereo in marcia con il suolo che mi sale incontro. Sono sempre in un elemento cotonoso, quando, invece, la mia voluttà e volontà vorrebbe sempre andare verso ciò che è assolutamente superbo e definitivo.


Sì, capita certe volte di fare la discesa a picco e pare che ci si sfracelli, ma ho capito che prenderò la coincidenza, non so quale ma coinciderà poco prima che diventi un gigantesco vaso di marmellata caduto a terra.








…perchè l'Ignoto con la "I" maiuscola mi si para sempre davanti!


... il peggio è che me lo sono voluto e questo è un po' folle sui bordi.

Sai Franco che sono i colpi più audaci quelli che riescono meglio? L’ho osservato molte volte. Gli uomini non osano vedere grande, il più delle volte tentano i colpetti mancini: fatalmente fallimentare!





Credimi tesoro, dovendo scegliere, preferisco pensare d'essere su un’autostrada di 16 corsie, la costruisco mentre la percorro, è come essere da sola a costruire la muraglia cinese a 40 km all’ora di velocità, io boulevardo e catramo oltre che incombere.

Viaggio, mentre la maggior parte della gente si ripara per guardare senza essere visti. Meglio l’azione, Franchino, anche la terra gira sempre e non si ferma mai.



L’autostrada della mia vita si dipana come si srotolerebbe un tappetto sul sagrato di San Pietro, un metro prima del mio passaggio c'è il deserto, sassoso e ondulato. Un metro dopo una striscia luccicante, nera con la sue sei mezzarie già tirate, con le sue zone parcheggio, i bordi di cemento, con i suoi posti telefonici e i cartelli segnaletici già pronti. Io sono la stessa autorità che taglia il nastro ufficiale alla velocità di una commessa di un negozio di stoffe!



Con maschia sicurezza vado dritta, modifico le carte Michelin, infatti se sentite, ragazzi, che il suolo trema, fuma, si divarica e si disloca, cioè, se sentite che tutto si muove, tutto barcolla, tutto vacilla e oscilla, è perché un’umana escavatrice, metaforicamente alta tre piani, pianta i suoi orribili denti d’acciaio nella terra, ad ogni colpo scava 100 metri cubi e va avanti con le ruote grandi come la Prater di Vienna.

Pensate, chi mi viene incontro quanto io sia gargantuesca, brothes!










Vabbè.. parola di Samuela, andate in pace.





Fine. Viva l'Italia!




scritto da: samuelasalvotti alle ore 15:06 | link | commenti (19)
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venerdì, 07 settembre 2007
Senza soluzioni di continuità...


è un segreto: cambio azienda, cancellate questo blog dopo averlo letto o appallotolatelo e mangiatelo!

prima di leggere chiudete le imposte, date un giro di chiave e staccate il telefono!



quando lo vedrò per l'ultima volta, il mio fido collaboratore, mi farà tristezza dappertutto.

quando lo vedrò, così imponente, sformato, sfasciato in doppi giri di grasso, che farà il pistolotto settimanale al posto mio, mi frantumerò il rimmel!

mi bacerà e anch'io bacerò tutto ciò che mi arriva in blocco e mi ostruirà: lo pregherò di non mangiarmi cruda che posso ancora servire. la tenerezza mi ronzerà nel petto come un rasoio elettrico.

saluterò anche il 'titolaro', che è uno straccio normalmente, figuriamoci all'epicentro di un dolore: infrequentabile, non avrà più apparenze umane.

tra l'altro ultimamente ho notato che è diventato un milligrammo più frivolo, che ci sia una donna? veste in toni chiari, un po' arditi. indosserà quindi uno di quei principi di galles che lo ringiovanirà di almeno tre settimane.

anche all'estremo saluto, ci sarebbe sempre il suo modo di guardare l'interlocutore, cortesemente, ma spietatamente, con i suoi grandi occhi azzurri, in cui ci si annega senza cintura di salvataggio. lui mi ascolterà con la punta delle dita unite, opponendo ogni falange alla falange corrispondente. la sua principale forza è che non reagisce alle variazioni di temperatura. il caldo non lo dilata, il freddo non lo contrae. è costante! è una roccia! con la mascella a cassetto di canterano chiuso male: al confronto di questo uomo, hitler era un pastafrolla. non lo vedrei che a far questo, non certo a gestire una piccola trattoria con il suo solito umore da hot-dog.



noi due ci affondiamo sempre gli occhi negli occhi, certe volte ci siamo così affrontati che avevo dei brutti ululati nelle orecchie, le sue invettive, le mie difese, invece, sono veloci e maestose. in fondo se lui non fosse intrattabile non gli resterebbe che vendere ai peoci. 'dannata donna!' se sono fortunata gli si inumidiranno gli occhi un attimo, ma poi diventeranno subito duri come sassi, l'inaridito, il desertico!

ma ad un certo punto di questo momendo sdilinquente, mi impietrirò, mi solidificherò per il discorso d'addio che farò in bagno prima al mio grosso collega. lo farò sedere sulla tazza, affinchè lo raggiunga in linea con gli occhi, già innondate di lacrime vischiose: caro mio buon compagno di mille sventure e avventure, dirò, lavorerò per un'altra azienda, spero che ogni tanto bacerai la mia fotografia.



lascerò, poi, le mie disposizioni sulla carta igienica: a lui regalo la mia penna con pennacchio con la quale ho redatto tanti contratti, alla collega con la sesta il mio pigiama nuovo che ho mai messo perchè troppo grande, al titolare do la ceramica di capodiponte che c'è un barbone che gli assomiglia.

vorrei poter lasciare cose più simboliche con le relative raccomandazioni, come per esempio pistole col calcio in madreperla, una per tutti, poichè i ragazzi si divertano, così focosi e irosi e raccomanderei di stare attenti al grilletto che è sensibile come le brave signorine.

dirigerei le manovre di uscita dal bagno con il pachiderma e, dopo aver tirato automaticamente lo sciacquone, sarei pronta per tutti gli altri!


sono stata la tenera sentinella che allontanava i pericoli per strada, creando una viuzza pacifica al loro passaggio, fiancheggiata di traboccanti rose.

ora tutti saranno scuri e cupi! dopo il mio discorso, cadremo gli uni nelle braccia dell'altro, ci si mescolerà l'infelicità, ci si berrà le proprie lacrime, i sospiri mi spettineranno.


bacerò tutti, non importa dove, sulle guance, sulla fronte, sulla bocca, negli occhi, ci si ripartirà l'effusioni, ce le assegneremo e ce le delinieremo

mi diranno che non se ne troverà più una come me nella storia umana, tutte le altre saranno dei surrogati, dei succedanei, delle copie non conformi, delle decalcomanie, delle imitazioni della samuela.

ci sarà il solito avvoltoio che approffitterà del mio tormento per saltarmi addosso con la zavorra dei suoi prosciutti e la bocca del grugno sarà ancor più avida e a ventosa, mi oppresserà, opprimerà, mi compresserà e naturamente mi deprimerà del tutto.

sono anni che mi brama, l'orchesso, anni! ora sarà come uno che si accende una sigaretta nell'occhio del ciclone, mi farà ridiventare un feto.

esco sempre dai suoi saluti indolenzita, sgualcita e struccata completamente.

whisky a fiumi, non razioni da colibrì, perchè il dolore scivoli come l'olio. in genere dopo il quinto bicchiere la lingua si incolla al soffitto della bocca. molto scomodo per chi lavora parlando.

ma mi capiterà di vedere alcuni talmente prostati da trovarli addormentati in fondo ad un divano, conosco la stirpe umana dei venditori! Quando si sveglieranno poi avranno le cellule pulite e capiranno la loro triste realtà, anche se sono nel fiore degli anni.





http://it.youtube.com/watch?v=kPQR-OsH0RQ


[...]
"Lei è molto annoiata e sicura di sé
Oh no, conosco una parolaccia

Ciao, ciao, ciao quanto stai giù?

In quel che faccio meglio sono il peggiore


E per questo dono mi sento benedetto


il nostro piccolo gruppo c'è sempre stato
E ci sarà sempre, fino alla fine

Ciao, ciao, ciao quanto stai giù?

E dimentico anche quel che assaggio
Oh si, credo che mi faccia sorridere
L'ho trovato difficile, difficile da trovare
Oh beh, in ogni caso, non importa

Ciao, ciao, ciao quanto stai giù?

Con le luci spente è meno pericoloso
Siamo qui adesso, intratteneteci !
Mi sento stupido e contagioso
Un mulatto
Un albino
Una zanzara
La mia libidine
Si, un rifiuto"

*Teen Spirit: marca di profumo per ragazzi










Il gentiluomo a cui è diretto questo post è colui il quale è capace di provarmi con "a" più "b" uguale a "c" che ha diritto al saluto militare, alla salvezza eterna e ad un posto a sedere nelle ferrovie dello stato.

Questa complicata frase, fratelli, per dirvi a quant'ammonta la mia stima e l'affetto per il kecifailiano.

Questi due nobili sentimenti pullulano e permeano, nonché impregnano i miei due organi principali, la mente e il cuore, inversamente in ordine di importanza.


Queste scure e tetre parole (sebbene d'amore) sono state ispirate dal sito da cui provengo. Il locale in questione è nudo, gelido, nero e non c'è bisogno di raccontarsi cose tristi per rimanere seri.

Dopo che m'hanno detto "Entri!", ho spinto una porta grossa come l'ebetitudine di chi va dai cartomanti, e c'era un signore loquace come un armadio.



Vi garantisco, signori, che in quel momento mi sono detta che è meglio leggere le avventure di Topolino, piuttosto che i fiorellacci di Baudelaire.

Pensavo che intanto fuori c'era stata la notte ed era stata serena come una notte di presepio. C'erano state tante stelline gentili che tremolavano (quando si ha il cuore gonfio, si ha bisogno di un firmamento, di galassie intere per non scoppiare).

Il tizio aveva sulla manica le lasagne da sergente ( o forse qualcos'altro, ma è lo stesso): "E allora?"

"E allora cosa? ", ho detto? Lui aveva sonno, mi faceva il morse con le palpebre e io ancora di più, erano appena le 11 a.m.

Sissignori, è in questo piccolo universo di buoni diavoli per niente complicati che ho condotto la me medesima.

Io ho sempre pensato che tutti coloro che "mettono la firma" hanno tanta voglia di obbedire o, detta di là, di farsi comandare addosso per non scegliere troppo (Buzzati docet, vedi "Il deserto dei tartari") Penso cioè che per certuni la vita sia quello che c'è di più spaventoso. Ho fatto la mia bella denuncina.

E poiché ero ancora sotto stress, lui mi guardava come al circo si guardano le evoluzioni del trapezista.



Poi inizia a scrivere a macchina e gli scatti dell'affare, un'olivetti a mano, mi ammaccavano le orecchie, perchè sono molto sensibile alla cacofonia.

Se poi sono raffreddata, cioè con il naso come un fornello, la gola che frigge, la testa di vetro, ecco allora le orecchie mi si crepano come una vaso di terracotta a sentire certe voci secche, disidratate, per niente fluide, a scaglie come il grana.

E pensare che in quel momento sarei potuta essere a bere un caffè tranquilla e beata con una persona che solo a vederla mi mette il buonumore, a cui, poi, non ho detto nulla. Come quando ero bambina, mi domandavo se era il caso di riferire fatti e misfatti a due poveri signori che mi hanno per genitori. Quasi sempre decidevo per l’acronimo SANTA: serve-a-niente-troppa-ansia! I giovani non si aprono come mele mai, perché i grandi ne approfittano per soffrire, logico no? Si, vero? Ed io benché fondamentalmente romantica di natura, adoro la logica.

Preferisco raccontarlo per iscritto ai miei amici, perchè quando racconto nessuno ha più domande da farmi tanto sono esauriente, esaustiva e anticipatrice. E’ un piccolo dono della natura.

Dunque stamattina nel fare le spese la solita slava, mi avvicina a mi parla di sventura e poi con uno scatto mi prende il portafoglio appoggiato nella bocca della borsa. E' la seconda volta che mi capita.

Ma questa volta bruscamente le afferro il braccio destro. Lei fa un salto da canguro. Ma quando io tengo qualcuno ben stretto, è meglio andare a cercare subito un'ascia.



Un'addestratore di cani mi spiegava che i cani da difesa non sono addestrati per fare solo “bau bau”, ma sono addestrati per portare via un braccio. La ricompensa è dentro al braccio e fa la stessa resistenza di quando si strappa l' arto. Un rottveiler non deve mordere, deve amputare. La ladra poteva dimenarsi come una biscia, avevo tenagliato vestiti e carne.



Solo che la signora era attrezzatissima per ogni evenienza ed è scattato il suo "piano di fuga bis": m'ha spillonato (bucato con uno spillone). Ho mollato la zingara come scottasse.

Sono accorsi i ragazzoni del supermercato.. uno sceso dal muletto, l'altro abbandonava la cassa, l'altro con le patate tra le braccia..costernati, costernatissimi...

"Corriamole dietro, dài, dài..!" macchè! “ Dài, accidenti, è andata di là!”, io.

Ma non ero attendibile in quel che doveva essere un grido disperato: non so il perché, mi veniva da ridere da matti, anche se non ho mai visto ridere un matto.

Dopo il furto, dopo la denuncia, sono andata dall'Elisa. Era tutta sconvolta da un film che aveva visto alla sera in videocassetta: "Cuore in fiamme!" Capite? Cuore in fiamme! Voleva farmelo subito vedere. Con un titolo così, madonna, ero sicura che avrei avuto conati a ripetizione e poi, santiddio!, di mattina-primo pomeriggio!

Scusate se faccio l'idiozia di raccontarvelo, ma rende l'idea di quanto le donne, forse esseri superiori, possano essere, a botte, cretine.

E' la storia di un tale che fa il chirurgo e che fa miracoli a tutto andare. Un giorno impazzisce per una ballerina. La pupa gli succhia tutti i soldi e poi lo molla. Il medico cade nella più cupa miseria. Ma ecco che la divoratrice di grana va sotto ad un'auto. Ci vuole un miracolo per riparargli la testa. Ii!rato e mele. uon umoreriferire a due poveri signori che mi hanno e spesso finivo per decidere: n tutto il mondo c'è uno solo che sa farlo. E voi avete già indovinato che si tratta del medico-barbone.

Viene a saperlo dai giornali e va ad operare la tipa. Ella guarisce, si pente, si baciano e il film finisce proprio quando mi viene da vomitare.

Quando si vedono film simili, si ha voglia di chiedere l'indirizzo del produttore per esternargli i sentimenti del pubblico con un cazzotto in mezzo agli occhi.

Poi Elisa riceve visite. Un tipo Mario. Un tipo Mario c'è sempre, forse, nella vita di qualcuno. Un tipo Mario è un tipo che non vale niente per una sana baldoria, per una bella sbronza o per andare a far danni. Ma sui quali ci si può contare.

Lei ancora sotto l’effetto della melassa ha sospirato: “Mon amour, mon amour, m’aimes tu encore?” Lui: “Oh, oui!” Allora lei: “C’est trés mervejeuse!”

