sabato 16 maggio 2009

Dirò una cosa nuova: l’intelligenza è tutto, amici.

E’ un argomento tabù, lo so, si eleverà nelle case un grido di dolore come se a un fantasma scozzese demolissero il castello per costruire al suo posto l’Esselunga.

L’intelligenza è tutto, è una frase terribile, razzistica, biologicamente selettiva, intollerante, meritofobica, discriminante, invece è proprio così. E’ una constatazione. Non c’è niente da fare: per avere un impatto, un’emozione profonda, una valanga di stimoli, salute, tutto il divertimento conscio e inconscio bisogna essere e frequentare persone intelligenti.

Una mente scatenata produce una feroce felicità.

Una mente incoativa (ho notato che questo orribile termine va di moda come quelle zeppe sotto i piedi come ferri da stiro di Jean Paul Gautier, perciò pur non sapendo bene di cosa tratti la infilerò un tantino di qui e di là) produce piagoso dolore .

Cos’è l’intelligenza? Io che sono forte in definizioni potrei stupirvi: l’intelligenza è la capacità di risolvere meglio i problemi, l’intelligenza è la capacità di vedere le soluzione migliori, i risvolti e le previsioni prima degli altri.

Ma la vera intelligenza è solo questa: la capacità di trarre il massimo piacere dalla vita. E di utilizzare, poi, questo piacere per ottenere altro piacere. Piangete, ridete, fate quello che volete, compagni, ma nessuno mi può confutare.

Intelligenza è uguale a piacere. Stupidità è uguale a dolore.

Vedo vite piene di guai e guardando in faccia gli attori vedo, anche, che sono inadeguati, sprovveduti e ingenui per questa vita. Dovranno fare ancora due giri nella giostra della reincarnazione per capire come funziona.

Di piaceri ce ne sono tanti. I piaceri più bassi (far sesso, guardare una partita) sono fini a se stessi e non si rinnovano. Hanno una scadenza come uno yogurt. Quelli più alti ( ascoltare Mozart, amare la propria donna) producono altro piacere.

Se poi finiamo questo sillogismo con l’affermazione finale che tutto il comportamento umano si basa solo sulla convenienza umana, detta piacere, capirete che il mondo si divide in due categorie: chi è down e chi è out. Chi ce la fa e chi soccombe, gente che dal biberon all’estrema unzione ingoia rospi e lezioni di vita, non ha diritto ad essere se stessa, che è il massimo del piacere, sodomizzata dalle prove, in fila indiana, peggio di vecchi finocchi trattati da finocchi da maleducati camionisti, in genere una spaventosa, implacabile e sfacciata tradizione di miseria, dài faccio un punto a capo per farti respirare.

Vedi che tutto fila? Tutto si concatena? Tutto carbura? Tutto, senza colpo ferire? Il mulinello srotola il filo senza urti. E’ merce buona quella che ti do. Presento cose che turbinano nelle mie profondità mentali come un groviglio di vermi in una scatola di idee. Illumino la scena, non sono come gli altri che quando comunicano sembra che cerchino di leggerti la Bibbia alla luce del faro girevole di un’autoambulanza.

Un essere veramente intelligente non è: giudicante
1.affettivamente dipendente
2.dipendente dal complimento
3.ferito dall'abbandono
4.impaurito dall'intimità
5.impaurito dalla paura
6.impaurito dalla profondità
7.smargiasso
8.pigro

Ho elencato con precisione i veri, i soli e i pochi problemi degli esseri umani. Noterete con grata ammirazione che non ne ho dimenticato uno, la pappa è servita.

E ora la vostra bionda-bruna, o meglio la bruna guarnita a bionda, suggerisce una domanda basilare: sapete dove si nascondono le persone più intelligenti?

Faccio un altro favore: lo dico io. Figurati, Ortensia, non c’è di ché!

Le persone più intelligenti esistenti al mondo sono di sesso femminile, di età compresa fra i 40-60 anni, bruttine, colte e non vanno a dormire presto. Questo è l’identikit della personalità più completa, più forte e più concentrata di esperienze che esista.

Dio mio, come ho ragione!
Mi faccio paura. Sono pazza di me.

Esse sanno i trucchi per campare, tutte le strade vecchie e sanno improvvisare quelle nuove, sanno estrarre il massimo vantaggio, eccitazione, umorismo, libertà, competizione da qualsiasi situazione.

In ordine decrescente amo stare con bambini, cani, anziani, adolescenti, ma in assoluto ciò che cerco, che mi piace e mi diverte è la donna di quell’età, disinibita, cinica, sarcastica, scanzonata, scaltra e scabra.

Odio stare con le ex-belle. Odio stare con le finte colte. Odio stare con le giovaniliste. Odio stare con le palancaie. Odio stare con le ipersessuate. Odio stare con le depresse, le pavide e le ‘ruoliste’: mogli di qualcuno, le mamme, le profe, le avvocate, le psichiatre ecc... perché sarei sempre nell’anticamera della vita, tutto è fronzolante, ma anche spento e deserto. Vuote, cucchiai da minestra che manipoli come vuoi. Avrete notato che tutte le pubblicità degli orologi segnano le dieci e dieci, perché è la posizione più ottimista delle lancette e forma la ‘V’ di vittoria? Queste carampane segnano, invece, sempre le otto e venti e se sono gravi e grevi anche le sette e venticinque.

Non voglio spiegare tutto altrimenti a che ora esci da questo post?, ma queste signore vorrei presentarvele: quelle commestibili, vellutate dalla vita, piene di fermezza, profumate, salaci, con sguardo d’anguilla, decise, con la morbidezza delle banconote... Le sento abitate, ecco.

