venerdì 16 maggio 2008

I MACCABEI ERRANTI
Felicità & Fedeltà S.p.A.
Vi ricordate quando vi siete sposati?
Ricordate l'ultima doccia da single, il termostato su un 35 duro da incassare, guanto di crine, lo splendore del nuovo, l'energica spazzolata di denti e se eri donna la tosatrice Braun e se eri uomo prebarba Pincopallino... siamo stati talmente scintillanti che il Re Sole al confronto era un'eclissi di luna.
Ci è venuta per un attimo un'infinita nostalgia che è quella di esserci traditi da per noi: sappiamo che stiamo tradendo l'ultimo residuo dell'innnocenza, che è irresponsabilità, che è una forma incolpevole di libertà.
Magari quella mattina abbiamo chiamato l'altro per avere la caparra, perchè un freddo liquido, losco, di stomaco ci prendeva: la paura.
In fondo a tutti i matrimoni siamo sempre circondati da occhi di vacche infelici, che ignorano la loro disgrazia non avendo mai conosciuto la minima felicità. Le vediamo e niente è più esplicito, è un avviso scritto in caratteri da manifesto.
Un condannato a morte, lo svegli. Gli dici: "Il suo ricorso è stato respinto!". Tradotto: ora ti uccidiamo.
L' ami, ma preghi che venga un tifone a salvarti.
Nella casa nuova sedici lampade, trentaquattro pinzette per lo zucchero...
Lo sapete cosa mette paura? Il ridicolo messo a serietà.
Il prete al millesimo matrimonio che si rompe come una vecchia scarpa, la sua voce amministrativa, un ronzio d'un calabrone sul vetro.
Era apparsa una suora grassoccia dietro al prelato, come quelle tizie che voltano le pagine ai virtuosi. Due belle poltrone di velluto in mezzo, proprio davanti al tavolo dell'altare, grande come il banco di un bar.
C'è chi si vanta di aver fatto dire due volte la domanda al timorato. Io no, io ho detto sì spontaneamente, troppo spontaneamente. Cosa volete, è stato più forte di me, è duro sbarazzarsi di un riflesso, amici. Le abitudini ti si appiccicano nella mente come il cioccolato alla dentiera di mia nonna. Tutto quel circo per intrappolarmi alla prima domanda. Che fessa, madonna! Fosse stato Mike Buongiorno a farmi quella domanda, un professionista, avrei delle attenuanti, ma quel brav'uomo del prete, meno subdolo di un politico, non tentava, certo, di farmi imboscate.
Sarà che siamo sempre pieni di sondaggi: "E' importante la salute? Le piace viaggiare? E' proprio suo questo numero?", occorrono una decina di sì in una vendita.
I preti fanno raccolte di sì.
E così si parte come due sciatori d'acqua e, dopo sapienti arabeschi, invece di ritornare paralleli, pum!, l'esplosione di una testata!
Da allora un mostruoso domino. Non si ha ancora finito di pronunciare la "ì", che già cadono a pioggia le prime pedine. Un soffio di maestrale. La disgrazia è che è un soffio.
Molto peggio del rumore, fanciulli! Il rumore punteggia, allarma, allerta, scandisce; il soffio, invece, ci rotola, ci svuota, rivolta, svolazza, dall'ora in poi.
E' la vita che calunnia*: dal greco kal-eo: chiamare, invocare, ingannare.
Eccoli gli sposati come sotto ad un grande lampadario staccato dal soffitto! Facevamo tutti la nanna sotto la catastrofe. Drogati dal nulla.
Accidenti! Se penso che devo spiegarvi questo concetto! Da dove incominciare? Dai Samuela rimbocca le maniche della tua tastiera.
Primo. Piano generale.
Incrociare due personalità che si amano e che amano altrettanto la loro libertà è già patologico e occorre una cura con ricetta.
Col tempo ci si confonde tra desideri propri e altrui, tra doveri e piaceri, tra strattoni e scontri e incontri... Che pasticcio, zia Agnese! C'è sangue.
Ci sono anche feriti, rovina, fumo. Alla fine tutti reclamano le seguenti cose: la mamma, l'ambulanza, la riduzione delle imposte, la luna.
Finchè un giorno, davanti a me: più nulla.
Il resto dell'amore, non resta nulla del resto: non resta nulla dei suoi resti.