“Non vorrei intaccare la vostra gioia ma devo fuggire”, e lascio la stanza dopo aver rivolto uno sguardo fraterno al principino: in giubbetto fintapelle, bavero di poliestere espanso, bottoni di plastica. Senza i derivati del petrolio andrebbe in giro biotto, quel piccolo dongiovanni.




"Adoro la volgarità.
Sono più attratto dal cattivo gusto, ben più eccitante del preteso buon gusto che non è altro che una normalizzazione dello sguardo"

Newton





scritto da: samuelasalvotti alle ore 21:02 | link | commenti (11)
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lunedì, 20 agosto 2007
MILLION DOLLAR BABY




8 mesi









Ho ricevuto molte lettere in 8 mesi di blog.



Non conosco personalmente nessuno. Mi leggono e, alcuni, producono le loro reazioni.







Con uno sforzo, ho il coraggio di riportare le critiche, le rabbie, le delusioni che mi sono arrivate. Solo quelle negative.



Anche le più dure.











“Non puoi pretendere di cogliere le anime in volo mentre la tua sta piantata in terra con le misere radici degli acanti, dei bossi e dei licustri. Cominciamo dal corpo. Vieni qui, chiaviamo!”






“Scrivere agli spettri sembra essere il mio passatempo preferito. Io sto bene e non ti chiedo come stai tu perché conosco già l’eventuale tua risposta, anzi non-risposta. Non penso che risponda alla posta di uno sconosciuto. Io non so perché ti scrivo, ma intanto lo faccio e poi ci penso. Qui il tempo scorre e la qualità umana di chi frequento è scaduta di molto. Spesso mi domando chi ha rovinato il mondo: non lo riconosco più. Sarà colpa del solito Berlusconi.

Uno ti guarda stralunato e crede che tu sia un parafulmine o un portavasi. Sai si chiama mondo del lavoro! E gli amici? Ah, quelli! Quelli d’improvviso li scopri superficiali , senza sangue: stomachevoli. E’ un brutto affare l’amicizia.

L’attività principale consiste nel lavoro. La ditta individuale che avevo messo su, s’è trasformata in società in nome collettivo. Si chiama MPT telefonia s.n.c. con sede provvisoria a Verona. In prospettiva mi aspetta un anno intero di grattacapi: problemi burocratici da risolvere. E’ un labirinto di certificazioni, attestati, notai e commercialisti ragionieri e dottori. I problemi che vengono per secondi riguardano l’organizzazione interna che deve essere tesa al consolidamento dell’impresa. I problemi che vengono per terzi riguardano il futuro: in un anno la società deve un bilancio o attivo o in pareggio, altrimenti non conviene mantenerla. Tutto questo si aggancia ai problemi umani che tu chiameresti di pubbliche relazioni. Se aggiungi che non è il lavoro che ho mai sognato, capiresti la mia fatica. Imbarcarsi in un’impresa che non s’è voluta e che non si ama è la cosa peggiore che una persona possa fare. Ma è così o pomì. Vivere senza fidarsi di nessuno, deluso persino dagli amici, fare un lavoro che non amo. La mia anima è atrofizzata, s’è rattrappita come una prugna della california, sono povero dentro. Ora ti lascio con questo amaro. Ciao Samuela”





“Ein unnutz Leben ist ein fruher Tod” Una vita inutile è una morte precoce. W. Goethe in Ifigenia in Taurine



Non fraintendermi: è un’oscenità che non merito. Non so se seguire il mio istinto oppure la mia razionalità. Il primo diceva di aiutarti e d’istruirti, mentre la seconda seguiva una logica, cosa a te sconosciuta. Samuela, l’arrogante, ho scelto di darti un po’ di fiducia perché sto or ora scrivendoti. Ma ti scongiuro di non farmene pentire, sarebbe l’ultima volta che ti scrivo. Se ti servono le mie ali per volare vieni nel mio blog e saltaci su. Non voglio essere generalizzato con sgarbi o busi o altri lacchè (nota il ripetersi dei nomi in minuscolo) Io non mi svendo, chiaro? Non sono misogino e mi piacciono donne e fiche. Io mi sono dedicato per tutto agosto al mio nuovo blog [...]






In riferimento al post : ANIMA ADDOMESTICATA“[ ...] la tua sofferenza interiore è talmente grande da voler sventrare pezzo a pezzo quello che ami. Sprizzavi gelosia, ira contro il padre e la madre, senso di abbandono, paura incontrollata, voglia di ferire e di distruggere, come dominata da un demone affamato ed esasperato.

Ho visto uscire melma, serpi dalla tua bocca e sgorgi di sangue coagulato. Ho visto la tua vena giugulare pulsare fino a scoppiare di bubboni purulenti ed il dolore deve essere stato grande! Provo Pietas per te, compassione, mestizia e tristezza [...]”







“Non fare la regina! Non tentarci nemmeno! Ti permetto di conquistarmi ma non ti permetto tentativi di giocare sui rifiuti umani e sui loro cedimenti preziosi. Lascia la presunzione di quelle femmine che godono a far soffrire, che impazziscono di sadico sarcasmo a vedersi inseguite da fidanzatini inermi, e che pubblicizzano il loro essere magnifiche circondate da magnifici! E’ una forma di menzogna che non sopporto!"







“Ci tengo a te. Ma in questo scritto non di me si tira a dadi. Rimango”



" [...]IL tuo efficientismo, becero e ributtante, ti rende odiosa ai miei occhi. Serve solo a nasconderti! Ho visto che non rispondi ai messaggi, il silenzio ti abbrutisce, sei morta o vuoi da me mirabolanti miracoli? Com’è avvilente un’imbelle femminuccia che ha l’amore del terrore che tiene legati per violenza! Non mi hai ancora cancellato? Incapace come sei c’è da aspettarselo. Io qui vivo la felicità dei Giusti, di chi non ha colpe e non ho mai usato un briciolo di violenza o di forza bruta. Agisco come se ogni atto fosse l’ultimo della mia vita. Ho tante donne e sono tutte meravigliosamente superiori a te. Nessuna di loro mente. Oggi in qualunque luogo io mi sposti, assonnato o sveglio come un grillo, regalo a piene mani e ricevo doni d’incalcolabile valore. Non rispondere più. Sei tutta munta e non ritieni più nulla come un oloturia dal triplice foro.

Il mio tempo è lungo, ampio, eterno in ogni attimo. Lento lo attraverso come se temessi di non averne altro. Dormo le mie ore di sonno da sveglio e sto sveglio nelle mie ore di sonno: ogni piccolo e labile suono attira la mia attenzione e spesso mi limito ad orientare le orecchie.

Che hai guadagnato a deludermi fino in fondo con il tuo ultimo post sui mediocri? Dici di te che pensi in grande. Forse usi una lente d’ingrandimento. Non sai fare di più di quello che sei?"







"La parte del provocatore ti si addice"






" [...]Eh, lo so, ora la tua invidia atavica esploderà in roboanti frasi di giudizio divino volte a dileggiare e a sminuire. Ah, déa del masochismo che agli altri attribuisci! [...]"



"Non ami la bellezza, ma vivi nell’estetismo che sugge gli effluvi inebrianti del mondano"







"Ah le grandi rivoluzioni! Hanno il pregio di essere invisibili. Per occhi velati da cataratte tutte le cose sono storpie: ti ho finora esaltata troppo, ti pare? [...]"



Mefistofele, Il beffardo:

'Guarda che fiamme vivaci!

Vi è lì un allegro cenacolo.

in pochi non si è mai soli'

(E più avanti)

Mefistofele, il beffrado:

'La corrente porta all'insù.

Credi di spingere e sei spinto.'

Da La notte di Valpurga, Faust, Goethe




'A me non resta che amarla, perchè così 'sarà salva' (Faust)





" [...] sulle tue prose:

n.1 mi impose o si impose?

n.2 ultime tre righe: perchè cambia il tempo verbale? (volendo si può anche lasciare)

n.3 "impicchiare" non esiste

n.4 né con accento acuto (scusa la pedanteria) [...]"



" [...] graffiante, mordace e magmatica di baroccheggiante -non è spregiativo- lussuria metafora "



" [...]E' uno scontro tra Titani il nostro? Sconvolgere gli Inferi perchè ognuno non vuol cedere all'altro il trono del proprio regno?

esistiamo come due dimensioni dello stesso Universo. mi basta sapere che tu esisti sotto di me.

Non innamorarti mai, non desiderarlo, ascoltami! tu non hai spalle forti per sopportare il peso della sofferenza. Ci vuole una schiena allenata alla fatica ed un fisico nerboruto, duro, forgiato nel fuoco e nel crogiuolo dell'altoforno; un tratto di vita cresciuta in periferia e che conosce la miseria. tu sei un bicchiere vuoto che al minimo urto cade e va in mille frantumi. [...]"



" Disgraziata! perchè cerchi il qualcosa che manca ( ciò che non-è anche non-esiste)? cerca piuttosto quello che possiedi in più. in te l'ennui porta allo spleen come in Baudelaire.

Spleen

"Je suis come le roi d'un pays pluvieux,

riche, mais impuissant, jeune et pourtant trés-vieux,

Qui, de ses précepteurs méprisant les courbettes,

S'eennuie avec ses chiens comme avec d'autres betes.

(Les Fleurs du mal)

Io invece amo Montale con la sua divina indifferenza, le nude pietraie, gli anelli dell'universo che non tengono..

Per non essere schiacciata sotto la passione, il desiderio o il bisogno basta sapersi accontentare"





Si dice che sei una persona calda.

Come Siddartha “so pensare, so aspettare, so digiunare”, io so ascoltare. Ascoltare per mestiere. Il tuo è far domande."





“Occhio di bue fisso su di te e libero sfogo alle abominevoli zuppette tardo adolescenziali e cervellotici condensati di senso-della-vita-disagio-mondo-giovanile”








ecc.. ecc..

























Edificio vecchio e tipicamente dopoguerra.



Appoggiata ad una scopa la portinaia raccontava alla vicina l’operazine del suo gatto. Storia tragica in due atti.



Ho interrotto la narrazione, sempre umiliante da udire per una donna, come me, con la quale la natura s’è dimostrata generosa e ho chiesto di un frugulino di due metri e duecento chili.



Mi ha lanciato uno sguardo che mi ha fatto passare il singhiozzo: “E che ne so!”



Me lo ero immaginato che m’avrebbe fatto pagare l’interruzione.



Non la perturbo ad oltranza. Mi scolo tre rampe di scale, essendo dotata di due gambe in perfetto stato.



Busso. La stanza è imbiancata a calce e regna un disordine calcolato: divani coperti di lenzuoli fiammeggianti, alle pareti chitarre senza corda, casse dipinte in vari colori e altre fregnacce. Insomma avete capito la topografia?







Questa soffitta diverte solo i compagni, è un’attrazione. E non si vive bene sul palcoscenico d’un music-hall. Nasconde l’indigenza del luogo con delle buffonate. Per esempio, sul soffitto c’è una scritta: “Il padrone non sposa!” Divertente, divertente, ma triste!

Ho ricercato ancora la Perpetua chiedendo del Don, il signorinone è fuori. Ma và?


Lei, eccola fare lo slalom sull’argomento preferito delle persone che ce l’hanno a morte con i giovani, perché sono nati dopo di loro. Litanie di sarcasmi sui pervertiti di questo secolo, senza, naturaly, aver riguardo alla verità.



Intenzionalmente e facendo apposta (questo pleonasma è voluto) sono cordiale.



E ciò la sconcerta. Mi squadra, mi osserva, mi sonda, mi studia e finisce col decidere di fregarsene.



Mentre le sfoggio la mia innata dolcezza d’animo, sento una risata.



La sua risata è una cosa enoooorme, grassa e crassa, vischiosa, traboccante, torrenziale, scrosciante e decisamente potente, ai limiti dell’apoplessia!



Seguono le seguenti riflessioni: “Sei mesi senza di te è come un giardino per sei anni senza concime!”

Finissima la metafora.








Eccolo qua lo spargitore di salse sui risvolti, l’uomo dalle stilo che si svuotano in tasca, l’uomo al quale manca sempre un bottone, un pettine e un fracco di vil pecunia!



Fa battute una dietro l’altra ed io intanto noto che è ingrassato, ha le occhiaia e un qualcosa di doloroso addosso.



Penso senza dirglielo che mi è mancato, così allegramente irritante e cocciutamente divertente.



Parlo, interrompendolo, di soldi. Se ne frega. Non li conta e mi propone di andarseli a mangiare e a bere.



Devo dirgli che lo lasciamo a casa dal lavoro, ma ho tre pacchi di cotone idrofilo in gola.



So già che gli farò un bernoccolo da dromedario.



Dice che ho qualcosa.



E’ assolutamente vero. Mi stupisce il suo intuito. C’è solo un’altra persona che m’intuisce così: il kecifailiano.



Per prendere tempo mi interesso della sua salute e lui s’interessa del mio segreto.



Uso la tecnica, anche lui.

Cede prima lui, anche per dimostrarmi che sono brava e funziono sempre come venditrice.



“Allora, patata, come va la salute?”, dico. Lascia che la mia curiosità faccia le bolle con astute pause. Io sono tutta una branchia, come un pesce fuori d’acqua: si sta spaccando in due, pare.



Mi si stringe la gola. Mi pare di inghiottire una zampa di gallina con le dita divaricate.



Poi torna subito alla carica per estorcermi la notizia.



In genere le mie sono sempre buone. E’ fiducioso come un bambino.



Con tecniche di comunicazione che gli ho insegnato... il segnale della resa è una risata. Ma non mi sogno neanche.



Credetemi fratelli, mi sentivo un pugile dilettante che scende dal ring dopo essersi sciroppata 15 round contro il campione del mondo. Avete presente il film "Million dollar baby"?, ecco!, nel punto in cui lei le prende da matti!



Barcollo.



Quello che provo nel dirglielo lo scriverò quando andrò in pensione su di un libro e sarà così grosso, fratelli, che lo metteranno sotto il sederino di tutti i ragazzini che imparano a suonare il pianoforte.



Dai Pink Foyd a Giovanotti, la musica è cambiata dentro di me.



Ed allora vi dirò che quello che è seguito non lo dimenticherò nemmeno fra mille anni.



Vado alla macchina, ma mi sento chiamare, mi lascio raggiungere e mi dà una bottiglia: “Io sarò contento anche se avrò sopra di me un piccolo giardino, piccola!”



Sono partita con la bottiglia sulle gambe "da bere in allegria" con tutti gli altri.



scritto da: samuelasalvotti alle ore 15:51 | link | commenti (15)
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giovedì, 26 luglio 2007
REGINA di CIELO di TERRA e di UOMINI!









Allora signori sono stata accusata di essere un po' troppo ridanciana, gli editori iniziano ad avere dubbi sulle mie qualità





giustamente.

















Sarò seria.











"Dicono che io non amo nessuno.

E mi sento solo, Samuela, come un grido in mezzo al mare, come un uccello che ha freddo, come un gatto che si nasconde e trema.. solo... solo..!



“A che mi servono tutte le comodità della religione, l'ipocrisia degli umani, il niente delle menti che non s'affaticano, la vita piana di coloro che si accontentano e sono sempre pronti alle banalità e al 'tengo famiglia' quando la mia stessa vita è così assurda che non serve nemmeno come esempio?



