sabato 16 maggio 2009

lunedì, 09 febbraio 2009
PROIBITO L'INGRESSO!


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Non Je Ne Regrette Rien!

Vietato ai minori

(altamente diseducativo)

Raggi

"Tutto è ventaglio.

Fratello: apri le braccia,

Dio è il punto."

Garcìa Lorca



E' scoppiata una guerra.


I fatti: approfittando che non ho un bavaglio, ho detto in un altro sito: “Quando voglio sapere come la pensa Dio, chiedo a me stessa.”


"Non essere blasfema! L'umiltà è quello che rende davvero profonda e vera una regina, ricordalo!”



E' seguito un istante di silenzio che è durato più di un minuto per rendere omaggio ai morti.


Quando mi ha visto, ha tossito come in chiesa durante un funerale d'inverno.


"Samuela?”, ha deglutito, il rumore dei fessi!, come se inghiottire saliva ricarichi il cervello.


"Sìdirebbe”, io.


"La fetenzia della vita dare linee armoniose ai peggiori soggetti! Rendere elegante una persona destinata al male!“ Ma dai! Non dirmi che hai notato i miei capelli striati, la bocca che scintilla, il tamburo del pancino come un orologio svizzero? Sì, bisogna ammetterlo sono quasi graziosa, incito alla collezione.


Invece io non ve lo descrivo perché vomitereste sui mocassini.


Certe volte vedo come una tivù sregolata: piena di linee trasversali e di segni tremolanti. Ma non sono io che non funziono. Ho, quindi, visto tutti i suoi resti e pensare -ho pensato- che quella roba è vivente.


E' stato come avere a disposizione solo un bicchierino da liquore di ossigeno, non trovavo più il modo di respirare, vuoi guardare nel cassetto del cruscotto, che non l'abbia dimenticato là? A questo livello di uomo non si potrebbe neanche parlare di eutanasia in caso non stia bene. Non è un rivale di Mister Muscolo e non è il Gonfio, che ha un cucciolo di toro per ogni braccio.


Abbiamo sospirato: la vita è fatta di attimi di respiro, uno dopo l'altro, come pietre di un guado. Le pietre finiscono. E cadi sotto. Avanti il prossimo!


Pentitissima di essergli davanti, mi sono detta: Questa calamità dove me la metto? La passo a chi? Lo avrei voluto scostare come si scosta un cane cattivo: Parleremo un'altra volta a mente fresca, eh?, ora smontiamo il tendone, disperdiamoci nella natura, dài, non sciupiamo la nostra bella gioventù! Ma nella sua mente c'è solo la besciamella e i funghi secchi. Lo scrivo, lo persisto e lo firmo.


Prevedevo catastrofi raccapriccianti: il mio antagonista è uno sempre pronto a tutti gli eroismi per cercare di meritarsi la croce di guerra. In più nella zona ci sono altri individui cattivi.

Quindi posso scegliere tra puntare la plafoniera da blocco operatorio su questo strano accessorio o andarmene. Ho scelto la seconda: “Contiamo fino al tre, al tre riattacchiamo, ok?” Allora conto: ”Uno, due, tre...”


Ma lui è telescopico, un treppiedi, un'antenna che si allunga, tiri e ne esce di roba!, fuori da se stesso, un cobra: “Tu scrivi il blog, samuelasalvottisplinderpuntocom, uno d'effetto, d'impatto, certo, ma pieno di castronerie!”, col suo indice a salsiccia.


Questo tipo di scrittura, la mia, ha un non so che (ma troverò) che non piace alle donne e agli uomini come lui: ai tipi languidi, quelli che fanno l'amore con lo sguardo su una stampa antica e, se non li si prende a sberle, parlerebbero sempre in terza persona.


Maria, scaltrisci il cervello! Non sono il tuo bastone bianco! Devi guardare cose nuove! Leggere certe tipe che scrivono è come se la scrittrice masticasse la mia costata prima di darmela! Detesto essere trasportata a braccia tese da un capo all'altro del post.


Amo la lealtà e la durezza, invece la letteratura di certuni è molle e unta, talmente unta che prende fuoco subito.


Tutti usano le stesse parole, ma alcuni le mettono assieme in maniera diversa, le usano in maniera diversa. Se il signor Gustave Eiffel non avesse riunito tutto quel ferro in quel modo il suo Meccano non sarebbe su Wikipedia.


Gustave faceva solo ponti e viadotti, ma poi un giorno gli viene in mente che invece di unire due rive, poteva fare il ponte tra la terra e le nuvole. Ora tutti vanno a fotografare queste 7.175 tonnellate di putrelle. Fuori da metafora: la mia è ferraglia letteraria, aggettivata da solidi bulloni.


Non è rabbia quello che provo davanti a lui, è... sto cadendo in crisi da vocabolario, io, la signorina neologista! Purtroppo bisogna sempre attingere al materiale tradizionale. Dunque quello che provo non è rabbia, ma... diverso! Ecco, sì, diverso, non c'è modo di esprimerlo con più forza. Ciò che descrivo non è mai stato detto prima. Quindi dovete ammettere, amici, che è diverso: un mix tra irritazone e impotenza: “Dio, se c'è, ha il senso dell'umorismo, mio buon Pio de Piis! Anzi, ride con noi, ci puoi giurare!”


M'ha dartagnato all'improvviso: “Pretendo rispetto!”.


Sarebbe stata chiusa la faccenda, ma davvero queste due parole me l'hanno riaperta. Io sono una lupa, lui è un crotalo, il più velenoso serpente del mondo, il suo morso è mortale all'istante, per salvarsi bisogna iniettarsi l'anti-veleno prima del morso. E' l'unico animale, insieme alla suocera e alla zanzara di palude, che attacca gli esseri umani. Un'altra proprietà (trovi l'elenco completo nella Rivista dell'Immobiliere) è di poter saltare: non posso schiacciarlo con i miei tacchi a spillo, come la Madonna col serpente: neanche ballando la rumba ci riusciremmo.