In compenso giriamo perforati in mille parti, stranamente morti. I pompieri non potranno pompierarci, i lettighieri non lettigano più, ma i giornalisti giornalano a tutto spiano sulla famiglia che è morta.
Ma và?
Insomma un triste bilancio, come dicono nella cronaca del lunedì.
Vedi quelli che ancora si tengono forte e l'atmosfera è tesa da matti, quelli in agonia e quelli morti, ma che dopo tre anni, alcuni, sono risorti.
In fondo, fratellini, siamo tutti nello stesso coro, è un lungo nabucco funebre di grandezza mondiale la famiglia .
Alla prima occasione ci scappa la carneficina, si sarebbero rsiparmiati i soldi dell'avvocato, uccidendosi prima.
Casus belli: sempre i soldi, ma è un pretesto che sembra realistico da matti, siamo stati mutilati in municipio.
Ho visto in un asmatico ascensore disascendente un mio coetaneo azzannato dalla moglie: sembrava il guardiano di un cimitero, le tasche stracciate come due orecchie d'elefante, il suo naso di fragola marcia raccontava delle birre che beveva, era domenica pomeriggio.
Racconto bene le vicissitudine umane, eh? Per niente sfaticata, la ragazza. La Manzoni dei poveri! Dante casareccio. L'unica differenza fra me e Flaubert è che io sono bresciana. Per questo prezzo nessuno può darvi di più.
Al rinfresco, dicevo, bocche-mani-baci! Una marmellata di parole! Cespugli di mani. Felitazioni! Felicità... Coppia da cinematografo... tutti i nostri auguri.. felicità.. felicità..! Nessuno sa in quante spanne d'acqua naviga, il colore del cavallo quarto di Enrico bianco... Vuoi scommettere che tutti ci credevano? Ci credevamo tutti, i babbei!
Uno, però, mi ha cacciato d'autorità nel palmo della mano un foglietto ripiegato. Una voce infantile da dietro mi ha detto: "Da leggere subito!". Ho tirato delle spallate per liberarmi dalla massa umana e ho spiegato il messaggio.
Ve lo rifilo nella versione integrale: se vi piace fatelo calligrafare pure in gotico e poi potete incorniciarlo.
"Guarda sotto il tavolo!"
Vi lascio lo spazio bianco perchè vi riprendiate dagli sbalordimenti.
Ci siamo? Bene. Il testo era stato composto con caratteri adesivi in vendita in tutte le buone cartolerie, stile lettere anonime della portinaia.
Uno scherzo direte. Ma io ho un sesto e un settimo senso che mi permette illico di separare il vero dal falso. Di colpo, ho creduto alla "minaccia". Il naso, fratelli, il naso, senza il naso siete efficienti come una stampella segata a metà.
C'era un movimento ballerino sotto il tavolo del rinfresco e i piatti ondeggiavano. Ho visto Mario girato dal sedere a carponi che aveva fatto scoppiare le braghe nuove. Gli ho detto: "Perchè vieni al mio matrimonio senza slip?"
Appena che ho potuto ho buttato via il velo come lo scafandro di un palombaro e ho rubato una cucitrice dalla scrivania del ristorante per cucire la fessura pantalonica.
La vita in fondo è fatta tutta di rinvii, uniti uno all'altro. A parte qualche sì saturo di conseguenze.
*nota:
La calunnia è un venticelloUn'auretta assai gentileChe insensibile sottileLeggermente dolcementeIncomincia a sussurrar.Piano piano terra terraSotto voce sibillandoVa scorrendo, va ronzando,Nelle orecchie della genteS'introduce destramente,E le teste ed i cervelliFa stordire e fa gonfiar.Dalla bocca fuori uscendoLo schiamazzo va crescendo:Prende forza a poco a poco,Scorre già di loco in loco,Sembra il tuono, la tempestaChe nel sen della foresta,Va fischiando, brontolando,E ti fa d'orror gelar.Alla fin trabocca, e scoppia,Si propaga si raddoppiaE produce un'esplosioneCome un colpo di cannone,Un tremuoto, un temporale,Un tumulto generaleChe fa l'aria rimbombar.E il meschino calunniatoAvvilito, calpestatoSotto il pubblico flagelloPer gran sorte va a crepar. - Rossini - Il Barbiere di Siviglia