“Voglio affinità, corrispondenza universale, secondo la legge fisica della FARFALLA: un battito d'ali qui corrisponde, nell'Universo, ad un tuono nella parte opposta del mondo: è come se tu da lontano saltassi sul materasso del tuo letto e la tua onda facesse sobbalzare me ora qui.



"Come i santi, i geni e gli idioti, ho un sorriso d'imbecille, in fondo aderisce al vero. Sono un uomo maschile (come direbbe Totò) geniale e idiota insieme, se fossi Merlino mi farei sparire, affinché nessuno potesse sostenere d'avermi visto. Popolerei solo la mia donna. Vestito come un clown per farti ridere, così serio e trombone come sono. Anzi no, diventerei sesso che fa impazzire. E i tuoi occhioni rotolano nella mia vita che faticherei a sopportare se non ci fossero.

Non è vero che solamente con il dolore si cresce, si matura. Questa è un'invenzione dei cristiani e dell'inferno che hanno dentro. Invece quando tu ridi, io volo”









E’ una lettera d’amore.


Alle donne.



Copiatela, ragazzi, e speditela alla vostra donna. Farete un figurone!



E’ bella che non si può di più, perché è incerta e tremante.



IO NON SO NON AMARTI, dice.



Non è l’omicciattolo che brama solo pezzi di carne, ha capito che non vuole più fregare: è triste, infatti, vedere uno che ruba a se stesso.



Certi uomini ci fanno sentire delle fidanzatine molto pie e un po’ bruttine, non sedotte, ma abbandonate. Alcuni non vogliono l’anima, ma il corpo a brandelli da divorare, solo sfamanti scopate.



Così l’orgoglio di maschio, il gallismo meridionale, è salvo!











Dice che se il mio stile da regina è fuggire lui l’ha accettato, ma non posso chiedere a chi uccido di non morire.



Io chiederei a tutti di ballare di gioia anche sulle rovine fumanti della loro casa.





NON ABBIAMO ALTRA SCELTA CHE ESSERE DEGNI DI NOI



























Posso esserti figlia o condottiera

so fare entrambe le cose con bravura

di cuore e sguardo fragile

ho la saldezza d’un tronco di castagno














Parto per le vacanze, al ritorno sarebbe bello trovare tanti commenti, tanti messaggi, tante email... anche quelle che mi dicono ancora e ancora: "Emmadonna, ma quanto te la tiri!" (D'accordo, d'accordo, non sono Dio, ma poi ripensandoci: siamo sicuri?)









Avvertenza al lettore: questo blog la cui profondità sfuggirà soltanto a pochi, è diviso in due parti: una idiota e demenziale, l'altra fatta di poesia, quella vera, quella che c'è dentro ad una Storia. Abbiamo, perciò, ritenuto opportuno avvisarvi.







CANZONE PER SS


"Poveri, poveri amici miei!

Bocche ghiacciate,

pianto silente di bambini malati!

Ogni giorno t'amerò con un coltello alla gola,

ma ora sento i sussurri di questi occhi disperati e esili.

Quanti vetri rotti nel cervello capsule vuote dentro lo stomaco.

Chiara! CHiara! CHiara!

E' vero, sì, che le finestre le hai chiuse tutte, ma senti ancora la terra di esperimenti al cobalto ed esercizi mentali elettrici.

Dottori, medici ed avvocati, che pandemonio questi sordomuti, mercato dell'idiozia"


anonimo















"VOGLIO ESSERE ANCH'IO UNA REGINA, COME TE", una blogger







Sono giorni che mi segui, mi cerchi in chat, mi scrivi, mi vuoi capire, incastrare e carpire segreti...



Ti dedico una canzone.



E' il capolavoro nel capolavoro, "Venere in pelliccia" di Leopold von Sacher-Masoch, l'opera dei Velvet Underground




Il bordone di viola elettrica di John Cale... scenari apocalittici... con una melodia che ruota su se stessa, un madrigale psichedelico...






Il recitato pacato e cinico di Lou Reed, che narra una storia di sesso, morbosa e malata, aggiunge un tocco ulteriormente angosciante al brano, amalgamandosi alla perfezione con il tambureggiare primordiale di Maureen Tucker e con il battito mortifero della grancassa.














"Lucidi, lucidi, lucidi stivali di cuoio
schiocco di frusta di una donna-bambina nel buio


arriva veloce il tuo servo, non lo abbandonare
colpisci, padrona cara, e cura il suo cuore


Lucidi, lucidi, lucidi stivali di cuoio
schiocco di frusta di una donna-bambina nel buio


arriva veloce il tuo servo Severin
non lo abbandonare
colpisci, padrona cara, e cura il suo cuore

Sono stanco, sono esausto
potrei dormire mille anni
mille sogni che mi potrebbero svegliare
i colori diversi fatti di lacrime"











Sai, il bello di una regina che quando decidi di esserlo, proprio in quell'attimo, all'improvviso hai già i sudditi.


Ci sono già, se sei una regina.


Mi par di vederli gli aspirantisssimi che sospirano, ora, commossi dietro al monitor!

Il fatto è che sono tutte astrazioni, io sarei così, farei cosà, io andrei qui.. io vorrei quello...

Mon amie, se accenno a strane magie arrivano caterve di persone, che mi danno ragione, un coro, un nabucco! Ma non so se sanno di una credibile nel prevaricare un altro.

Però, io ti garantisco che se tu hai la tranquillità, la sicurezza e la perfetta conoscenza di te stessa, sei una regina, se invece risparmi in consapevolezza, tutte le storie che ci raccontiamo diventano balle enooooormi!


C'è un mio buon lettore che deve vedere il mondo come una grande torta alla panna e si domanda perchè gli uomini disprezzino spesso la moglie, la fidanzata, la donna delle pulizie, la mamma, la nonna, la collega, la zia teresina...


Una donna può rendersi la vita un capolavoro o un inferno.

Oggi ero all'inferno, perchè c'era una creatura infelice, inquieta, in... difesa: cammina da far tremare l'ufficio, un'armadio a 4 ante, barba e baffi in dotazione, sconvolta dalla rabbia. Disprezzava quel verme infame del marito, che è buono a nulla, che è solo capace di fuggire, che lo ammazzerebbe, ma gliene ha dette tante e quando andrà a casa gliene dirà altre e lo caccerà, o no meglio farà l'amore davanti a lui con un altro uomo, così vede, peccato per i figli che non hanno colpa... ecc... ecc.. Dio mio, una montagna di dolore!

Gli ho detto di sfruttare la sua debolezza, semplicemente.

Lei mi ha guardato come se fossi impazzita, è una di quelle poche donne estremamente ottuse e mi ha detto: 'che schifo! l'omo deve essere omo!'

C'è chi sta a guardare, può essere molto dolce e giocherellone, ma, come tigri in pausa, quando è il momento brancano la loro felicità.

Quindi, davvero, non innamorarti dell'idea di essere regina, se hai la stoffa, lo sei già, se non ce l'hai fai solo una gran fatica per niente.

E poi, davvero piccola, è un gioco.














E' pieno di virus, dice che è ancora l’antinfluenzale di dieci mesi fa. Il virus che gli hanno iniettato ha un insano senso of humour e non se ne va da allora. Sembra sempre un tizio che non ha nemmeno due anni d’autonomia nella credenza.


Detto Attila, come il focoso barbaro degli Unni (e degli altri) solo che costui è morto a 21 anni, il che non potrebbe succedere alla persona di cui vi parlo, dato che molto di più di un quarto di secolo lo riguardano già.



Spara pacche della malora sui sederi delle ragazze che incontra. Alcune si girano rabbiose e lo picchiano. E io in genere ci aggiungo del mio di nascosto.









È ben rappresentato dalla sua auto, la sua allegoria.

Ed ero pensierosa, il motivo dei miei tormenti era che appena si sale sul bolide del mio sottoposto noti l’annaffiatoio nel lunotto per quando “sente odore di bruciato” e la carrozzeria è un ossario.




Insomma il Cesarino tiene in vita un veicolo (non merita questo nome) con i denti.



Non per molto, l’ho informato che la caratteristica dei miracoli è d’essere brevi.





Pilota la bagnarola come cammina, sembra pieno. In principio credevo che la circolazione la facesse a sinistra, come dai rosbif!



E ti sorpassa a destra e t’incrocia di là e ti clacsona se non passa…!







Ha sorpassato ad una distanza che, in mezzo, non avreste potuto infilare un biglietto del metrò.





Sono stata invitata a parlare del mio prodotto ad una regina.


Una vera regina, signori! Una dei paesi africani. E’ venuto a prenderci il suo segretario e il pirla lo ha snobbato.


L’autista mi ha detto: “Le consiglio, dottoressa, di venire con me”, era sprezzante e compassato, ma fermo.



Il subalterno ha detto: “ Senti lerc, noi non ci fidiamo dei selvaggi!”



Arrivati in qualche maniera, troviamo una ciccia di sovrana, una elefantessa nera.


Indossava un abito di velluto verde, occhi fuori dalle orbite e palpebre insufficienti. Capelli che si schiacciavano

sulla faccia come alghe bagnate. Aggiungete, cari, a questo quadro delle braccia piccole tipo pinne di pinguino. Mi sa che deve aver avuto un ippopotamo tra i suoi ascendeti. Ed anche un gorilla. E forse a distanza di alcune generazioni, un capodoglio.


Mi sono sforzata di dirle: “Prego sua Maestà, posso offrirle un caffè al bar?” E di nascosto ho dato una gomitata al mio sottoposto, era nella luna, lo direste senz'altro

grasso, ma sembrava esile in parte alla regina.



Lei ha detto di non chiamarla così e cosà. Ma mi sono bisbigliata che era arrivato il momento di spolverare il prestigio degli italiani, di far vedere al mondo quanto siamo cordiali e affascinanti: “Che cosa vengo a sapere, Maestà, che lei non ha ancora 38’anni? Ma allora omaggi, i miei omaggi! I miei omaggioni!.” Si ha un bell’essere regina, pesare una tonnellata, si è sempre donne, no? Regina o portinaia, una donna è sempre sensibile ai complimenti.







Voleva vedere cosa sapevo fare e mi fa: “Il braccio!”, ci siamo chiuse in una camera d’hotel di mantova, da regina a regina.



E io le avrei voluto dire: “Ma, Maestà, io non sono titolata. Mi sono titolata da sola. Se avessi un nome a telescopio, un briciolo di molecola davanti al cognome, non foss’altro un trattino tra due nomi, allora sì!”



Lei avrebbe allungato la mano con l’anello reale sulla mia testolina corrucciata: “In nome della dinastia dei X, innalzo questo essere alla dignità di vice-baronessa e la nomino governatrice dell’Y. Uia!Uia! Hoo!”





L’etichetta la incollerei solo sul barattolo della marmellata, fratelli.



Le ho spiegato bene, ma bene, ma bene.. cosa tratto.



Un capolavoro di comunicazione! E' un lavoro di cesello, credetemi piccolini, ogni affermazione deve avere un riscontro, un feed back, la ricevuta di ritorno, l'avviso che il messaggio è stato letto, la notifica, altrimenti non si passa al prossimo.


Ma la vera abilità è avere la sensibilità di dire esattamente cosa vuole sentirsi dire l'altro, per far questo occorre controllare anche i micro-sospiri, i battiti di ciglia e perfino il mignolo del piede anche fosse dentro a scarpe infortunistiche.




Vabbè, fine della lezione.




Ero distratta ogni tanto perchè sentivo il mio subalterno litigare col suo autista.



E’ in competizione con il servo della regina, perché ha più classe, eleganza e cultura di lui e di tutto il suo quartiere messo assieme!





Avevo fatto proprio un bel lavoro, ragazzi, avrà avuto, la regina, i piedi a mazzolino di violette.




E’ fatta, fratelli, se non vi fa schifo, la cittadina Salvotti che sa usare tatto, delicatezza e diplomazia ( e citera e citera) ha fatto il suo dovere!





Brava me!, una prodezza di più al tuo attivo, ragazza! Per niente sfaticata ha fatto un lavoro di cesello e scalpello, la pulzella! Ezzacchete! Il dado è estratto!





Fino ad adesso ho scritto cose belle, eh? Un pezzo di antologia. Fatti ameni e descrizioni ilari.

(La mia letteratura, appartiene al patrimonio nazionale, non posso farci nulla, è terribile scrivere sul bordo della gloria. Le rotative della storia mi ghermiscono.



Mi addolora per quelli che avrebbero avuto il piacere di scoprirmi. Sorry, falcio loro la scoperta sotto i piedi. Troppo tardi! Mi sono scoperta da sola! Mi autoscristoforocolombo! La Samu' è arrivata a scoprirsi lei stessa.



Voglio che quando me ne andrò da questa valle un tizio qualsiasi si chini su di me e dica qualcosa come: “Hai lottato bene contro la fesseria, Samuela!”



Si crede, spesso, che certe persone siano intelligenti mentre hanno solo memoria. E s’immagina che altri siano scemi perché si accontentano di riflettere. Nella vita, fratelli, bisogna scegliere o ascoltarsi parlare o farsi ascoltare. Dopo me stessa, io divento il mio ultimo interlocutore valevole.)



Ma il cielo si stava annuvolando, la tragedia si stava compiendo.



L’orribile realtà era questa: l’autista era il re e chi decideva era lui. Potevo ridere, piangere, fare tutto quello che volevo,lei, la regina, non poteva decidere nulla. Era, lei, una sottoposta di lui, esattamente quanto il mio sottoposto lo era per me! Pum!





Il femminismo, laggiù, nel deserto deve ancora arrivare, maledizione!




Una femmina-regina ha meno potere di un autista-maschio, ma si può?




Mi pareva di sognare.



Avrei voluto dirle: “ Senta Regi’ che storie sono “per maschio ho il mio regno” o “conosco l’amore solo attraverso i miei sudditi!”? Anche lei, perdio!, decida, prenda, compri, no?, che siamo due regine!








Sono uscita, fuori. Orrore!, il mio subalterno stava dando per l'ennesima volta del selvaggio

al re.



Una tristezza infinita mi ha invaso e gli ho fatto solo il segno di andare.



Dopo due chilometri gli ho girato la chiavetta, sono scesa e l’ho guardato in un lungo silenzio pietrificato.





Ero talmente al limite dell’esplosione che non m’azzardavo neanche a respirare.


Era un silenzio feroce, inumano, stavo masticando parole infiammanti. Le selezionavo mentalmente, le riunivo assieme, le intrecciavo.



Volevo piantargliele nell’onore!


Elaboravo un’esecuzione. La volevo capitale.


Niente sarebbe stato troppo aguzzo, troppo velenoso, troppo contundente!


Io ho una profonda ammirazione per gli individui che immagazzinano il loro rancore e lo distillano come un caffè moka in un filtro.






Sognavo di flagellarlo con gli epiteti. Di impalarlo con gli aggettivi. Di vetrioleggiarlo con i verbi, di pugnalarlo, di strangolarlo, di avvelenarlo rispettivamente con gli avverbi, metafore e neologismi.