"Pretendi? Ehi, amico, ma non sai che il rispetto è una conquista? Ma non sai che il rispetto deriva direttamente dalla stima? Sei proprio un pretino: la fede a priori sganciata dalla vita! Un sentimentalismo che va e viene a botte e che non ha fondamenti.”

"Il mondo va male perché c'è gente come te, che non fa il suo dovere di donna, madre, moglie!”, con le sue labbra color emorroidi.

Ha la faccia del cercatore-che-ha-trovato-prima-di-cercare.

Questi Puntatorididito hanno un grande disprezzo per la donna, per i gay, i comunisti e i ricchi felici, ci sono dentro quasi tutta. Senza tergi né versare: “Giovanotto, io sono un'onesta cittadina che tu vorresti privare della sua libertà. Per questo ho diritto alla legittima difesa, non sei il Papa che per lavoro fa il burattinaio, che per mestiere fa domande e ventriloqua le risposte. Lui, sì, può fare la voce fuori campo. Ma tu?”

Io amo le situazioni assurde, ma non quelle perdenti.

Poiché ero sicura di non essere capita da bambina, l'unico modo per fermare gli altri bambini era far loro uno stretto bondage, mettermi davanti alla mia vittima, poi, e dettagliare bene le mie idee. Poi lasciarlo alla sera andare a piangere dalla mamma.

Un episodio della mia infanzia è stato per me micidiale. Mia madre mi mandava ad ordinare la bombola del gas da un signore rozzo e sbrigativo.
Io impiegavo lunghi minuti per spiegare che volevo una bombola del gas di 10 kg, perché ero un po' afasica. Un afasico è colui che apre la bocca e non si sa se per mangiare, sbadigliare o parlare (per fortuna che la forza dei grandi uomini d'affari è la calma, si affrettano con lentezza: non hanno tempo da perdere e allora se lo prendono: parlo, quindi, ora piano e dettagliato.)

Allora ho scritto l'ordine all'interno di una carta di un cioccolatino col cioccolatino dentro per consolarlo della fatica. L'uomo si è piegato su quella minuscola bambina, urlando cosa volessi, ha preso il cioccolatino dalla mia manina e ha letto ridendo, ridendo e ancora ridendo. Se fossi stata colpita da mille frustrate soffrivo meno.

Gli avrei fatto il segno di piegarsi e, una volta che mi porgeva l'orecchio, glielo avrei mozzato in un solo colpo, di netto, lo avrei raccolto tra il sangue e gli avrei cacciato la sventola scollata nella tasca superiore sinistra della giacca: “Spero bottegaio che tu non sia mancino, perché sarebbe imbarazzante al telefono!” Avviso tutti di non provarci perché questo tipo di operazione può mandare 'ad patres', senza contare che poi il berretto cade sempre sulle pupille.

Non vorrei farvi cadere dalla sedia davanti al monitor, ma ho preso il mio interlocutore-inquisitore gli ho tolto le braghe e gli slip e l'ho legato seduto a culo nudo su una sedia di legno dal fondo forato come quelle di Luigi XIV quando il signor Re spingeva in presenza della corte. Legato ad una comoda mi prendo tutto il tempo che voglio. Ti imbocco e evacui senza separarci per giorni e giorni.

"Per sei mesi ti spiego le mie idee ben bene. Cattolico, lasciati andare, non lottare, diventa una terra arabile, diventa umano, così facciamo prima!”

Insomma non potete immaginare la serietà delle mie fantasie. Ho messo un'infinità di gente sulle comode a cui, addirittura, preparavo cibi elaboratissimi: fegato d'oca con Lugana rosée, galletto Vallespluga, accompagnato da un fresco Chambertin e costatina di figlio di vacca su un fondo di puré. La bocca non è straca se non sa de vaca: consigliavo un Camembert svizzero, molto morbido che odora di mutanda contadina. Quanto al dessert, torta di pere ricoperta di cioccolata calda da farci una dolce violenza. Caffè e Rum, non il torcibudella di camionista, buono per lavare il portone prima di dipingerlo, ma un'anzianotto di 50'anni.

(Io sono felice solo con una bistecca, patate fritte e una mela golden, innaffiato da un bicchiere di Bonarda.)

Ecco, ben pasciuto e libero da bisogni impellenti, il tristo figuro mi avrebbe ascoltato, senz'altro, senza dubbio e senza fallo. “Amico, -lo tracheotomo-, c'è un tempo per tutto, come dice la mia nonna, ti rimbrago solo quando tu mi diventi amico d'infanzia”.

Un'altra immagine che mi calma è mettergli la cintura di castità: qualcosa, cioè, che inchioda contro i montanti. La chiavettina ben nascosta, l'avrei liberato dalla costrizione alla fine delle mie trasmissioni.

Direi al bianco oserei dire slavato omino alla fine: “Spero che il cibo sia stato di tuo gradimento, sono spiacente di averti malmenato, io sono contraria alla violenza, tuttavia in certe circostanza è ancora insostituibile (la violenza). La disprezziamo ma ricorriamo a lei.”

Inzaccherato di crema al cioccolato sul naso da tucano m'avrebbe detto, dopo sei mesi, ormai riconciliato: “Di niente, mia buona e cara, nonché bella, Samuela”.

Allora lo lascerei andare, libero e felice, con la fava al vento, come quelle belle vacche che rientrano dagli alpeggi dondolando la campana.

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