Non sono quelle di uomini che hanno l’abitudine di finire la ciotola, come i cani, sempre a provarci a mani e piedi giunti, ma neanche quelle che guariscono dal singhiozzo, né di primo pelo né di ultimo pelo. Sono solo in piena vita.

Gli uomini non trovano attrazione fisica per loro, in genere, e queste donne trovano gli uomini troppo stupidi, sanno che la posa più altamente suggestiva che un uomo può sognare è quella di far mettere un piede su una sedia alla loro tipa, facendole fare segni di diniego col sedere.

Per finire, narro un episodio della mia vita, per farvi capire come reagisce una persona vispa e sveglia agli imprevisti. Appena arrivata ad un corso di spiritualità su Osho con la mia valigina da week end piena di libri del buon guru, nessuno mi ha accolto. Vagavo per le stanze, per sbaglio in una ho trovato cinque persone nude, avvinghiate e ammucchiate, quando finiva una ne iniziava un’altra. Volevo chiudere in fretta la porta, ma ne ero anche affascinata: se tutta la gente del mondo facesse questa besciamella, questo tagadà, pensavo, sono sicura, fratelli, che non ci sarebbero più guerre. Erano tre donne e due uomini, che grugnivano come orsi bruni incapaci di svitare, poverini, il coperchio della marmellata.

Ecco prendete qualcun altro, li avrebbe visti con severità.

Io invece, ancora adesso, li vedo come valorosi occupanti del bravo vecchio pianeta triste e spossato, altruisti integrali, integralisti del piacere. Se a loro piaceva...

“Scusi, qual è il primo della cordata? L’hometrainer?”, sembrava un gran bruco ondulatorio. L’unico che si distingueva era messo a cavalcioni con un brio di cavallerizzo, mi ha guardato arrivare con l’amabilità di un salumiere ben disposto nei confronti della clientela, cosa sempre più rara ai giorni nostri.

Beh, signori, cosa avrei dovuto fare? Cosa avreste fatto voi? Avreste avuto uno sguardo che panica?

Io non giudico: aspettavo la fine e poi avrei salutato con un inchino d’addio gli edonisti.

Seduta fuori mi sono letta quattro volte il Corriere della Sera per la fine del conclave. Poi con il sorriso un po’ imbarazzato e un po’ contento i post-coitosi sono apparsi, bevevano in un solo sorso stile russi in esilio da una bottiglia di whisky incappucciato da un bicchiere di carta messo alla rovescia.

Ero lontana, era tardi, notte e avevo fame. Ho preso l’iniziativa di fare l’unica cosa che c’era, patate, le ho fatte fritte per tutti per togliere le sbronze che li faceva deragliare, confusionavano da matti nella soffitta. Patate innaffiate da acqua minerale aperta con il mio coltello svizzero multilame. Tra l’altro, io le so fare come nessun’altra! Ti dirò il mio segreto: immergo le patate nell’olio bollente solo un primo colpetto. Due secondi, non di più, poi le asciugo su un pezzo di tela, (dovete avere in casa due canovacci al termine della loro carriera che servono soltanto a questo) Fatto ciò, rimettete le patate nell’olio finché non sono dorate. Dite alla vostra megera di provare. Capirai finalmente quanto sia utile venire in questo blog, non è tempo sprecato, leggermi è un solido investimento. Se la mia azienda dovesse andare in malora aprirei subito una baracca di patate fritte in un quartiere di studenti e in quattro e quattr’otto umilierei i Mac donald’s!

Il Monsignore ha una volta inghiottito quattrocento grammi delle mie patate fritte bollenti che lo hanno fatto piangere. Si auto-ordinava: deglutazione! E sembrava di sentire cadere una grossa busta di campioni nella cassetta delle lettere riservata alla pubblicità.
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Una volta finito aveva le spalle a cerchio di botte incurvate sul piatto e il bianco dell’occhio che gli pesava sulla palpebra inferiore, crautava (scusate) come una giornata del 15/18 in una trincea.

Per salvare la sua reputazione con gli altri ospiti facevo dei segni smarriti come quelli che si fanno al capezzale dei grandi ammalati.

Vabbè, quando mi tireranno la chiusura lampo, avrò l’imbarazzo della scelta sulle cose da dirvi dalla lapide. Non voglio nessuna targa d’ottone, tipo: grande scrittrice e ridotta a vita libera.

Voglio un pulsante di campanello elettrico che suoni a schiacciarlo, anche se non apparirà nessuno. “Non c’è nessuno?”, mi par di sentirvi, compiti come siete, allevati da donne con sani principi, catechismo, comunione, vestito della domenica, grande pulizia due volte alla settimana, letture sorvegliate e tutto il resto.

Silenzio. No, se state bene attenti non sarà silenzio. Tiriamo sempre su parole con una tale pigrizia che non si è più precisi! Non ci sarà silenzio, ma solo nessuno che risponde. Che non è la stessa cosa, giusto camerati? Si sentirà rumore. Rumori provocati da esseri vivi e vedrai che ci sarà uno spettacolo due punti: inaspettato, confusionante e interessante, più tutto quello che vuoi e che potrai aggiungere col pennarello in margine al monitor.

La vita, se stai attento, mette in scena per te uno spettacolo senza repliche, pirla, ho detto una volta a uno che non ne azzeccava una, uno che non mi darà ragione su questo post e che scrive che il lago è come un manto e come una nanà nanera d’argento che si cosa al sole. Ma si può, bontà di vino? Puà! Uno, cioè, che si contorce pensando che il dolore sia la vita, lo dice a me:
la mia ha sempre un profumo di vacanza.

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