Insomma, fratelli, mi auguravo una tortura cerebrale lunga e varia nel suo processo.







C’ho messo un fracco di tempo prima di esplodere, come un ascesso gonfio.


Niente probabilmente era abbastanza acido nel vocabolario!





E sapete cosa ha fatto il ciordo quando mi ha visto così?


Era in piedi, lì, con gli occhi bassi e poiché vedeva la mia nervaglia drammatica ha dichiarato forfait: “Ok, hai ragione! Dì pure tutto quello che hai in testa su di me!”



Aveva spezzato la tensione. M’ha sconcentrato, ha rotto il silenzio preparatorio..



Ormai era lanciato, stoico, martire volontario, offerente alle mie rudi sillabe.



Ha rimontato la mia collera come un battello rimonta le correnti di un fiume.

Tesseva la sua salvezza, ammettendo che in futuro non prenderà iniziative…

Alla fine ha detto: “Pagherò. Sono pronto. Che la mia testa cada per scontare il mio errore!”



Finchè ad un certo punto lo vedo con lo sguardo indeciso. Allora tira fuori la nostra botta segreta di venditori: “Dottoressa, i nostri rapporti non devono essere alterati per un incidente di percorso!” Non mi ha detto “per due soldi” perché sarei ripiombata nell’arrabbiatura. Poi detta la frase che conosco bene, starnuti, tossi e sintomi di una salute precaria mi hanno addolcito.



E tristemente mi ha lasciata lussando le mie falangette.







Missiè, madame e medmuosel, la Samuela (HOKEKOTTAKEHO)


da QUI a KECIFAILi'


Per un purisssssimo caso, lui (detto OLALA’) è diventato il mio miglior affine, mi ha, come dire?, tamponato! E' come se uno diventa un amico d'infanzia con precedenza assoluta. Io navigo in quella che i chimici chiamano una meraviglia senza miscugli. Motivo?






Insomma, ero in un torrente di vita, tra un ribollio di individui, tra continue scariche di parole, tra un brulichio di affetti, ma ecco è arrivato lui, il tornado bianco, che ha portato tutto il suo fasto olimpico, lo sconquassatore!Un’apocalisse a ripetizione, un tifone giamaicano, nonna Bice!



Crea il pandemonio solo a guardarmi.



Imperversa.



Sposta, scrolla, rovescia, demolisce, straccia, devasta, spande, incrina, sgonfia, fora, traumatizza e sconnette, il KONTINUAKOSI’!

Bene, perfetto, mettetemene da parte 6 casse!


Abbiamo una bella foresta di mitra puntati, ma pazienza, attingo energia da una riserva personale. In fondo è questione di tempo. Avete presente quell'odioso sport del "braccio di ferro"? In cui non c'è chi vince, ma solo chi perde? E' uno sport di resistenza e non d'attacco. Il mio debole. Sono più felina che rettile. Ma saprò liberarmi di individui con una pessima mentalità sull'amore che sono alle mie calcagna. Per difendermi non ho coltelli, nè barili di tritolo, solo cervello.


Ma molto cervello.


Certe volte mi dico, certi individui dove diavolo mi vorrebbero portare? In quale sinistra epopea? Verso quale fine della notte?




Papà Stevenson ha scritto: "Il piacere che possono dare le avventure è inesistente e puerile!" tremendamente suicida, no, per uno che ha scritto "Il dottor Jeckyll"! Ma ha ragione: Io preferisco ormai la Storia. Breve o lunga, ma Storia.



Non deve aver lesinato col calcio la mamy! Di fosforo? A mestolate. Il ferro, poi?, vassoi di spinaci!



Chimicamente lo deve aver preparato bene, la Rosa! Lo deve aver pesato come una pozione delicata: con una bilancetta i cui pesi assomigliano a briciole di pane in ottone.



L’olio di fegato di merluzzo? A barili. E il ricino per la messa appunto delle budelline? Un tir.



Avrà avuto diritto a tutti i tonificanti. Imbottito di uova fresche, il FUINOFES. E tralascio il buon miele d’api, i Sali di frutta, i sciroppi di Vosgi…



Se un giovanotto come lui è costruito tipo Apollone e in più, sento, è più resistente dentro del cemento armato, mi sa che deve essere stato curato come una pianta rara. Un velluto! Giusto?




L'ha, poi, messo sul trampolino di lancio e l'ha lanciato fin qui.















scritto da: samuelasalvotti alle ore 17:35 | link | commenti (34)
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giovedì, 28 giugno 2007
TU CHIAMALE SE VUOI EMOZIONI









Il sangue si fa mercurio,
gli occhi penetrano gli anfratti delle cose.
Cerco, scuoto, sfrondo il reale alla ricerca del possibile.
Io penso denso.
Claudio Mercandelli











Il blog è lungo, lo so, ma non vedo che differenza ci sia tra chi fa mille post e chi ne fa uno solo, tuttavia se oltrepasso la soglia consentita, fatemi un fischio che freno, ok?







Ah! Signori!, vi assicuro che per fare il mio mestiere, la pubblicitaria, bisogna avere il palpitante ancorato bene, capitano dei colpi di scena, che renderebbero cardiaco anche chi è senza cuore (alcuni infatti lo gettano in una prigione scavata in the rock e chiudono una porta grossa come un materasso di campagna)



L’individua che scrive ha fatto ben altre scelte!








Poche scelte ma dure.







Una è quella di non mentire, che per una che fa il mio mestiere, credetemi è come chiedere ad un chirurgo di operare a mani nude.


Non lo faccio per principio, ma per

di-verte-mento: ho scoperto che la franchezza è una rara e potente forza dell’uomo.



Tra l’altro fa vendere come dannati.






Sì, occorre molto tempo per capire la sincerità, molto! E' un'intuizione da età matura.

Fregare è fisiologico, maledettamente fisiologico, l’istinto dell’uomo, fin dall’infanzia, è di imbrogliare, di dire che è nero ciò che è bianco.



La realtà supera, davvero, davvero la fantasia e una volta che l’hai inquadrata, vedreste, patatini, che passeggiata da regina! Col piede superbo! Si passa dalla fifa perenne all’esaltazione eroica!



Quando vedo il nostro Napolitano con la calvizie levigata con la carta di vetro, la Bindi che inalbera abiti stampati, il Casini pettinato alla moderna, che sguazzano in una marmellate di parole,

“piacere…che onore… lei è qui… anche là… tutti i nostri auguri… condoglianze… condoni… condizionali…”

vuoi scommettere che ci credono?



Jehanne, la Pulzella, marcia verso la puntigliosa precisione semantica, una parola dietro l’altra scelta con cura, il Verbo fatto carnina tenera, oltre che lisssssia come velluto!



Cammino indisturbata in mezzo all’inaudito caos di parole di blàblatori compulsivi.



Hanno l’aria alcuni di chiedermi di fare pulizia nel loro negozio di porcellane dopo una bomba emotiva!





Se non hai le idee chiare non esprimi nulla, topolino!



Il mondo è un caos perché non sa dove andare e non sa dove andare perché inganna sempre, comunque e ovunque, alla fine è un autoinganno!





E’ un paesaggio dantesco!, un gran pasticcio di logos, zia Agnese!, un’apocalisse!, per essere precisi, dentro a certe teste!


Stiamo attenti a dove mettiamo i piedi, occorre fare un passo dopo un altro passo, come se fossimo in un bosco incantato.



Io ho il mio pilastro fisso in mezzo per orientarmi.



Nessuno di voi ha fatto la guerra, vero? Neanch’io. Comunque immagino la guerra vera. Non quella da operetta, ma quella in cui tutti gridano, urlano, gesticolano, pregano, in cui tutti promettono ex-voto, reclamano la mamma, un miracolo lourdese…la vita per alcuni è una spaventosa realtà, ma in verità, in verità vi dico che dietro una lente linda e lucida, da vicino, la realtà è più bella.



Notate anche in tv, litigano e si odiano per degli equivoci, gli arabi con i cattolici, i cattolici con i laici, è un equivoco mondiale, diciamo ormai le stesse cose, tutti, tutti assieme, tutti urlano le stesse cose, il pope, il papa, il ... le stesse cose, in fondo!



Se sommi la scarsità della lingua, la complicatezza della vita e la fesseria inoltre di chi mente, avrai un disastro comunicativo.



Io ero una bimba sincera per essere scientificamente crudele.



Ricordo un Maestro del pennello venuto a casa mia, con un’enorme camice pieno di colori, che gli assicurava il 95% del suo prestigio artistico.

Mio padre mi ha presentato: “Questa è la mia piccola Samuela”. E ha atteso le prodezze verbali della sua rampolla.

L’artista, un Pavarotti incluso di cavallo, si è piegato su di me, sulla pargoletta stecchina e ha detto: “Samuela? Ti chiami Samuela? E’ un bel nome ebreo, vero?”

Gli ho piantato un’occhiata simpatica come uno sputo e gli ho detto: “E’ già abbastanza duro portarselo dietro, ma se in più bisogna anche farsi sfottere da un lardone, allora preferisco farmi chiamare pirla!”

C’è stato un po’ di silenzio. Poi mio padre ha detto: “Ho omesso di dirle che Samuela è un po' birichina!" ero già

dura come un uomo.



Ero appena arrivata al mondo e già ero arcigna. Utilizzavo la verità come arma.

Una creatura meschina, cattiva, ma sveglia: istintivamente usavo un’arma potentissima come una clava, la verità!


Un'arma gratuita e sempre pronta! Con occhi che avresti potuto marchiare il bestiame, avevo la pura potenza: roteavo la mazza della verità. Ora fingo sempre di credere alle balle dei miei collaboratori, non fanno neanche la fatica di essere coerenti: prima sembrava che fosse morta zia Ciulì, poi la zia Ciribicecola...








Non pretendo la sincerità neanche da un fidanzato, ha diritto a farsi bello ed a gestire le sue bugie per non perdermi, ma da un amico, sì, voglio, pretendo ed esigo, per favore, la sincerità. Se appena può, almeno...






scritto da: samuelasalvotti alle ore 23:28 | link | commenti (48)
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martedì, 01 maggio 2007
PERCHE' NO?(avviso che il post è quasi lungo quanto l'intero blog, lo scopo è di non farvi fare la fatica di aprire le pagine)


DALLA SERIE, NOSTALGIA DI ETERNO (eterno=ciò che è perfettamente finito),

trasmettiamo

"ti ho aspettato per novemilaottocentocinquantacinque giorni salvo due"

... perchè non si avrà tempo poi per dire ho amato,

perchè tu mi riconosca,

perchè incominci finalmente il graduale sgretolarsi dell'inferno dell'essere vivente-inesistente,

perchè c'è il mare nel cuore e i fiumi che sgorgano dai monti della ragione..

e mai più avrete modo di fare ancora questo che fate ora.



A chi trascorre la sua vita ben regolata, senza sbavature, quelli che si scavano dei profondi solchi di abitudini che li portano dolcemente verso la spiaggia infinita,

vorrei fare loro subito un discorso sentito, vero, umano, fare in modo che capiti a loro un inghippo, senza che nessuno gridi scansati.




Ma se voglio davvero rovinare l'andropausa esistenziale degli uomini introversi, posso fare una sola cosa: ascoltare.

Sì, ma con intensità.

Assorbo ogni parola, ogni respiro e sospiro, sembra che mai più succederà una cosa del genere: che parli un uomo.


Neanche sua madre, che si annoiava ogni volta che apriva bocca, è mai stata attenta come me.


Ad un certo punto, gli ingranaggi del devoto alle abitudini, non girano più nello stesso senso.



Il primo sintomo che la cura funziona è lo starnuto. Lo starnuto è un eccesso di energie, fratelli.

Non un piccolo 'atchum!' da signorina virtuosa soffocato nella batista e nemmeno come quelli prolungati come un gemito di freni, no, uno starnuto fracassone, esplosivo, che fa saltare via il naso.



Un altro sintomo è la fine dell'apnea.

Dovrei portare con me sempre un cronometro. Allora di nascosto calcolerei quanto tempo passa senza che uno respiri.

E' un gioco appassionante, fratellini.

Li vedi alcuni che arrivano ad 1 minuto, arrivano deformi ma ai mitici 60 secondi!, alcuni addirittura si ostinano ancora di più, hanno le vertigini, i ronzii, diventano paonazzi e con un gran fuoco nel petto.

Ma col fischio che respirano!

La mancanza di ossigeno, sapete, trasforma in bracieri. I bracieri degli abitudinari, sono i giudizi.

Cosa dite? Il mio primato? Si, l'ho calcolato. Credo di poter dire 1 e 30.

Solo che cronometrare sdraiati nel letto è un conto e cronometrare mentre una ti guarda con tutte le sue forze, bèh, c'è una bella differenza, dolcezze!

Viene voglia di espellere il gas carbonio è normale, è la vita che ti chiama, sono gli impulsi autorevoli della sopravvivenza, ma invece guardali, darling, i tuoi frettolosi abitudinari, gli assonnati dell'esistenza! Guardali quelli che aspettano di morire, hanno un comandamento dentro:

non si deve! Non si deve assolutamente!



Una volta svuotati, può capitare di voler inspirare ancora, introdurre aria, vita, energia, consapevolezza.

Se li osservi bene, dopo i 60 sec, anche i più incalliti, buttano fuori una parte del vapore. Barano, fanno credere al loro sangue che la carburazione continui normale.

Inghiottono saliva per nascondere il disastro

Certe volte vedono le ombre purpuree alla fine del carbonio, proprio all'estremo residuo, quando si raschiano i fondi del cassetto.

Io che li scruto ho una tale gran pena che, ad un certo punto, non riesco neanche più a contare i secondi.

Smetto. E da vera santa tifo per loro in silenzio: ti prego, dai piccolo, respira!



A 80 secondi, ragazzi, si molla se non si è allenati. E' il corpo che reclama un mostruoso ossigeno.

Colui che vive come un fallimento questo momento, spalanca la bocca, assorbe, non importa più cosa, assorbe tutto, anche me.

E all'improvviso si accorge che c'è una piacevole signorina che lo sta ad ascoltare con religiosa e mistica attenzione, come se fosse un piccolo dio di passaggio.

E contemporaneamente, all'improvviso, scopre che la vita è bella.

Ho detto una volta ad un asfittico cronico:

"Mia nonna in campagna annegava in una tinozza i gattini appena nati. Tu stai espiando per loro."

Per questo griderei, alta e forte, un'implorazione al mondo: non affogate i gattini, mai più, è un gesto troppo denso di conseguenze!

Dopo i fatidici 80 (secondi) si è invasi da una calma terribile.

E' anche un brutto segno: niente di peggio della fine di una sofferenza, quando la causa continua.

Significa l'intorpidimento della fine.

Il respiro è la serenità degli ultimi istanti.


Se io fossi della RAS, ramo vita, rifiuterei di assicurare chi non respira regolarmente, non li farei neanche rimborsare dalla Previdenza Sociale, perchè i signori dalla respirazione rada vanno al capolinea in anticipo sull'orario. Qualche brusca interferenza, come incontrare una regina e magari anche una leggera disgrazia economica, ecco che il Nostro incomincerebbe una serie di atti utili a sé.







Presidente, lo so, è assurdo essere manichei e dividere gli agnelli dai lupi.

Alcuni lupi m'hanno consolato e alcuni agnelli m'hanno sbranata.

In fondo, pare che anche Hitler curasse con tanto amore le rose.

Comunque, mi creda presidente, sono abbastanza sveglia da scansare gli inganni più prevedibili e da salvarmi da quelli improvvisi, ma, se fossi più santa di quello che sono, non dovrei scegliere di dare o no la mia fiducia.

La santità è sperare sempre nella gente. Fino all'ultimo.

Sa, conosco le persone, sono sempre state il pane che hanno alimentato la mia intelligenza. Mi chieda, Presidente, cos'hanno in comune tutti?

Solo malinconia, astuzia breve, solitudine, crudeltà e insicurezza. Sì, non sono aggettivi messi a caso. Soprattutto una feroce insicurezza.

Ecco io sono un raro animale che non è mai insicuro: mi è indifferente sbagliare.

Sa cosa mi fa stancamente sorridere? Che molti come i Rolling Stone dicono: "It could be the last time!": sta attento, perchè, se rifiuti l'offerta, non ce ne saranno più.

E' la minaccia del pauroso.

Certo... certo... è solo il rantolo di chi spira tra immensi sforzi.

E' un sollievo non dover più riamare.

la vendetta della vita passata, delle porcherie che ci hanno combinato, di quelle che siamo costretti a commettere e anche il vendicarsi in anticipo dello squallido futuro, fa infuriare contro chi vive il presente

Puoi entrare tra le pale di un frullatore gigante.




L'esperto della rettitudine sa che finché il nemico non si ammoscia, finché non barcolla, finché non ha una sbronza di insulti, finché non gli ha messo il mondo contro, in cui tutto ondeggia e gli oggetti diventano dilatati, finché, soprattutto, non crolla perchè quello ha deciso alla fine di non interessarsi più a te, ecco fino ad allora il Giusto proverà a distruggere il Diverso .



Tutti i 24 giugno, viene a pranzo uno che ha l'aria di un leone assopito, la stessa terribile indifferenza. Sporco, arruffato e tutto nero.


Neri gli occhi, neri i capelli, nera la pelle, come un ebreo.



E' un barbone, un clochard. Abbiamo fatto le scuole assieme, sempre assieme, fino a quando non sono diventata, io una borghese, lui appunto uno da strada.

Di solito, Presidente, gli angeli vengono raffigurati biondi, bianchi ed eterei, soprattutto puliti, fa più virginale, più celeste.

Ma forse ci sbagliamo. Scommetto che Gesù era bruno. E' stato San Silvino a scolorirlo, a travestirlo da filosofo scandinavo: con la barba e i capelli d'oro! Io l'avrei preferito color prugna, Presidente! Sogno una grande superba rivelazione dal Vittorio (il Messori, il pieroangela dei cattolici) che ce lo mostri negro, ben lustro, più crespo dell'astrakan.




Ecco, domani viene uno che a vederlo è già un piccolo trauma. Fa un po' spavento.

Ma lui respira, mi ricordo, neanche ogni 10 secondi. C'è da fidarsi.











Il caldo, sappiatelo!, aiuta l'idiozia, non favorisce le cogitazioni laboriose. Prova ne sia che i grandi pensatori vengono tutti da climi temperati.








"E IO, CHE HO LE ROSE FIORITE ANCHE D'INVERNO?"

eccchissenefrega! direbbe, il mio segretario che non è uno fine.

di Aldo Busi,

uno dei suoi allegri titoli (il peggiore: 'cazzi e canguri', è il sorriso finto dei bambini appena caduti).

L'essere umano, costui, che meglio si descrive! Si descrive talmente e in tal modo che provo una vergogna larga e profonda: quella che lui prova per se stesso. Diventa mia. Non è piacevole provare la vergogna di un altro, addossarsela, ma chi riuscirà mai in questa vita a farmi questo?

Chi mai sarà così bravo da darmi qualcosa di solo suo?



Il suo orrore è che ci siano in proporzione poche persone intelligenti rispetto agli idioti.

Questo lo sgomenta, lo fa arrabbiare, lo deprime, lo demotiva...

In tanti miliardi di persone, pochi intelligenti, uno su duemila



Lui in 52 anni di vita ha incontrato solo 2 persone intelligenti, uno per una sola notte e un altro per un poco di più di notti.

Gli altri sono tutti "IDIOTI IN MARCIA": "carne marcia, ammassi di cellule che producono se stesse, bruta proteina, animaleschi cosi umani..."

Ti adoro mio doloroso e addolorato Busi, ti adoro, benchè io sia una donna che tu disprezzi con gusto e godimento, ma tanto non amo la simmetria degli altari e in fondo non sono mai stata biunivoca.

Dovrebbero leggerti le mammine, dopo che sono state tagliate le parti in cui ti fai un uomo e sei fatto da un uomo, invece che piangere sull'austera Susy: crescerebbero i figli con la baldanza di chi si sente fortunato.



"Io sono intelligente , il che non significa poi un granchè avendo a che fare solo con idioti"

E poi, dio mio!, ancora la tua guerra, che è la mia, contro la morale e i giudicanti! "( i due intelligenti).. non avevano la viltà delle carogne sentimentaloidi che aspettano solo di essere deluse per fare scempio di te", lo urlo un po' sotto anch'io, mio bel bresciano.


Mi sono scornata ancora, sapete? Ancora con l'ennesimo piacevole signore. Ha iniziato con i salamelecchi sulla mia scrittura per poi dirmi dove devo andare: i soliti manipolativi e preordinati, preordinari.. gli ho manifestato tutto il mio umile e santo dolore per la delusione intellettuale che mi ha dato, soffrivo per le sue 3 e-mail tirate su come scudi, anche se non lo vedrò mai, anche se è solo un'astrazione da internet.

Mi ha detto: che ti importa? Non dobbiamo vivere assieme.



Tutto mi importa. Tutto, uomo, come Terenzio a me non è alieno nulla di quello che è umano.

Ma sarà là, dove l'ho trovato, come un cecchino diligente, a stecchire i tangheri che osano essere diversi ( voglio essere precisa: che dicono cose che hanno scoperto da soli)



I due intelligenti di Busi: "(...)non esercitavano volontà di coercizione, forse non avevano mai avuto veri parenti o avevano saputo recidere marci cordoni ombelicali, forse erano riusciti a diventare davvero soli al mondo - e da qui la gratitudine per chiunque voglia fare un passo insieme"

che dio ti benedica, aldo!









mettiamo in ordine, perchè la guerra è finita ( loro hanno perso), perchè umiliare gli sconfitti? potremmo fare, noi vincitrici, un atto di clemenza, lasciandoli in pace per sempre.

1. l'autismo è quasi solo nei maschi
2. lo stress migliora le performance nei maschi adulti e peggiora quelle delle donne
3. le donne ricordano i dettagli
4. i maschi non tollerano l'ambiguità e si concentrano su un problema alla volta (per questo nei test di intelligenza hanno una media superiore di 4-6 punti)
5. il maschio sorride meno anche quando è felice
6. il maschio compete per effetto dello testosterone, la femmina compete se ha un vantaggio.
7. se potessero gli uomini tratterebbero le donne come schiave ( "woman is the nigger of the worl" john Lennon)
8. l'uomo tradisce sempre con una donna diversa, anche più brutta, ma diversa.
9. il corteggiamento nel maschio si attua con l'offerta di cibo alla femmina o mostrando il proprio territorio.
10. i maschi con più potere, status o risorse hanno più femmine, perchè produce più testosterone, che lo spinge a cercare donne più giovani e fertili.
11. le donne cambiano patner ogni quattro anni ( dopo circa 3 anni la reazione neurochimica che supporta l'amore si consuma, occorre un anno ancora per elaborare i sensi di colpa e incominciare a cercarne un altro) l'uomo non è indotto a lasciare la patner perchè ha sfoghi esterni.
12. i maschi belli hanno lavori migliori, paghe più alte, sono più creduti, si consente loro di trasgredire alle regole più spesso che ai brutti e si ammalano meno.
13. il richiamo sessuale è sempre di forma emisferica, così i wonderbra che mettono le donne alzano i seni per farli più tondi, come il sedere.
14. tutti gli uomini possono essere potenziali violentatori, il loro istinto è di inseminare chiunque e in qualsiasi momento.
15. la profondità della voce di un uomo può dire quanto testosterone ha in corpo: i tenori ne hanno meno dei baritoni, che ne hanno meno dei bassi.
16. a partire dai 40'anni, il maschio perde l'1% di testosterone ogni anno. fra i 40 e i 50 anni i testicoli cominciano a sentire meno l'influenza dell'ipofisi e attorno ai 60'anni si assiste ad una parziale femminilizzazione: il corpo di un maschio 70'enne produce il doppio degli estrogeni di una donna coetanea.
17. il 97 % dei maschi è stato almeno con una prostituta e il 7% frequenta transessuali, il coito mercenario medio dura 7 minuti
18. il masochismo riguarda il 5% dei maschi e il 2% delle donne
19. l'eonismo deriva da charles-auguste d'Eon de Beaumont, aristocratico francese del XVIII, grande spadaccino e capitano dei dragoni, ma finì i suoi giorni travestito da donne, la sua vera identità fu appurata solo post mortem
20. il feticista ama un particolare, carlo II, lo era, ha bisogno del feticcio per controllare la paura, la donna in genere è superflua.
21. secondo canavero in 'uomini a nudo' l'80% dei maschi è pornodipendente
22. le donne preferiscono fare l'amore al buio, gli uomini alla luce
23 il maschio si innamora in breve tempo: i primi 5 minuti di conversazione ( circa 50 parole), ciò che l'uomo chiama 'amore' è poi la dopamina.
bisognerebbe dire:'serve aiuto, signore?' appena si entra in un ufficio postale, a montecitorio, tra i calciatori... 'serve aiuto, signore?'



serve aiuto, baby?





sono ritornata da un viaggio e, leggendo sotto... che futilità, che sbragamento, che goliardate!ma la poesia l'ho messa, davvero, in foto e in parole. il fatto è che quando si incomincia a ridere e a giocare non si smette più. si prende l'onda. sragionamenti a catena.


lo so, dovrei alzare il tono di questo blog, metterci della poesia, dell'arte...ma anche quello può diventare un circolo vizioso-virtuoso.




lo struggimento più grande di questa vita è che ho un ventaglio enorme di esperienze totalizzanti e non conosco nessuno così eclettico da 'trasversare' la vita in largo... come immodestamente me.

due passioni in un unico essere o in un'unica vita sembrano troppe! e così tutti specializzati! tutti geni monotematici! tutti avanti e indietro nel proprio orticello!



praticamente ho un ventaglio aperto, una collezione completa: il poeta, il mondano, l'affarista, l'intellettuale, lo spirituale..

tutti, certo, ai massimi livelli, tutti danno la loro vita in quel settore e io anche: tu dedichi la vita a ciò che per me è solo una fetta.



nives, il non plus ultra delle casalinghe, per esempio, parliamo per ore dell'orto e non sa che cosa succede fuori, non ha mai parlato ad un trans e non è mai uscita da brescia, ma fa le torte che rasentano l'orgasmo gustativo.


stanotte, per es., dovevate vedermi a ballare il tango, tutti i tanghi, perfino la salsa, la bachata... senza mai aver fatto una scuola di ballo, ma con solo un senso del ritmo finissssssimo e la capacità di lasciarsi condurre, fino alla telepatia.

sono passata per una brava, un'esperta. ero un bel tandem con chiunque mi prendesse. Avete mai visto i clearan's al circo, signori? quelli che fanno il doppio salto mortale fra due trapezi? si acchiappano senza sbavature e poi tornano con un volo perfetto alla gruccia di partenza. ecco! anch'io stanotte ero buttata a tre metri di distanza e poi mi si riprendeva senza perdere il passo. sembrava che funzionassimo con un unico cervello. ogni gesto di uno era il complemento dell'altro. avevamo un unico pensiero, un'unica volontà, un unico occhio, all'unisono! non avevamo bisogno del segnale, neanche un principio di abbozzo d'occhiata: il numero scattava sempre simultaneamente, meglio che se avessimo provato per 32 anni. è un miracolo, zia maria! sfida l'intelletto, la vista, la morale e il sistema nervoso.



erano maestri di ballo, loro, e a parte il lavoro, fanno solo quello. infatti mi dicono poi alla fine che se voglio "li trovo sempre lì"

ma va?




(mi hanno scritto in tanti che ho un blog lungo e disordinato. fratelli, se guardate bene ha una sua logica, se si ha pazienza di guardare. vorrei, addirittura, fare una pagina unica, un continuum, un tapis roulant, così com'è la vita)








"Una mente immune da errore. E' il massimo della perfezione umana. Quindi non piangi mai."


Platone, è, tra i filosofi quello che preferisco. Quando finii di leggere "Fedone", il LXVII, poche parole: "Questa, o Echeronte, fu la fine del nostro compagno, l'uomo più buono e certo più savio e più giusto fra tutti quelli di cui facemmo esperienza allora" ecco, quando finii, piansi, ma anche l'ultimo verso dell' "Ilieade" ed anche, ancora, all' estreme parole di Amleto piansi.

Mai durante la violenza o nel troppo sentimentalismo, che poi è la stessa cosa.

Non amo i filosofi (ho comprato "La critica alla ragion pura" una volta e nella prefazione c'era: "Il primo, Kant, che dimostrò il triangolo isoscele!" versione Gentile, Bari 1924, pag.17, mi arrabbiai moltissimo!), io amo quelli del "credo quia absurdum", altra gente, altra parrocchia, altro giro, un abisso incolmabile che separa i due mondi: la poesia e la filosofia.

Siamo, in fondo, sempre di fronte alla solita dicotomia di Shopenhauer in "Morale e Religione": "Chi ama la verità, odia gli dèi, così al singolare come al plurale"

o

detto in un altro modo, Nietzsche, il liberatore:

"A colui che si sente predestinato alla contemplazione, anzichè alla fede, tutti i credenti appaiono troppo chiassosi ed importuni".



Io faccio casino perchè amo più il sentimento che la ragione, ma è solo un metodo.


E a Dio, credetemi, non si può dare che dolore, cioè brandelli di sentimento.










Ipse dixit: Qui se ho un problema o se qualcosa non funziona lo dico a chi di dovere. E Lei si precipita dabbasso e sa come funziona il sistema, e esamina la situazione con me e tutto viene aggiustato. E subito. I problemi qui vengono risolti. Ecco la differenza. Lasci che glielo dica:questa gente è attenta. (Michael Crichton - Sol Levante)






SANTITA' MODERNA








Stamattina ho squillato alla porta. Nessuno ha risposto, perchè una specie di corrida c'era all'interno. Riconoscevo lei, detta la Cicciona, che stava dando del "bidone dell'immondizie vivente"a lui e lui le assicurava che è stata una vitella durante l'infanzia.

Lei ha replicato che è il falegname più cornuto d'Italia, nonché d'Europa ( la seconda parte di questa affermazione trova fondamento nell'illegittima relazione che la madama avrebbe intrattenuto con un vigile francese).

Io piazzavo i dodicesimi e tredicesimi squilli, più modulati e prolungati che potevo.

"Hanno suonato!", ha detto lui.

"Che fine segugio!", lei.

Le dice di andare ad aprire, ma lei che non è stata educata dalle suore ha detto: "Vaffanculo!"

"Ma vacci ad aprire che 'sto in mutande!"

"E con ciò?"

Lui: "Deve essere la dottoressa Salvotti, non farmela aspettare in piedi!"

Allora lei: "Così cresce!"

"Ti prego..!"

"Mi rompe i coglioni, se proprio vuoi saperlo con le sue arie superiori e il suo modo di prendere la faccia della gente per un sedere!"

"Se è la tua che prende per un sedere, la capisco! Sembri un clistere!"

Una sberla ha sottolineato la sgradevole affermazione. E si è riscatenato l'incontro di tennis-insulti.

Lui ha rivelato a tutti i suoi vicini attentissimi che lei è di famiglia socievole. Lei ha rivelato che lui è di una famiglia di stupidi.

Ho preso la decisione di sedermi sulle scale per aspettare la fine delle trasmissioni. Non ero la sola: c'era un tizio abbrancato alla ringhiera, una matrona su un bidone rovesciato, uno mezzo sordo ha messo la batteria.. loro dentro in pieno ciclone: ai piatti volanti.

La casa tremava, si sentivano ruggiti, barriti, latrati, ragli, bestemmie. Il tizio del piano di sotto, è volato giù a farsi un sandwich, onde resistere fino alla fine dell'incontro. Il sordo ha abbassato il volume al minimo ( di solito scopre che gli è bruciata la casa solo il giorno dopo, ma sente benissimo questo cataclisma), la matrona ha sfondato il bidone capovolto, s'è abbassata di 60 cm.

Io ad un certo punto ho deciso di stoppare le ostilità tra i coniugi, ho suonato ancora una volta per educazione, dopo di chè ho iniziato a dare pugni.

Dovevo ritirare un assegno,il mio!, la sola preoccupazione che avevo era che durante il terremoto non fosse andato perduto.

La porta, per Giove!, era aperta! Sono entrata in un (scusate) porcile, avanzando a radar ho raggiunto la cucina. Uno spettacolo dantesco si è offerto ai miei occhioni verdi.


Lei in sottoveste nera, calze nere, occhio nero seduta in un mare di cocci, ansimava come un intero sindacato di nutrici. Un pettine di autentica plastica, interamente scolpito a macchina, pendeva da una delle sue ciocche disordinate.

Per quanto concerneva il balordo, era tutt'altra cosa, tutt'altra! Era in mutande, cosa che già sapete, inoltre indossava una maglietta alla pescatora e il cappello ammaccato in testa.

La brillante coppia mi ha guardato. "E' la Salvotti!", ha balbettato lui.

"Si convengo", ho detto, "e scusate l'interruzione, ma non ho tempo!"

Sull'acquaio la radiolina a transistor ( ma che roba è 'sto transistor?) traballava la mazurca di periferia, ho porto la mano alla signora per aiutarla, lei si è sistemata i capelli e ha vezzeggiato: "Oh, cara, chissà cosa penserà a trovarmi in una tenuta così!", "Francamente non trovo niente da pensare!"

Lui: "Caschi proprio giusto! Stavo finendo di prepararmi!" Di prepararsi, a cosa?

Ha spiegato che lei ha dato da risuolare le scarpe ieri e a parte le pantofole non aveva niente per uscire!

Lei: "E gli stivali, fesso?" Lui ha fatto un sorriso luminoso:"Ma certo i miei stivali di pesca! Ha qualcosa nella crapa, mia moglie!"

Io ho pensato che, vabbè diventare una piccola santa santorum, ma se adesso avrei dovuto pure assistere anche alla riconciliazione, preferivo finire laggiù.

"Hai l'assegno?", ho domandato.

"Permetti, piccola lady? sono sempre stato ordinato, io!" Ha svitato il coperchio della zuppiera, dentro c'era la patente di caccia, il passaporto, un santino di suor Teresa, la ricetta di trippe, il permesso di pesca, la foto di una negrotta nuda, ma niente assegno!.

"Allora?", ho sibilato.

La Cicciona si è scatenata. Ecco che attaccava a raccontare l'incostanza, l'idiozia del suo congiunto. E lui: " Bè, hai finito di sbattere il mio panegirico in pubblico? Faresti meglio ad aiutarmi.."porco qui, porco là.


Gridando sempre, hanno cercato dappertutto. Alla fine hanno cercato nel loro feudo, nel bidone, penso, dell'immondizie. Lo ha rovesciato sul pavimento della cucina e tra pelati, cartaccia unta, scorze di papate..."Eccolo qui!" sono esplosi! Mi ha passato un pezzo di carta pieno di semi di pomodoro, l'ho preso tra il pollice e l'indice, roba da colera!

Per essere gentile lui mi ha accompagnato all'auto. Ci siamo fatti un pezzo di strada a piedi. Camminando lui faceva uno strano rumore, come quello che fa una famiglia di ippopotami attraversando uno stagno, because gli stivali! Allora gli faccio: "Ma che cavolo ci ha messo dentro perchè facciano tutto quel caos, mister?" Non ne potevo più dalla curiosità, sembrava un reggimento che si mangia la sbobba.

Lui ha alzato quella sua miserabile testa e ha assunto l'aria importante da direttore dei magazzini generali: "Olio!".

"Scusi, barone?"

"E' una ricetta che mi ha dato uno che lavora nella gomma, gli impedisce di rovinarsi!"

"Mi faccia capire, mylord, allora lei viaggia coi piedi a bagno nell'olio, addesso?",

"E con questo? Cosa c'è di male?"

Ho immaginato i suoi mostruosi piedacci immersi in quella materia viscida e viscosa e ancora adesso, credetemi fratelli, un brutale fremito mi percorre tutta.








Eccomi nell’arena, à la guerre!




un tempo il mio motto era :no personal matters!(= niente di personale) e mi è servito per fare soldi. ora però vivo solo di rapporti personali.




tutto mi interessa.



"Allora, sadic!,cruel!, traumatic!, tu che non sei sdolcinata ecc.. ecc.. cosa fai ?"


uno dei tanti

"tu sei estroversa, innocente e impudica"

non i più negativi

( qualcuno ha detto che mi agito per tenere alto il mio indice di gradimento, come mike buongiorno)

"la regina sta assisa sul trono e ha le gambe spezzate e non può scendere a vedere i mortali"

... e non mi lasciano indifferente.

forse perchè per me scrivere a qualcuno è già un rapporto amoroso.



in questa vita posso fare solo una cosa per gli altri: aprire le mie praterie.







se permetti, rimango su splinder

chi mi attacca sta diventando un 'sorvegliato speciale', avete presente quando si guarda il latte sul fuoco? ecco.



Nel palazzo di mille e un noia, metto la faccia dei giorni importanti, la faccia gradita ai misantropi e ai misogini: fronte pensierosa a doppia ruga (c'è un rugolo in sala?), bocca ermetica, occhio freddo, gesto misurato portamento rigido, un piccolo napoleone e ringhio una domanda piccolllllisssima:

perchè no?

è davvero una domanda struggente, biblica, omerica: perchè no?




eccomi qui alla testa di una squadretta interessante, bisognerà aspettare 12.233 anni, secondo i calcoli delle probabilità, perché risucceda che rinasca una che non fa giri di parole e ebbra di riconoscenza da tanto ardore, deposito una domanda che è poi una domanda:

perchè no?


il mio lavoro è fare domande




Signore, dunque, le farò una sola domanda. Non due, una sola. E non la farò due volte. Articoli bene ogni sillaba per la risposta, grazie.





perchè no?





nessuno dice la verità tutt'al più confessa la propria








"SE RIMANESSI CON UN DOLLARO LO SPENDEREI IN PUBBLICITA’!"Henry Ford



insomma, viviamo in un mondo che si ingombra, diventa compatto, si solidifica, si satura di auto, di grattacieli e aerei, anche i cervelli sono ingombri di idee e di pubblicità.

rimpinziamo la testa della gente e pigiamo forte perchè c'entri bene, tutti cani sapienti! e noi pubblicitari abbiamo il guinzaglio per portarvi a l'iper la domenica mattina come una moderna messa americana.


non è che una tebaide fuori e dentro dobbiamo stare attenti e tranquilli

più che distratti e arrabbiati





il pubblicitario è il signore compiacente che schiaccia il pulsante della vostra kodak, regalata da voi, per farvi il piccolo favore di fotografarvi in posizione fessa con le vostre arie fesse.


"Non credi di forzare un po' troppo nel punto di saldatura, donna?"

(già detto, ma va bene ora)

bèh che vuole, vecchio mio, non sono le querce a produrre

melanzane.












ho proceduto ad un sorvolo raso-onda of the situation, giro d'orizzonte completo, a 360°

e ho preso una decisione

ciò corroba, credetemi fratelli, fa crescere la stima e la stima è come la stecca per un ombrello.

ho deciso:

abbraccio la rassegnazione

sì, ho deciso: mi rassegno, ma non come i martiri, non con vergogna, ma mi rassegno con dignità: vieni provvidenza! provvedi provvidenza, dato che mi è impossibile oppormi, mi rassegno.


io disprezzo i fatalisti, ma è superbo chi si rassegna all'impossibile, cioè verso ciò che è più grande delle nostre forze.

signori, per il buon nome della ditta Uomo bisogna certe volte optare per l'accettazione.

in alta uniforme, onore alle armi. uccidimi, io sono qua. la forza dell'impotenza, la lotta è finita, tutta la sua grandezza aspra e selvaggia, vieni tremendamente-più-grande-di me vieni, guarda come i miei occhi ti guardano fermi, il mio polso batte regolarmente, il tuo potere è vano perchè io mi rassegno.




proclamo la pace uniparte tra me e il resto del mondo, soprattutto quello che faccio arrabbiare.





in fondo il mio unico scopo è trovare lo stile ( lo stile include la sostanza), trovare cioè quello che è eccezionale nel vero e vorrei che fosse mai visto da alcuno. l'arte è una malattia, bisogna sostenerla con la febbre, per questo cerco lo scontro. da liceale amavo i classici, come orazio, ( ma anche virgilio, lucrezio e catullo) sono stata la fidanzata di uno che aveva 2.000 anni, ero stata lalage: "dulce ridentem lalagem, amabo", quando ho scoperto che era vecchio e cisposo, morivo di dolore. oggi il paradiso è veramente e finalmente perduto, non possiamo più parlare d'amore con dolcezza e soavità, ora siamo liberi dal ricatto della beota, blanda, beata sdolcinatezza.

c'è differenza tra creatività e inquietudine intellettuale, tutti la confondono, il primo produce piacere, il secondo deriva dal dispiacere, cardi selvaggi e fiori di serra.





infatti eccomi qui sorridente come una piccola santa a non oppormi più:


"... e sei pure brutta!"

ho sempre invidiato le ragazze lente e devote, con facce appena abbozzate, pesanti, senza colori come foto antiche, come fatte di pasta di pane. alcune sono così modeste da rasentare espressioni di pecore belanti, che è l'aria di sufficienza ed insieme di vittima proprie di chi non riusciresti mai a far male.


come invidio anche quelle donne che sembrano paralumi in crinoline! stanno andando in guerra, gli ornamenti sono propri dei popoli selvaggi: pellicce, gioielli, trucco.. sono bardate e pronte a tutto.

io ho solo due grandi occhi profondi e ardenti, una corona al collo e basta.









Uomini che soffrono

(senza l’apostrofo)










“Dillo che ci prendi per il culo e facciamola finita!”

un Uomo Vero.







C’è una tipa, qui, che NON è smielata, immielita, smelodiata, sdolcinata, NON è, cioè, sdilinquente, svenevole e spappolata in molli piaceri, è INVECE una tipa che detesta l’ovvio, che va ai fatti e che non si fa intimorire dagli uomini veri, ecco quella sono io, per servirvi ( si fa per dire) e non prendo mai (troppo) in giro.






Lo so che le donne in genere parlano d’amore, anch’io, ma non si vede a occhio nudo. Lo faccio dall’altra parte, parlo di ciò che non è amore, nichilistica da matti, tolgo il contorno, così si staglia da solo ciò che è.










In amore, i buoni dicono cos’è, i cattivi cosa non è.









L’Uomo Vero mi dice che facendo così:


1. come donna, come colei che è preposta alla maternità, è antiestetico, antifisiologico e antiqualcos’altro. Inoltre..


2. non troverò mai il fidanzato.



Aspetti, sa come diceva Zarathustra ? nella vita, se sei una donna che tu cammini o ti muovi, o ti siedi e aspetti, prima o poi un maschio lo incontri.






Senta, gli anti-antimoralistici mi disturbano perché limitano la mia libertà, è un limite mio e faccio come quello che limita.







Abbiamo un’occasione di dire e fare le cose più reconditisssssime, "made by made", fatti dai fatti,
produrre dei
fatti, (molti sono solo strafatti), e ci perdiamo ad insultarci e criticarci!






Massuvvia, signor Uomo!






Mi permetta, se uno mi insulta


PRIMO

non mi tange: io sto ferma, dritta e senza fare nessuna espressione, lo guardo faticare e basta, non c’è come chi ha il potere, chi è, cioè, in grado di procurare dolore, capace di sopportarlo!



SECONDO

se ci sono al mondo signori che si suicidano, che mangiano maialate, che si picchiano consenzienti, che fanno ore di sesso via internet, chi sono io per dire: fermati, pervertito, che finirai laggiù!






Ecco dov’è la civiltà:lasciare la libertà di crescere ognuno con i suoi tempi! Se lo limiti non capirà mai dove andare.













Uomini che non s’offrono ( con l’apostrofo)



Mi si dirà quali sono gli UOMINI non VERI?





Sono quegli uomini che sembrano padre Brown, le mani conserte, la camicia allacciata senza cravatta, non coitano mai, astemi, vivono con la mamma-perpetua.
Magari sono stati bambini prodigio a scuola, ma ad una certa età hanno
deciso di smettere e recuperano tutta la sottonormalità perduta. Anti-machi, uomini che se hanno
donne, sono in genere le più materne, terrorizzati dalle donne sexy, quelli che quando incontrano una che
bada al sodo, non hanno nulla di sodo, più casti del fidanzatino di
Peynet, che si sentono protetti solo nei posti pii, l’erotismo più estremo è stato comprare quei calendari per onanisti, quelli che neppure la portinaia li guarda lì, che la loro madre non
si è accorta che si sono sviluppati e tenta di lavarli... insomma, direbbe mia nonna, i capponi.









Lei non ci crederà, ma anche questi sono uomini.


















Di dolce e sdolce dovrebbero esserci solo gli occhi, come due caramelle al miele.








La creatività deve essere pura, dura e cruda, l'arte ancora di più: amara o feroce. Anche se gli animi si turbano, conturbano e disturbano.







Abramo artiglia la faccia di Isacco pur amandolo da morire, Rubens non ha avuto pietà.






Dalla compassione all'odio c'è un soffio, ragazzi, credetemi, la differenza è una crosta sottile.





Non uso mai dolci, né semplici, né sempliciotti, ho il pancreas di un neonato, perchè ho scoperto che la durezza è l’unica maniera per tirare fuori l’anima tra la Visa e l’American Express.





Non troverete poesie d'amore qui.







"Dietro le rocce una cagna inquieta ci guardava con occhio offeso,

spiando il momento in cui riprendere allo scheletro

il brano abbandonato." Baudelaire,

ecco la sua fredda, lucida impaziente disperazione!








non troverete qui poesie d'amore



perchè chi odia è lo stesso che ha pietà, perchè gli opposti stranamente si toccano.

è intolleranza, sia l'odio che la pietà, e chi intollera è uno che non tollera se
stesso.



dovremmo dirci tutti: ego me absolvo! ma chi glielo va a proporre a quel signore che è a roma?

.
riguardatevi!
proxima estacion esperanza













Oggi le ho domandato come stava con l'aria di chi s'informa d'un malato grave.

Ha risposto pallida: "Se mai fosse incominciato, con l'amore è finita!", devastata dal demone dell'abbandono, che tra tutti è il più cattivo. E mi procura uno strappo alla fodera del cuore.

Io passo per una che sa radunare le proposizioni, ma in questi casi non parlo mai.

Ho lasciato che si sfiatasse. E' enorme, grande, piatta, una gigantessa, una spaventapasserotti!

E sì che ai tempi del liceo eravamo due gemelline nervose e scheletriche. Facevamo chilometri in bici, m'ha insegnato a mettere il reggicalze e io sapevo fare imitazioni perfette.

Siamo giunte su sponde opposte: io sono sempre più ottimista, la mia vita migliora, non la cambierei con quella di un mese prima, lei si barrica, si dibatte, strattona i vincoli e mangia, mangia come chi ha rimorsi.

E' stata lasciata, che è già duro, ma per ragioni 'moralisticoidi': per il fatto di non aver detto al marito dell'aumento di stipendio, andato tutto per le abbuffate, anche per colpa di quella volta al ristorante, mentre lui telefonava lei gli ha mangiato metà del suo dolce e poi ancora alle ultime elezioni ha votato comunista, insomma se le ragioni non sono queste, sono molto simile, molto, molto simili.

E' maledettamente sempre così: le alleanze cadono, l'amore va a ramengo perchè una mangia una bistecca il venerdi santo quando si è sposate a dei moralisti: le gioie carnali, infatti, non sono il loro forte.


...

I moralisti mi ricordano un mio parente che diceva di uccidere il nostro cane che era vecchio e cieco. Io pensavo che quel cane era contento di vivere anche così.

Sì, i moralisti valutano sempre per gli altri.

I moralisti, la morale, i buoni cristiani un esercito contro un popolo di donne con la faccia su d'un piatto. Forse tutte le bulimiche hanno un padre che le fa gemere di vergogna.

L'unica morale che ho amato è quella di Nietzsche, "Al di là del bene e del male" ed anche quella ne' "L'Etica" di Spinosa.

E così lei affonda e s'aggrappa a tutto ciò che è commestibile.

Ah, le avevano promesso ben altro nel venire al mondo! I depliants promettevano una ben altra crocera! Mari, monti, sole, acqua calda e fredda, balli in costume..ma per un peccato capitale, la crapula, rimane fuori dal paradiso.



Avrei voluto tirarla su da terra, strapparla come una carota, anche se è una 'scassabilance', come da bambina chiamavo le grassone e ricordo che pensavo sempre se avessero avuto un ippopotamo fra i loro ascendenti.

Ora so che gli esseri più mastodontici sono i più vulnerabili, un fatto di bersaglio migliore, credo.

Ad accarezzare certi esseri minuti si rischia di rimanere monchi.

Insomma oggi avevo il cuore così gonfio che mi meravigliavo che non apparisse una grossa sporgenza a sinistra del petto.

Diceva che ora si alza anche di notte per mangiare e che arriva a succhiare minestroni congelati.

All'improvviso le ho detto: "Tuo marito non andrebbe mai alla messa della domenica in tuta, vero?" Lei ha detto di sì e che era il tipo che non avrebbe mai rinunciato a controllare il resto dal salumiere, che era anche uno che crede che nessuno si ravveda davvero se non si amputa una mano.

Siamo scoppiate a ridere. In genere non si ride ai funerali. Invece se non si ride quando si è nella merda, quando? Quando va tutto bene? A che scopo? La risata è fatta per le sciagure.

Ci sono delle volte che la risata è sottile, di testa per situazioni nobili ed eleganti, altre grasse e crasse come panini di ciccioli. Questa era una di queste.Una gran sghignazzata all'inizio e poi una marea montante. Ci siamo sbattute le mani sulle cosce. Abbiamo ululato, gemuto, pianto. Un suicidio.

Rideva, così gonfia e imbottita di sensi di colpa! Ma, nonostante tutti le puntino il dito contro il muscolo del cuore, il più tenero di tutti, il suo pentimento non lo avranno mai.









Del enemigo el consejo



( machi, maschlisti : preferiti alle cavie nei laboratori, perchè si riproducono più in fretta, sopprimendoli non si hanno problemi di coscienza e poi utili perchè sanno fare più cose dei topi.

perdonate, voi a me, la mia allegrezza inconsulta)









"Siamo quello che pensiamo. Tutto ciò che siamo nasce con i nostri pensieri. Noi creiamo il nostro mondo"

BUDDHA






troverete poesia vera, quella senza pietà, senza commiserazione, senza pena, senza languore, senza sogni.






e ho la coscienza pulita come la sottana del papa



























Per cosa viviamo? Dall'analisi dei fatti la risposta è che
stiamo semplicemente sopportando il presente nell'attesa di un futuromigliore






vi propongo l' " Ewigkeit" di NIETZSCHE che tutti traducono 'eternità', no! è solo la capacità di respingere il passato e ignorare il futuro

" Perchè la gioia vuole esistenza eterna per tutte le cose: vuole il miele, la feccia del vino, la mezzanotte, la tomba, la consolazione delle lacrime presso la tomba, il rosso dorato della sera.

Cos'è che non vuole la gioia! La gioia è più assetata, più vigorosa, più affamata, più terribile, più estrema di ogni dolore..

La gioia vuole l'amore, l'odio; infinitamente ricca, la gioia dà, getta via, implora perchè qualcuno prenda, ringrazia chi prende, vorrebbe essere odiata! Tanto è ricca la gioia che è assetata di dolore, dell'inferno, dell'odio, della vergogna, dello storpio, del mondo e di questo mondo!

Oh, la gioia lo conosce bene!

Perchè la gioia vuole se stessa; perciò vuole l'agonia del cuore. Oh felicità! Oh, dolore! oh, spezzati, cuore!"








scritto da: samuelasalvotti alle ore 13:27 | link | commenti (23)
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domenica, 18 marzo 2007
faccio arrabbiare..






tu conosci il mio nome








non sono un'anonima, una latitante, nè un clone.








VENITE

ADOREMUS

ANZI sono la prima in google se digiti il mio nome sono in pulp position

la prima ( “ vengo a parlare.. come un fiume di tigri sepolte..”*)




non amata, tendo ad essere adorata.

*neruda

SPIETATA anzi peggio FEROCE:

non capisco perché se sospettassi di essere straordinariamente senza
qualità o capacità, se fossi, cioè, assolutamente mediocre, senza estro creativo, inclinazione al pensiero, capacità amatorie, perché, quindi, non farei qualcosa che mi faccia illuminare di luce altrui. chi vorrebbe da me
qualcos'altro, oltre me stesso?

farei l'unica cosa che mi bypassasse la mia persona, che mi stornerebbe dal fare scelte, che mi terrebbe al sicuro e al caldo senza rischi: darei tutto me stesso, mi annullerei, diventerei un superbo secondo, un abbagliante esecutore, un perfetto factotum.

la storia è piena di mogli, preti e cavalier serventi.

è difficile che sia amore. ma è un buon surrogato, l'adorazione.



cos'è l'amore?



la definizione di amore più concreta che sono riuscita ad
inventare è
questa: L'AMORE E' FARE* QUALCOSA PER GLI ALTRI
LIBERAMENTE.







fARE*, anche il pensare è un fare.



l'amore presuppone un rapporto di parità. non ci si scappa, fratellini.


nell’ipotesi di essere uno sprovveduto o un inadeguato, un incapace entrerei nell'altro che stimo e ci starei come sopra ad un carro che mi porta.

la vita è una trappola:

o si è
troppo distanti o troppo dipendenti, ma in questo caso non ci sarebbe più problema: non si è né l’uno, né l’altro, si è dentro l’ uno nell’altro.

spesso molte donne parlano d'amore, ma è solo una mostruosa gratitudine.

anche i preti, parlando di dio: solo gratitudine.

la gratitudine non è amore.

è scocciante, ma non ho inventato io i meccanismi delle relazioni umane!

per definizione la gratitudine, esclude l'amore. mi dispiace.

l'unica cosa che mi consola
che l'amore è raro e per pochi e la gratitudine è un sottogruppo
abbastanza accettabile, in cui invece di amare si ad-ora, si prega qualcuno.



Se faccio vendere vedo l’adorazione, se diverto vedo l’adorazione, se “regalo’ cose, pensieri, uomini vedo adorazione, l’adorazione è così facile!


l'amore, invece, è una "cosa" precisa, rara e delicata.


HEREUSE COMME UN POISSON DANS L'EAU


presidente, preferisco l'amore al potere, perchè il primo dà la felicità, il secondo solo esaltazione.

ma non sempre è stato così, un tempo, mi creda, preferivo il potere all'amore

sì infatti signor preside mi permetta, da dopo gesù il potere lo si conquista con il Verbo. uno 'così e così', tipo il clemente, il mastellone, con quegli occhi buoni e rotondi, come un bue che rumina infelice dietro lo steccato, che si esprime bene ha più potere di un genio che tace. parla e parla perchè il macellaio mentre squarta, ascolta e vota.

ma modestamente, io avevo scoperto l'unica alternativa alla pontificazione, presidente: l'alternativa al parlare è il fare azioni simboliche: un cannibalismo dei gesti. basta fare ciò che è più forte alla forza della natura, spiazza e disorienta da matti.

da piccola ero un esserino sinistro ed ossuto, un ranocchio in parte ai quei bambini di porcellana, rosei e rubicondi. inoltre, sa, pattinavo sulle erre, slittavo sulle doppie, ma, mi creda presidente, ero tenuta in gran rispetto, davvero!

anzi addirittura oserei dire che mi temevano e mi ossequiavano. e sa perchè presidente? perchè avevo fame. giorni da boa. denti decisi. operazioni a stomaco aperto. fagocitamento diretto. tacevo e mangiavo. mangiavo e tacevo. avevo enzimi digestivi spaventosi. fame di fame. respiravo con le orecchie per mangiare. il silenzio era fame per me. il mare con il suo ron ron mi saziava. mia nonna diceva: nemmeno una badilante mangia tanto. ma sapeva che ero un arnese che se non aveva un bue squartato restava di lei solo il rosario.( macabre pagliacciate yankees, lo so!)

ora sono una piccola santa, lascio andare, che ognuno vada verso il proprio destino, non mi distrae nulla.

ma mi creda, presidente, lei che ha potere: aiutare certi non è impossibile, è inutile! ho capito una cosa: che sono del tipo che anche se le situazioni sono scottanti, io non mi brucio mai. alcuni sono eterni bonzi.

il segreto è meditare, stare in mezzo alla vita senza voler cambiare nulla.

ieri, per esempio, sono stata al ristorante con quelli del lyons, gente di lusso. c'era un cameriere, figlio del padrone, che pesava 120 kg, 16 menti, 43kg di braccia e paffuto come se avesse due uova in bocca.

mi faceva il filo, si vedeva perchè appena arrivata mi ha dato una formidabile pacca da staccarmi il polmone sinistro, testimonianza di una brutale cordialità.

ad un certo punto aveva il piatto di spaghetti in mano, il servo, doveva solo reggere, noi prendevamo da soli.

ma quando stava per alimentarmi, ha starnutito sugli spaghetti. si è prodotto allora un'infiammazione della sua membrana pituitaria e scorreva il rigurgito di un liquido acquoso e filante che si è messo a tremolare all'estremità del naso.

quando il liquido stava raggiungendo gli spaghetti, ha voluto naturalmente togliere questa incresciosa decorazione così poco appropiata all'ambiente.

ergo ha sollevato il gomito destro per issare la manica all'altezza del naso, ma, nel far questo, ha compromesso l'orizzontalità del piatto di spaghetti e il tutto è cascato nella mia scollatura.

tutti costernati, lui di più e lo si vedeva da come sfregava il mio decolté, l'ho perdonato come un papa quando benedice le folle.

in fondo la mia santità stava già superando un'altra prova: in parte avevo un anziano signore del lyons, che era ossessionato dai denti, in tasca aveva manciate di denti, mi diceva che ne perde uno al dì, come i bambini.

mi faceva vedere come ballavano e mi diceva che sogna ogni notte impiantologie ortodontiche ad alta precisione

in attesa lui ha preso la pastina in brodo

ad un certo punto mi ha domandato: 'ti fa schifo sentire come balla?' e ha aspettato la mia risposta con un sorriso di purea di patate.

quando gli ho detto : 'ok, ok, va bene' da amareggiato, ho visto la sua faccia spaccarsi come un melone troppo maturo: 'davvero?'

gli ho detto: 'tutto quello che c'è di più vero, mio buon paperone!'



















DATEMI LA VOSTRA RABBIA




sono brava, vero? sono una brava pubblicitaria. e non esagero neanche!

quando devo spiegare ad un bambino o ad una nonnina cosa faccio, racconto questa vecchia storiella: c'è un mendicante con il suo bel cartello: 'sono cieco, fatemi la carità!'

passa un pubblicitario gli scrive un'altra frase.

il mendicante sente arrivare una pioggia di monete.

cosa gli ha scritto? 'è una bella giornata e io non posso vederla!'

ecco il mio lavoro: emoziono.

è un gioco-droga

capita certe volte (mi meraviglio sempre) che alzando gli occhi dopo una risata trovi facce arrabbiate.

oooh, mon dieu! ho fatto arrabbiare qualcuno. qualcuno si sente coinvolto, preso in giro, chiamato per nome, mario rossi a rapporto!, si sente tirato fuori dalla massa di anonimi ed è come se lo avessi messo alla berlina di fronte agli altri!

oh, mio dio, no! naturalmente mi si spegne subito il sorriso. :-(

il mio pensiero è semplice e lineare come una fucilata: ognuno è perfetto per quello che è! è sempre un peccato, se non un reato, cambiare le persone!

i giudicanti, gli ingenui, i geni.. sono perfetti così! ci sono perfetti stupidi, come l''idiota' di dostoievski, perfetti porci, perfetti santi, ludici, seriosi, sensuali, austeri..sono perfetti così, è una bestemmia cercare di cambiare qualcuno.



quasi privato al sig. mario rossi, padre di qualcuno:

solo questo: non sono un cattivo esempio, e la prova è che sono una persona felice.

aspetto senza ansia le tue
repliche.)

RACCONTARSI

( è solo questo che possiamo fare)

"Perchè ho paura di dirti chi
sono" John Powell

c'est tout!










ma io la vedo quella ferita, fratello.

questa finta sicurezza che ti uccide.

è un terrore smisurato, sfinito e sfinente, che anche quando non ce l'hai hai il terrore che venga il terrore.

è il tuo IO che si sfalda e si sgretola come sabbia.

non si muore per amore, ma solo per queste tre ragioni: paura, indifferenza e vergogna.

un boia lento, ci mette 42-43 anni e mezzo ad uccidere.

gli imbecilli non muoiono per queste cose, ma per malattia o per incidente.

anche se è umiliante, bisognerebbe sempre avvicinarsi e dire 'mi piaci', così semplicemente, a chi ci piace. e poi aspettare che succeda qualcosa.

si devia il destino.

può succedere che ti arrivi uno schiaffo, ma forse ti senti come dopo un tiro di coca.

non c'è scampo, dobbiamo invitare a cena il mostro, e buttarsiCI addosso, nessuno può salvarci, solo noi noi stessi.













"Non capisco voi e la vostra felicità! Con la vostra vita che bisogna amare costi quel che costi... Sembrate cani che leccano tutto quello che trovano... La vostra è una misera felicità buona per tutti i giorni, buona per gente che si accontenta...

Io voglio tutto, subito, - e che sia intero - o diversamente rifiuto!

Io non voglio essere modesto, io, ed accontentarmi di un piccolo boccone se sono stato molto bravo...

Io voglio essere sicuro di tutto oggi e voglio che sia tutto bello come quando ero bambino - o morire..."

Sofocle












































"IL PRIMO SINTOMO DEL RISVEGLIO è IL SOSPETTO CHE SI STIA DORMENDO" GURDJIEFF


da anni vedo gente per lavoro. uno stadio pieno. e certe volte davvero mi sembrano tutti dei ragni ciechi che andando tastoni cercano una fessura nella loro prigione da dove uscire per la felicità.

eppure se li guardo meglio, se mi avvicino, diventano grandi, come dei 'beufs blancs que bavent avec lenteur', ruminanti rassegnati.

-'cos'hai fatto in tutti questi anni?'

-'sono sempre andato a letto presto', come nel film di leone.

dormiamo, fratelli. dormiamo tutti come bambini inquieti.

ma un giorno speciale viene per tutti, un giorno in cui ad un uomo, per esempio, viene incontro una con un vestitino dalla vita come un anello da tenda e con un profumo fosforescente.

il sonno da sala operatoria si può rompere per uno sguardo promettente.

e all'improvviso si vuol subito far parte della storia.

purtroppo l'uomo medio farà tutti i passi necessari per smorzarsi: la sera la porterà fuori, si installerà davanti ad un rum, poi in un ristorante dove sono bravi a riciclare resti e poichè c'è un nesso tra il risveglio ormonale e l'appettito, si diventa dei draghi. e fiori,post,sms,mms, telefonate... siamo lontani dalla gran ronfata di certe vite ripetute, ripetitive, ripetenti.

nell'ipotesi che il nostro uomo abbia una faccia in demolizione, le varici, ed una voce monocorde come un muezzin in preghiera che a sentirlo viene voglia di ficcarsi a letto con lo scaldapiedi e la 'richerche' completa del buon proust, ecco lo stupendo stupendo, sostantivo e aggettivo, la cui spina dorsale si apre come una cerniera lampo.

li vedi come all'opera sbraitare microbi all'unisono: 'ti amooo!', 'anch'iooo!', 'nooon andare..', 'sì, vadoooo...'

insomma dopo tonnellate di pentotal, dopo aver respirato cloroformio, dopo il nirvana ecco il gran risveglio, quello più frequente, quello di un uomo che si innamora.

spesso è un uomo sposato, che tradisce la moglie che è lo stereotipo di una megera col mattarello per la pasta che volteggia in aria. e utilizza tutta la sua vitalità per 1. ogni sera inventare una storia 2.pulirsi le labbra con un clinex 3.gettarlo via 4.trafficare col cofano affinchè si puzzi di benzina e non di chanel n.5 5.ripetere con lei l'operazione alla svelta per dimostrarle che è lei che gli ha dato quella luce di felicità che ha negli occhi. e la domenica se la porta sotto il braccio, col vestito di satin, gli orecchini tolti dal lampadario della sala e tre file di perle al gozzo, la sua signora, soddisfatto.

poi tutto si spegne: ci si sveglia per poco: con urgenza tristissima ci si rituffa nella melassa del sonno dell'incoscienza.

in genere ci si concentra sulle prestazioni con la nuova: si comincia con gli articoli correnti, poi si mostrano i pezzi rari, ma arriva il giorno, avendo saccheggiato il magazzino, del va-bene-grazie-ci-penserò, insomma della serie: lasciateci-il-vostro-indirizzo-vi-scriveremo-noi: gli uomini sono liquidati.

ma il vero strafurbo ha un rimedio: liquida lui per primo, così l'orgoglio non si rompe. è talmente fragile l'orgoglio che bisogna avvolgerlo bene.

chi è fortunato potrà un'altra volta avere un'altra possibilità e così ricomincia il ciclo, altro giro altra corsa, finchè un giorno non ci si risveglia più, finchè, cioè, l'energia vitale finisce, si ritorna a fare la nanna.

io scruto chi trovo sveglio e, credetemi, il muso che fanno le persone nei due minuti della vita che sono perfettamente 'centrati', svegli, presenti, coscienti ti ripagano di tutto! sembra che abbiano i pensieri di mille geni in uno stesso attimo quando di solito solo tre idee assieme ci fanno venire l'emicrania di un branco di rinoceronti.

tutti vogliamo uscire dalla trance, lo so, facciamo tentativi come quei ragni: c'è chi inventa sturalavandini, chi cerca di diventare ricco, chi cerca di mettere la sua faccia in televisione...

se qualcosa ti sveglia, uomo, un buon libro, una donna, un colpo, è una fortuna grandiosa, ma per stare bello sveglio occorre poi stare attenti, curare con gelosia il tempo presente, ogni attimo della vita deve essere un capolavoro, occorre riempirsi di aria, noi tutti in apnea, e poi buttarsi giù nell'immenso abisso della nostra, rispettivamente, conoscenza, coscienza e consapevolezza.

e credetemi, quando uno è sveglio è un po' come braccio di ferro dopo il barattolo di spinaci, ma è anche uno straordinariamente pieno di gentilezza, premure ed eleganza.



Carpe diem, quam minimum credula postero - Orazio

occorre un occhio attento, molto attento, preciso e puntuale per registrare la realtà



Cogli l'attimo fuggente, confidando meno che puoi nel domani. Orazio




la


dei disabili ...eunuchi inclusi










scritto da: samuelasalvotti alle ore 17:48 | link | commenti (52)
categorie: fata
sabato, 10 marzo 2007
PETIZIONE!


BRESCIA, UNA DELLE CITTà PIù INQUINATE DEL MONDO!



http://www.petitiononline.com/mod_perl/petition-sign.cgi?idrogeno





bastano 2 minuti

per le macchine a idrogeno

io sono la numero 183.543.

sono invitanti tutti alle opere di bene:










scritto da: samuelasalvotti alle ore 12:20 | link | commenti (3)
categorie:
venerdì, 09 marzo 2007
MY GENERATION

Stiamo scadendo, ci vuole sintesi, focalizziamo, aprite tutte le ferite..
…c’è stato un giorno, uno, in cui siamo stati felici?

scritto da: samuelasalvotti alle ore 16:07 | link | commenti (2)
categorie:
lunedì, 05 marzo 2007
beppe grillo, spero che non ti sparino!
sono andata a vedere beppe grillo.

faceva le battute e tutti ridevano. quando noi ridevamo si accendevano le luci e ci spegnevamo tutti e duemila seri.

quando ero piccola mio padre diceva che ero un ometto e raccontava che mi ha tolto le tonsille senza anestesia, perchè ero un ometto. e tutti ridevano. quelle risate me le ricorderò per sempre. "é un ometto!" e giù tutti che ridevano. chissà che avevano da ridere!

diventare doloranti e dolorosi è facilissimo, certe volte il dolore assale improvviso. il dolore è della stessa materia, cambia solo l'intensità, dunque è uguale a come quando tutti ridevano perchè ero un ometto e come con beppe grillo che ridevano tutti e duemila perchè stiamo andando a puttane, perchè siamo un gigantesco teatro di pulcinella, e poi perchè i soldi producono potere, soldi, soldi, tanti e tutti agli stessi, sempre, comunque e ovunque sia.

pareva un sogno: vedevo infiniti uomini d'affari dalla faccia di cuggia in atti osceni, un uomo che sodomizzava un altro, un altro, un altro...

l'uomo d'affari è in genere bianchiccio, magriccio e malaticcio, giusto? ora imparano a farsi le lampade, ma i più ancora coltivano la faccia da perdenti per non svegliare i sospetti, giureresti sempre che è un frocio.

in realtà è un macho (dicesi macho colui che considera il proprio pene come un'arma), il potere è il pene, me l'ha detto una trans che è stata un po' di qui e un po' di là. gli uomini, diceva, fanno tutto ciò che fanno per conquistare una donna! punto e chiuso. è ormonale, fisiologico. punto e chiuso. se ha ottant'anni, come andreotti, è una sublimazione, ma lo scopo è sempre copulare ( per non essere volgare) una donna. ripunto e richiuso.

anche lei, diceva, prima degli ormoni femminili aveva voglia di prevaricare gli altri maschi per la conquista della donna, anche solo come potenzialità, ipotesi, possibilità.. inconscia. anche lei, prima, amava la guerra e la competizione.

beppe grillo, infatti, non ha fatto il nome di una donna tra gli azionisti-squali.

la mia amica trans ora è una signora, di quelle poco appariscenti, con i capelli raccolti in una severa coda lucida alla nuca, dice che ha una profonda tenerezza in fondo al cuore e una voglia di piangere certe volte che la fanno sentire debole e arrendevole.

erano tutti uomini, i simpaticoni che ci manipolano come topi e sempre gli stessi, senza pietà. uomini-donatori-e-ricevitori, passivi e attivi, protagonisti della stessa scena.

parlava di 40 testate nucleari a ghedi e chi ci mangia? i soliti. parlava di energia e chi specula? i soliti. parlava di sanità, parlava di auto, parlava di petrolio, parlava di telefonia.. i soliti! potevo alla fine indovinare.

io non mi commuovo per i poliziotti ammazzati per mille euro al mese, non mi commuovo per il napoletano senza lavoro, non mi commuove il drogato, neppure le madri, i vecchi e i bambini, no non mi commuovono, come se sbagliassi il software, in genere in questi casi mi arrabbio semplicemente.

ma davvero, davvero mi commuove lo sguardo di milioni di buoi che ruminano buoni dietro lo steccato mentre una ventina di macchine umane li sposta e li pascia. perchè se non c'è la dignità, siamo buffi, fratelli. anch'io lo ero con la mia bocchina aperta fiduciosa del babbo medico che sa tutto e farà il mio bene, ero lì finchè ho capito che ero solo una bambina stupidina con la bocca aperta acceccata da un male improvviso e inutile. no, non inutile, serviva a far ridere.

e ridevamo anche ieri, come tanti bambini operati alle tonsille.

alla fine siamo tutti usciti, pazienti e ordinati, io con la solita sensazione dopo i suoi spettacoli, una gran pena per gli esseri umani.

quando sono uscita, uno in parte a me ha detto: questa volta non ha fatto neanche tanto ridere.













Andate a vedere questo video di Beppe Grillo.spaventoso.

http://www.youtube.com/watch?v=XLacuqgI9Ho









scritto da: samuelasalvotti alle ore 02:11 | link | commenti (3)
categorie: ridere, piccolina IL MEGLIO DI ME: tanto talento sprecato in cavolate. IL PEGGIO DI ME: con me ci si di-verte (di-vertere) e il peggio è che non sono nè la fata turchina nè la strega cattiva, piuttosto una allegramente impegnata. LIBRI: uno che deve ancora uscire, il mio: 'come si diventa me in tre mesi'-l'uomo senza qualità Musil- 'memorie di adriano' Yourcenar- i fiori del male- cent'anni di solitudine-tonnellate di poesia. MUSICA: quasi tutta, da skin a beethoveen, ella fitzgerald,james brown, sakamoto, 'perfect day' di lou reed, 'biko'di peter gabriel, paganini, guerrilla funk, leonard cohen, tito puente, cat stevens,, tutto hendrix, 'the mercy seat' di nick cave, 'shower the people' di james taylor, cico barque.. FILMS: 'la cena di babette', 'sin city' tarantino tutti e tutti della cavagni, di pupi avati, e, benchè abbastanza astemia, tutti i films di natale con de sica se sono brilla. MI PIACE: oggi 'oh mio babbino caro', puccini, esecuzione callas maria NON MI PIACE: i vigliacchi e gli alti papaveri delle banche, i vostri scippatori di fiducia. PREGI: i pregi e i difetti sono la stessa cosa: mente discola DIFETTI: i pregi e i difetti sono la stessa cosa: mente discola IPSE DIXIT: se l'uomo è nato per soffrire e ci riesce benissimo, io per gioire e ci riesco altrettanto bene. COSA CERCO: estasi CHI MI PUO'CERCARE: cultura e/o intelligenza è graditissima, chi ne è privo può optare sulla simpatia, ma anche l'autenticità, essere nudi, crudi e puri, è irresistibile per me. HOBBIES: trasformare signori e/o signore responsabili, ponderati e riflessivi in persone trasgressive. uno di questi fu un tale umbro, pazzo d'amore, francesco: "fà di me uno strumento della tua pace. dove c'è odio io porti l'amore. dove c'è offesa io porti il perdono. dove c'è discordia io porti l'unione.."

Controlla la musica

Chi sono

Nome: Samuela Salvotti
laureata in 'relazioni pubbliche', ma con migliaia di interessi, tali e profondi da riempire, ognuno, una vita, in fondo, però, sono SCRITTRICE. forse brava o forse no, ma lo sono con implacabile ineluttabilità. e per decidersi di essere tali, basta esserlo. tra l'altro ho vinto il prestigioso premio ITALO CALVINO indetto dalla rivista letteraria INDICE ho scritto vari libri, tra cui "CONCEPITI IN VENTRI DI REGINE" e "ADESSO E NELL'ORA DELLA NOSTRA MORTE" non tutti gli scrittori scrivono libri, io sì. insomma...sono una che riflette come uno specchio a sei facce e mi stimo da morire. il mio stile esistenziale si vede a occhio nudo, infatti sono una che tende a lavorare come se non avessi bisogno di soldi, tendo ad amare come se mai nessuno mi abbia fatto soffrire e sembro una che si dimentica sempre che siamo in una valle di lacrime e tendo piuttosto a credere che il paradiso sia sulla terra. IN CONCLUSIONE: più che sensibile sento tutto, intelligente, cinica, altezzosa, snob, sicura di sè, minuta e brutalmente dolce e amorevole. incontrarmi è quasi sempre una fortuna

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